Non
è vero che i risultati elettorali non si potevano prevedere, come
dicono alcuni “euroconfusi” nel nostro campo; non è vero che la
vittoria di Renzi non era già delineata nella sua storia concreta -
già da noi analizzata; non è vero che le masse sono state comprate
ad 80 euro, anche se questi soldi hanno contribuito non nell'azione
economica ma nell'immagine di Renzi. E' vero, invece, che nel
movimento operaio e di massa e nelle sue avanguardie, è mancata e
manca una lotta politica e ideologica che certo chi si limita a
documentare le lotte o ad esaltarle così come sono sicuramente non
fa.
Non
è vero che il trionfo dell'estrema destra in alcuni paesi non fosse
ampiamente prevedibile come unico risultato concreto e pericoloso
delle elezioni europee; è vero, invece, che è mancato un contrasto
sia alla demagogia di Renzi, sia alle forze fasciste, che in Italia
sono state rappresentate essenzialmente da Grillo nella contesa
elettorale, ancor più che dalla Lega che pure ne ha tratto
giovamento; contrasto che si incarnava e si incarna non solo nelle
lotte, ma nel boicottaggio attivo delle elezioni e nel contrasto
aperto anche di piazza al moderno fascismo.
Chi
oggi si lamenta o si stupisce dei risultati elettorali, quali azioni,
quali volantini, quale campagna ha fatto per orientare correttamente
le masse? Nella maggior parte dei casi ha taciuto, è stato a
guardare, non contribuendo neanche all'ampia esistenza di una massa
in crescita dei 'non votanti', principale forma nelle elezioni
europee della ribellione al sistema elettoral/parlamentare. Gli
“euroconfusi” in campagna elettorale si sono trasformati in “euro
opportunisti”.
Per
non dire quale grande disorientamento comporta anche nelle
avanguardie la sciagurata politica dell'antieuro e dell'antiEuorpa,
che, oltre ad essere obiettivamente frutto di un'analisi sbagliata di
come combattere l'Europa imperialista, ha lasciato campo libero ai
veri beneficiari di questa politica, la destra imperialista e
l'estrema destra fascista e nazista.
SUI
DATI
Nelle
elezioni i dati non sono tutto ma i comunisti hanno sempre necessità
di provare ad analizzarli per cogliere anche in essi elementi e
particolari necessari alla valutazione e soprattutto alla lotta di
classe.
Innanzitutto,
i comunisti analizzano il loro “voto” e ciò che si muove nel
loro campo. Cosa che non fanno gli opportunisti, anche quando non si
presentano alle elezioni e anche quando, per ragioni di orientamento
economicista, ad esse danno scarso rilievo, salvo lamentarsi dopo.
Per questo, il nostro primo problema è il 'non voto'.
L'Agenzia
SBMB ha analizzato l'astensionismo. Non ci mettiamo la 'mano sul
fuoco' ma qualche indicazione la dà. L'astensionismo è cresciuto
dell'8%, portando i non votanti a 23.595.650, una percentuale del
48%, la più alta mai raggiunta in un'elezione generale.
Questa
indagine, poi, sia pure a campione, individua gli strati sociali
dell'astensionismo, e mostra che sono gli operai la prima forza
dell'astensionismo. Azzardando percentuali: 51,25% (pari a
11.992.272) operai e nuclei familiari operai,12,04% (pari a
2.843.207) operai disoccupati, 16,11% (pari a 3.978.867) operai in
pensione – che portano il totale dell'astensionismo operaio a
79,40% (pari a 18.814.346).
Il
20,60% (pari a 4.881.304) è dato invece da fasce di piccola
borghesia e dai suoi nuclei familiari impoveriti o rovinati dalla
crisi, artigiani, padroncini, piccoli contadini, e altre figure
simili.
L'astensionismo
al 48% è il doppio del voto reale raggiunto da Renzi che, calcolato
sul numero complessivo del corpo elettorale, ottiene in realtà il
22,1%.
L'astensionismo
al Sud supera quasi dovunque il 50%: siamo a circa 51% in Basilicata,
55% Calabria, 57,5% Sicilia, 58% Sardegna, circa il 50% in Campania e
in Puglia.
L'astensionismo
sarebbe stato molto più alto in alcune Regioni se non ci fossero
state in contemporanea elezioni regionali e comunali. Vale a dire,
alle elezioni europee, dove il voto era fino in fondo politico,
l'astensionismo è più alto.
Le
cifre dell'astensionismo negli altri paesi europei sono molto alte ma
lo erano già prima, quello che conta è che in Italia è cresciuto
del 26,9%, nettamente più alto della crescita media in altri paesi.
A livello europeo, su più di 400 milioni chiamati alle urne nei 28
Stati membri, 240 milioni, pari al 57% le hanno disertate: Slovacchia
87%, Repubblica Ceca 80,5%, Slovenia 79%, Gran Bretagna 64%, Olanda
63%, Francia 56,5%, Germania 52,1%.
Il
voto a Renzi è drogato. Nasce dalla riuscita dell'operazione Renzi,
non nel conquistare il voto popolare, come dicono sbagliando gli
euroconfusi, ma nel mangiarsi gli altri partiti alleati: Scelta
civica, Italia dei Valori, ecc., e in parte recuperando voti da
Berlusconi e da Grillo. Secondo Sky Tv Tg24, il PD avrebbe assorbito
1.270mila voti da Scelta civica, 450mila voti dal Pdl, 750mila voti
dal M5S.
Secondo
gli osservatori, Renzi non ha recuperato un solo nuovo voto a
sinistra e non ha intaccato quasi per niente l'astensionismo operaio
e proletario – che invece è cresciuto notevolmente – altro che
'popolo conquistato dalle 80 euro'. Il PD ha fatto il pieno della
destra di governo e di non governo. Forza Italia ha perso oltre
2milioni di voti, il cui elettorato corrisponde oggi a 9,1%
dell'elettorato totale.
Dal
sondaggio SVG: “Il Pd attualmente è diventato il primo partito tra
gli imprenditori... Oltre agli imprenditori, l'altra categoria
strategica del PD sono gli artigiani”. Il maggior numero di
artigiani che l'hanno votato sono quelli del nord est, oltre 900mila
voti nella vandea veneta (ex leghista)”.
Spiega
Tonini, senatore del PD: “Renzi ha ribaltato. L'avversario non sono
più gli evasori del nord, come aveva detto il Ministro Visco, ma lo
Stato da cambiare e alleggerire (Renzi raccoglie il voto degli
evasori – ndr)”. Renzi sfonda in zone dove la sinistra era sempre
stata minoritaria, facendo il pieno dei voti della Lega e di Forza
Italia, compreso quelli provvisoriamente transitati da Grillo.
Non
è vero che la Lega nord è cresciuta, anche se l'operazione
'Salvini' e l'azione da estrema destra lepenista sono servite a non
farla sparire. La Lega nord ha raccolto rispetto alle europee del
2009, 1.688mila voti, la metà di quelli raccolti appunto nel 2009
che erano oltre 3milioni di voti.
Grillo
in soli 15 mesi ha perso 2.884.044 voti, e di questi parte rilevante
è andata all'astensionismo, secondo alcuni calcoli circa 2milioni.
Grillo aveva raccolto nella precedente elezioni il 30% del voto dei
giovanissimi, ora ha perso oltre il 5% tra i giovani. Il dato più
importante che si osserva sul fronte grillino è la delusione,
2,7milioni di italiani che l'anno scorso gli hanno dato fiducia
quest'anno sono rimasti a casa. Grillo ha perso essenzialmente non
per i suoi toni urlati che in realtà sono stati imitati, ma per
l'incapacità di dare risposte alle esigenze di proletari e masse che
l'avevano votato e per l'emergere chiaro e netto che la natura della
sua politica e dei suoi metodi è dittatoriale, razzista, antioperaia
travestita da antisindacale, antipopolare in genere.
Il
Nuovo Centro Destra è un miracolato, questo sì, dall'astensione,
dato che si è elevata la percentuale tra i votanti permettendo di
superare la soglia di sbarramento. Ma i voti sono stati pochi, basti
pensare che l'Udc da sola nel 2009 – ora invece fa parte della
coalizione del NCD – aveva preso 800mila voti in più.
Altra
miracolata dall'astensionismo è la lista Tsipras, ma anch'essa ha
preso pochi voti, nonostante avesse raccolto esponenti borghesi,
pezzi della Repubblica, del Fatto quotidiano, socialdemocratici, il
grottesco ex “disobbediente” Casarini, e coloro che non mancano
mai, falsi comunisti, troskisti, e ha contando su Il Manifesto quasi
come suo organo ufficiale; nel 2009 Prc, Pdci e Sel avevano raccolto
800mila voti in più. In termini assoluti la lista Tsipras ha
ottenuto meno della somma dei voti presi neanche un anno fa da Sel e
Ingroia messi insieme. Sicuramente Tsipras non ha recuperato nulla
sull'astensionismo operaio e popolare, anzi gran parte degli elettori
di sinistra di quest'area questa volta non hanno votato.
E'
inutile dire che l'astensionismo ha potuto contare su pochissime
forze attive che hanno portato tra le masse questa battaglia - tra
cui, nella forma del boicottaggio attivo, quella del nostro partito.
Il
nuovo parlamento europeo nella sostanza non conterà neanche questa
volta nulla, ma la crisi dell'Europa imperialista fa sì che l'Europa
stessa e i suoi governi abbiano bisogno di una foglia di fico e una
camera di compensazione che completi il ruolo della troika e aiuti a
trattare le contraddizioni interne e nello stesso tempo a far sfogare
in un recinto di parassiti le istanze anti euro e anti Europa che
brulicano nei paesi europei.
Uno
strumento nuovo, aggiuntivo dell'Europa imperialista ma molto vecchio
perchè somiglia ai vecchi parlamenti dell'epoca d'oro della legge
proporzionale e di un'Europa non in crisi. In questo nuovo parlamento
non è cambiato granchè; dei 776 seggi i popolari ne avevano 274 ora
ne hanno 213, targhettati Merkel ed esprimenti la presidenza,
probabile Junker, sono in questo momento forza di maggioranza, ma
nella sostanza di minoranza rispetto al panorama maggiormente venato
di critiche e di euroscetticismo.
I
socialisti sono passati da 190 a 196, il loro peso relativo è
cresciuto, la direzione è schiacciantemente socialdemocrazia
tedesca, la prospettiva è l'intesa condizionante con i popolari.
La
sinistra radicale, ringiovanita da Syriza, è passata da 35 a 42.
Tutto
il resto è un mare dove destra e sinistra non esistono più, sono
tutti euroscettici a parole, a caccia poi in sostanza di inclusione
nelle larghe intese della maggioranza parlamentare, liberali (passati
da 83 a 64), verdi (passati da 57 a 53), conservatori antifederalisti
(passati da 57 a 46). Questi più o meno dovrebbero sostenere la
maggioranza.
E'
cresciuta notevolmente l'opposizione di destra tra gruppi
euroscettici indipendenti. Queste forze piene di fascisti, nazisti,
xenofobi, razzisti, hanno attualmente la loro base oggettiva in
Francia con agganci significativi in Inghilterra, Italia, e di simile
orientamento è anche la maggioranza dell'Est Europa. Il pericolo di
questa presenza è la legittimazione parlamentare e istituzionale,
non tanto dei sentimenti reazionari che dentro la crisi c'erano e ci
saranno, quanto della militanza paramilitare organizzata che vuole
sporcare i paesi europei di nero e di sangue.
In
questo senso l'europarlamento può diventare un centro politico
organizzato della reazione.
Serve
quindi un fronte antifascista e antimperialista europeo come
movimento ma anche come rappresentanza alternativa fuori dal
parlamento.
Nessun commento:
Posta un commento