Il decreto del ministero dello Sviluppo economico
presenta “alcuni profili di criticità che dovrebbero trovare soluzione prima
della sua definitiva approvazione”. Tanto che “manca la definizione di
apparecchio tv”. Lo scrive il Consiglio di Stato bocciando così il regolamento
per il pagamento del canone Rai in bolletta da luglio.
Coup de théâtre per la saga infinita del canone Rai. A
meno di 15 giorni dalla scadenza
per dichiarare di non possedere il televisore e, dunque, evitare di pagare un’imposta non dovuta,
non solo ancoranon c’è ancora chiarezza su come compilare l’autocertificazione,
ma ora
arriva addirittura una bocciatura da parte del Consiglio di Stato che per legge deve dare un parere
su questo atto prima che venga promulgato. Il decreto del ministero dello
Sviluppo Economico che ha introdotto il canone in
bolletta da luglio è, infatti, da riscrivere, perché – si legge nell’atto che ha pubblicato – “non offre una definizione di cosa debba intendersi per apparecchio televisivo“, “non c’è nessun riferimento allo scambio dati tra vari enti coinvolti necessario per l’addebito in bolletta” e il testo “non è di facile comprensione”. Parole, queste del Tar, che pesano come un macigno. Avendo sospeso il proprio parere sul decreto ministeriale, di fatto lo ha restituito al mittente indicandogli anche le modifiche da apportare. In buona sostanza, i giudici accusano il ministero dinon aver fornito adeguate informazioni e che gli elementi fin qui emersi sono poco chiari, scritti con un linguaggio troppo complesso e di difficile comprensione per l’utente, vale a dire tutti gli italiani che a luglio si ritroveranno in bolletta il canone senza aver ancora chiaro come pagarlo nel caso in cui in casa ci siano più televisori o si possegga una tv che riceve i programmi in modo diretto “oppure attraverso il decoder”.
Dubbi
che sarebbero dovuti essere risolti proprio dal decreto ministeriale – la cui
pubblicazione era attesa il 15 febbraio – e che ora, invece, si scopre che ancora
non avranno ancora una risposta almeno nell’immediato. Come, ad esempio,
l’interrogativo sul pagamento o meno del canone da parte dell’utente che
ha uno “smartphone o un tablet” che riesce a intercettare il segnale
televisivo. Ed ancora. Il Consiglio di Stato osserva che la riscossione
del nuovo canone pone un problema di privacy, vista l’elevata mole di dati che
si scambieranno gli “enti coinvolti (Anagrafe tributaria, Autorità per
l’energia elettrica, Acquirente unico, ministero dell’Interno, Comuni e società
private)”. Eppure il decreto ministeriale non prevede nessuna “disposizione
regolamentare” che assicuri il rispetto delle normativa sulla riservatezza.
Quanto all’autocertificazione da inviare all’Agenzia delle Entrate per chiedere
l’esenzione del canone nel caso in cui non si abbia la tv a casa, il decreto –
secondo i giudici – non prevede l’istituzione di una campagna informativa
capillare per spiegare le modalità di questa procedura. Tant’è che, visto il
poco tempo messo a disposizione per gli utenti coinvolti (dal 4
aprile al 30 aprile se si invia per raccomandata o fino al 30 maggio rivolgendosi
a un Caf), già i
giorni scorsi il sottosegretario allo Sviluppo Economico, Antonello
Giacomelli, aveva annunciato che era agli atti uno slittamento della scadenza.
Infine, il Consiglio di Stato ha sottolineato che il ministero dell’Economia
non ha addirittura dato un formale via libera al decreto del ministero dello
Sviluppo economico, limitandosi a una “presa d’atto” che, senza “concerto”,
rischierebbe di mettere in dubbio la stessa correttezza formale della
decisione. Immediate le repliche delle associazioni dei consumatori alla
decisione del Tar. Secondo l’Unione Nazionale Consumatori i giudici di
Palazzo Spada oggi hanno “confermato pienamente i tanti dubbi espressi negli
ultimi mesi sulla legittimità del canone Rai in bolletta la cui scadenza
della prima rata va ora rinviata al mese di ottobre”. Per Adusbef e
Federconsumatori “è stata bocciato un’idea balzana partorita da un governo
apprendista stregone che vuole continuare a stangare i cittadini per
mancanza di un qualsiasi richiamo ad una definizione di cosa debba intendersi
per apparecchio televisivo”. Va giù durissimo anche il Codacons
secondo cui “l’unica cosa certa in mezzo ai tanti dubbi e alla totale mancanza
di informazioni per i cittadini, è che sul canone Rai in bolletta regna il caos
più totale. Motivo per cui il governo farebbe bene a rinunciare del tutto al
provvedimento”. “Quella del Consiglio di Stato non è affatto una bocciatura, ma
un utile suggerimento di integrazioni e chiarimenti peraltro assolutamente
nella prassi dei pareri del Consiglio stesso”. Così tuona, invece, Giacomelli
che – a nome del governo – rispedisce al mittente le accuse e spiega che “già
in aula alla Camera il 6 aprile scorso avevo annunciato l’intenzione del
governo di procedere a una più esplicita e meno tecnica definizione di
apparecchio televisivo, a una capillare campagna di comunicazione e a una
proroga al 15 maggio dei termini per la comunicazione all’Agenzia delle Entrate
delle dichiarazioni di esenzione. Quanto al ‘mancato concerto’ del ministero
dell’Economia, si tratta solo della segnalazione che per il Mef ha firmato il
capo dell’ufficio legislativo e non il capo di gabinetto. Anche sulla privacy,
questione delicata e importante, il testo – conclude – è all’attenzione del
Garante”. Il Fatto Quotidianobolletta da luglio è, infatti, da riscrivere, perché – si legge nell’atto che ha pubblicato – “non offre una definizione di cosa debba intendersi per apparecchio televisivo“, “non c’è nessun riferimento allo scambio dati tra vari enti coinvolti necessario per l’addebito in bolletta” e il testo “non è di facile comprensione”. Parole, queste del Tar, che pesano come un macigno. Avendo sospeso il proprio parere sul decreto ministeriale, di fatto lo ha restituito al mittente indicandogli anche le modifiche da apportare. In buona sostanza, i giudici accusano il ministero dinon aver fornito adeguate informazioni e che gli elementi fin qui emersi sono poco chiari, scritti con un linguaggio troppo complesso e di difficile comprensione per l’utente, vale a dire tutti gli italiani che a luglio si ritroveranno in bolletta il canone senza aver ancora chiaro come pagarlo nel caso in cui in casa ci siano più televisori o si possegga una tv che riceve i programmi in modo diretto “oppure attraverso il decoder”.
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