L'assemblea nazionale di
Torino in vista del Vertice europeo dell'11 Luglio è stata molto
partecipata da diverse realtà del movimento, con numerosi
interventi. C'erano i movimenti di lotta più significativi che ci
sono oggi nel paese, con la presenza anche di realtà internazionali.
Questo fa ben sperare per la manifestazione nazionale, anzi
trasnazionale, che accoglierà il Vertice.
I capi di Stato
dell'Europa imperialista cercano in questo Vertice di tracciare una
linea comune per rispondere alla dimensione della disoccupazione, che
colpisce gran parte della gioventù. Il risultato delle elezioni
europee con il forte astensionismo non può che preoccupare
ulteriormente i governi dei padroni e della grande finanza. Si
accumula in Europa un potenziale di ribellione e di rivolta che già
ha avuto i suoi focolai e punte in diversi paesi, dalla Grecia alla
Spagna, all'Italia.
Sotto certi aspetti, sia
pure solo su scala europea, questo è il Vertice che più somiglia al
G8 di Genova – era luglio anche nel 2001 – e quindi si può
caricare dei significati antagonisti che quel Vertice ha avuto.
Sicuramente a questo si
prepara lo Stato di polizia, moderno fascista, rappresentato oggi da
Renzi, all'esordio in una scadenza così grande; le avvisaglie di
Roma 12 aprile fanno già intendere che in quella direzione si vuole
andare, così come i provvedimenti decisi, annunciati nei giorni
successivi al 12 aprile e l'ultima ondata di arresti da Torino,
compreso il modo con cui vogliono attrezzare le forze della
repressione.
Ci si aspettava quindi che
l'assemblea nazionale del 31 maggi di questo parlasse esplicitamente
e indicasse chiaramente a tutto il movimento come prepararsi per
affermare le proprie istanze e rivendicazioni. Eppure proprio
l'elemento dell'organizzazione di massa dell'assedio allo Stato e
sopratutto della resistenza all'attacco delle forze repressive –
quest'ultimo è stato uno dei lati meno riusciti della manifestazione
del 12 aprile – meritavano di essere discussi
All'assemblea tutti hanno
sciorinato le sacrosante rivendicazioni a cui tutti i movimenti sono
impegnati e le pre-scadenze – convegni, manifestazioni, giornate –
che le preparano nella varie città e territori.
Questo piano risulta
essere ancora carente nell'elemento cardine di come si uniscano
queste rivendicazioni in un progetto comune e di come questo progetto
riesca a contrapporsi ai piani dei governi imperialisti, già noti,
tracciati e operanti e come contrasta gli apparati repressivi con i
quali si vuole stroncare i movimenti di massa.
Senza questi due elementi,
saremo in tanti e combattivi, ma ciononostante divisi e non in grado
di far pesare la dimensione e la forza della manifestazione e gli
interessi che essa rappresenta.
Noi auspichiamo che il
mese che ci separa all'11 aprile serva anche a discutere
correttamente e ad andare avanti su questo.
Sicuramente rispetto al 12
aprile, l'elemento positivo è la volontà esplicita di costruire una
consistente partecipazione dei lavoratori, attraverso la giusta
decisione di promuovere per quella giornata uno sciopero generale;
purchè questo non diventi la maniera con cui la 'destra' del
movimento voglia in qualche misura contenere nei limiti di una
manifestazione tradizionale la giornata dell'11.
Questo sarebbe non solo
una posizione opportunista che toglierebbe ai lavoratori un ruolo
d'avanguardia ma anche un'illusione, già presente in parti
significative del movimento sindacale di base, di poter cambiare le
politiche dei governi, con giuste rivendicazioni sindacali generali
non compresi e non inseriti nella dimensione politica dello scontro
con la dittatura aperta del grande capitale e della finanza, dello
Stato di polizia, della cancellazione dei diritti democratici, delle
libertà sindacali, che usa anche l'elemento di occuparsi di reddito
e di lavoro in chiave populista e neocorporativa.
Importante
nell'appuntamento di Torino, come si può rilevare anche negli
interventi all'assemblea, è la presenza che ci potrà essere, oltre
che il movimento No Tav che si trova a “casa sua”, dei proletari
classisti, combattivi, autorganizzati della logistica che da Milano,
Torino, Bergamo, Bologna.. sono in lotta e faranno parte di questa
scadenza.
Le realtà del Sud, già
pressochè assenti all'assemblea nazionale, avranno problemi per
realizzare una partecipazione di massa alla manifestazione di Torino,
e anche questo livello di discussione è stato assente all'assemblea.
Ma, naturalmente, anche se i numeri non potranno essere rilevanti è
bene che i compagni e le realtà di lotta del Sud scelgano la via
della presenza dei rappresentanti del movimento reale e non delle
semplici appartenenze di aree, e che questa rappresentanze portino a
Torino tutto il carico di quello che all'epoca di Genova era chiamato
“il Sud ribelle”.
La questione aggiuntiva
in questo Vertice, che somiglia a quello del 2001, è il ruolo di
punta che vuol giocare il governo italiano per riaccreditarsi come
nell'Europa imperialista. Renzi appare ben deciso a giocare questo
ruolo, forte del successo elettorale; e non è tanto il ruolo di
proposte che si muoveranno comunque all'interno di una versione
'radicale' dei programmi della troika – il Jobs act è già un
esempio di questo, quanto rappresentarsi come 'governo forte' capace
di far crescere il consenso intorno al Vertice e ridurre a minoranze
e schiacciare le opposizioni e di spingere tutta l'Europa verso
l'assorbimento della destra reazionaria.
E' bene che invece il
movimento non dia peso ai progetti opportunisti ed autoreferenziali
del cosiddetto “controsemestre europeo” che al solito vuol essere
l'ala che mette il 'cappello politico' al movimento per ricondurlo
nell'alveo di un'area politica di sinistra, attualmente fuori dai
giochi parlamentari ed elettorali, ma vogliosa di ritornarci.
Quest'ala vuole ridimensionare il combattimento aperto e la
costruzione nel combattimento di massa per l'alternativa politica,
quest'ala è emersa già nelle critiche liquidazioniste il 12 aprile.
I comunisti autentici, le
forze antagoniste hanno un altro ruolo da giocare, e Torino ne è una
delle tappe di un percorso ancora parecchio lungo.
proletari comunisti - PCm Italia
4 giugno 2014
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