Un piano da 5,4 miliardi per il
rinnovo della flotta portato in Parlamento dal ministro Pinotti e
dall'ammiraglio De Giorgi (recentemente accusato di spese pazze da un dossier
anonimo). Ma con caratteristiche e costi reali che sono stati svelati
successivamente da "tecnici" esterni. Così il mezzo anfibio descritto
come un appoggio al soccorso dei migranti (844 milioni) si rivela una nave da
guerra per gli F35 (1,1 miliardi). E così via
di Enrico
Piovesana | 14 aprile 2016
La “nave anfibia umanitaria” si
trasforma in una portaerei. I “pattugliatori” – sempre “umanitari”, s’intende –
diventano fregate/cacciatorpedinieri lanciamissili. E così via. Più che le
presunte
spese pazze dell’ammiraglio De Giorgi – cabine di lusso, festini, ragazze e
cavalli bianchi, secondo un dossier anonimo al vaglio della magistratura – il
capo di stato maggiore della Marina, e insieme a lui la ministra della Difesa
Roberta Pinotti, dovrebbero rendere conto della scarsa
trasparenza usata nell’inverno 2014/2015 per strappare al Parlamento il via
libera al finanziamento del rinnovo della flotta navale da guerra. Ai
parlamentari chiamati ad approvare il gigantesco stanziamento da 5,4
miliardi di euro nell’inverno 2014/2015, emerge dai documenti, Marina e
Difesa fornirono all’epoca informazioni parziali o distorte sulla vera natura e
la vera dimensione del programma. Si parlò di unità navali economiche e “a
doppio uso”, con impieghi di soccorso umanitario e protezione civile,
sottacendo dati e caratteristiche tecniche che avrebbero svelato le reali
intenzioni dei militari e preventivando costi inferiori a quelli dei
contratti stipulati dopo l’ok del Parlamento. I documenti ufficiali presentati
all’epoca dal governo (si veda il decreto
governativo e il relativo dossier
parlamentare) parlavano, tra l’altro, di una “unità anfibia multiruolo
(Lhd) per il concorso della Difesa ad attività di soccorso umanitario”
(“supporto alla Protezione Civile in operazioni di disaster relief o nel
concorso in operazioni di evacuazione e/o assistenza umanitaria/calamità
naturali e ricerca/soccorso”) da 844 milioni e di sei “pattugliatori
polivalenti d’altura (Ppa) per la sorveglianza marittima tridimensionale”
(“controllo flussi migratori, soccorsi in mare, tutela ambientale”) dal
costo medio di 437 milioni.
Niente dati tecnici come lunghezza e dislocamento
delle unità, ma le informazioni ufficiose parlavano di 180/190 metri e 20mila
tonnellate per l’unità anfibia e di 120 metri e 4.500 tonnellate per i
pattugliatori. Pochi mesi dopo l’ok del Parlamento è iniziata a venire fuori la
verità. A luglio il contratto con Fincantieri e Finmeccanica ha
mostrato che il costo dell’unità anfibia era già lievitato a 1,1 miliardi. In
Parlamento si chiesero spiegazioni, ma il sottosegretario alla Difesa Gioacchino
Alfano non ne diede. Dopo l’estate, nel ristretto ambiente di esperti e
appassionati di difesa, iniziarono a trapelare disegni e dettagli tecnici quasi
definitivi. La nave anfibia umanitaria si era trasformata in una gigantesca
portaerei per F-35B da 245 metri e 33mila tonnellate con ponte di
volo da 230 metri e scorte di carburante aereo per 2mila litri. Altro che
“evoluzione delle navi San Giorgio, San Marco e San Giusto”
come era stato raccontato al Parlamento (unità da 133 metri e 8mila tonnellate)
o rimpiazzo della portaelicotteri Garibaldi (180 metri e 14mila
tonnellate): la nuova portaerei Trieste – questo il nome che circola –
sarà più grande dell’ammiraglia della flotta navale italiana, la portaerei Cavour
(244 metri, 27mila tonnellate, ponte da 220 metri e scorte di carburante aereo
da 1500 litri. Nella foto). Difficilmente il Parlamento avrebbe
autorizzato l’acquisto di una seconda portaerei, visto che la prima entrata in
servizio nel 2009 (costo iniziale 1,1 miliardi, poi lievitati a 1,5),
non è stata quasi mai utilizzata per mancanza di fondi (una settimana di
navigazione costa un milione e mezzo di euro). Si disse che era stata
impiegata durante la guerra in Libia del 2011, ma non era vero. E’ stata usata
per due tour promozionali in America Latina (2010) e Medio
Oriente e Africa (2013/2014) allestita come fiera galleggiante di armi “made in
Italy” (tutto spesato dalle aziende belliche) e solo nel 2015 ha
partecipato per alcuni mesi all’operazione Eunavfor Med. Nel frattempo, le
informazioni filtrate dall’ambiente cantieristico-militare hanno rivelato che
anche gli innocui pattugliatori umanitari sono cresciuti di numero (da 6
a 7) e dimensioni (da 120 a 143 metri di lunghezza, da 4.500 a 6.200 tonnellate
di dislocamento) fino a trasformarsi in fregate/cacciatorpediniere
lanciamissili da prima linea quasi sovrapponibili alle dieci nuove fregate
Fremm (144 metri per 6.900 tonnellate), anche per il prezzo, salito da
437 a 560 milioni (come si deduce dai comunicati stampa di Fincantieri di
maggio, luglio e novembre 2015). Insomma, degne eredi dei due
cacciatorpediniere lanciamissili Durand de la Penne (140m e 5.400t) ma
certamente sovradimensionate per rimpiazzare i quattro pattugliatori Cassiopea
(81m e 1500t) e le quattro corvette Minerva (87m e 1285t). In conclusione,
sfruttando le maglie larghe del sistema di controllo parlamentare sulle spese
militari, l’ammiraglio De Giorgi è riuscito a mettere in cantiere
un’invincibile armata da 2 portaerei e 17 fregate/cacciatorpediniere.
Ed era già pronto a chiedere una seconda legge navale da 5 miliardi per
arrivare a 3 portaerei, 26 fregate/cacciatorpediniere e 8 sommergibili:
“L’Italia non può rimanere con soli quattro sommergibili”, aveva sentenziato.
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