Dopo Squinzi, presidente della Confindustria, è stato il turno di Ignazio Visco, presidente della Banca d'Italia: con le loro relazioni hanno fatto il punto sullo stato economico e sociale del paese.
Abbiamo già analizzato su questo blog le prese di posizione di Squinzi e del ministro dello Sviluppo economico Guidi, adesso completiamo il quadro seguendo e commentando ciò che ha detto Visco attraverso l'articolo riportato dal Sole 24 Ore del 31 maggio, che titola, per darsi ancora una volta coraggio, «Lavoro e riforme per crescere».
Visco invece mette subito le mani avanti e dice che “L'uscita dalla recessione è travagliata, e la ripresa in in Italia è «fragile e incerta», «il lascito della recessione è pesante» e «la via della ripresa, non solo economica, non sarà né breve né facile».
Ma anche lui prova a darsi coraggio dicendo che «non
mancano, anche da noi, segnali positivi» che sarebbero “i maggiori
afflussi di capitale e un miglior clima per la fiducia dei
consumatori e ordinativi delle imprese”.
I “maggiori afflussi di capitale”, e cioè
l'acquisto dei grandi investitori finanziari mondiali dei titoli di
Stato e di azioni e obbligazioni di Borsa italiani, Visco sa bene che
come arrivano così se ne vanno, perché hanno l'obbiettivo di fare
profitti in breve o brevissimo tempo e quindi prima “volavano”
sui paesi “emergenti”, Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica
(Brics), oggi sono in Italia, e domani chissà, e quindi non sono per
niente garanzia di investimenti duraturi, per non parlare del “clima
di fiducia” dei “consumatori” e ordinativi delle imprese...
bella scienza quella che si fonda sul clima di fiducia! E gli
ordinativi, quando ci sono, in questo periodo servono a ricostituire
le scorte di magazzino, e cioè i padroni pur di far “girare”
l'economia e con la “fiducia” che possano ricominciare a vendere,
riempiono di nuovo i magazzini di merci, che vista la crisi da
sovrapproduzione non sanno se venderanno.
Continuando il suo discorso “ai signori
partecipanti” anche Visco si dice soddisfatto del governo Renzi e
puntualizza che “va messo a frutto quanto è stato intrapreso,
avanzando con decisione lungo la strada delle riforme, e promuovendo
la ricerca dell'efficienza, nei servizi pubblici come nell'attività
privata». Addirittura ci vuole “un intero set di riforme
strutturali” perché le «politiche di ampio respiro vanno inserite
in un quadro organico di interventi». Gli interventi più urgenti,
senti senti, sarebbero “la tutela della legalità e l'efficienza
della pubblica amministrazione” ed è costretto a spiegare perché:
«corruzione, criminalità, evasione fiscale, oltre a minare alla
radice la convivenza civile, distorcono il comportamento degli attori
economici e i prezzi di mercato, riducono l'efficacia dell'azione
pubblica, inaspriscono il livello della tassazione per coloro che
adempiono ai propri doveri» oltre ad abbassare il livello degli
investimenti produttivi e le occasioni di lavoro.”
Qui il vecchio volpone prova ad evitare ai “signori
partecipanti”, e cioè proprio a quelli che in genere ne sono gli
“attori”, l'accusa di corruzione, criminalità ed evasione
fiscale, trattando la questione in modo vago.
L'altro giochetto provato da Visco è quello di far
credere, come fanno tutti i politici, che si tratti di una questione
di “urgenza”, “allarme”, “emergenza”, mentre chi ha un
po' di memoria sa bene che è almeno dal Dopoguerra, da quando è
nata la Repubblica che i suoi tratti caratteristici sono corruzione,
criminalità, evasione fiscale e tanto altro.
Ma Visco, che sa che la realtà dei numeri è più
forte delle sue “Conclusioni”, è “consapevole” e deve
ammettere «che alla crescita della produttività, troppo a lungo
stagnante, deve accompagnarsi quella della domanda, quindi dei
redditi delle famiglie, da sostenere con nuove opportunità di
lavoro». “Bisogna dunque tornare a investire perché i necessari
aumenti di produttività e l'altrettanto necessaria crescita
dell'occupazione sono due aspetti conciliabili, se torna a salire la
domanda interna, cioè consumi e investimenti: «Servono
investimenti, privati e pubblici, nazionali ed europei» scandisce
Visco, che punta il dito anche sulla carenza di infrastrutture nel
paese.”
Tutto questo discorso è da un lato un rimprovero
verso i capitalisti italiani che per la “produttività”, e cioè
abbassare i costi delle merci per venderle meglio di altri sul
mercato, hanno puntato solo a sfruttare al massimo la forza lavoro e
non hanno speso soldi per l'ammodernamento delle aziende; un
rimprovero ai governi che non danno infrastrutture al Paese, e
dall'altro dice apertamente che le famiglie senza lavoro e quindi
senza soldi non possono spendere. E non bastano, ad invertire la
tendenza, né i prezzi troppo bassi delle merci, che addirittura ora
sarebbero dannosi: «Anche una dinamica troppo contenuta dei prezzi è
dannosa per la stabilità finanziaria...” né i famosi 80 euro che
«non diventeranno forza trainante di ripresa, senza un duraturo
aumento dell'occupazione».
Certo che i capitalisti sono davvero “geniali”,
prima cercano in tutti i modi di abbassare i prezzi delle merci e tra
questi la “merce” forza lavoro, per fare più profitti,
abbassandone il salario e quindi le entrate dei lavoratori e la loro
capacità di spesa, e poi dicono che però questi prezzi sono troppo
bassi e si dovrebbero aumentare e si dovrebbero creare posti di
lavoro... Visco sa, oppure non lo sa, che non esistono “politiche”
che possono fare miracoli per cambiare la natura del sistema
capitalistico...
Visco poi entra nei “problemi dell'economia
italiana...” e “ricorda che negli ultimi anni la produzione
industriale si è contratta di un quarto, che i consumi tra il terzo
trimestre del 2011 e il terzo del 2013 sono scesi del 3,2 per cento
(non era mai successo, nemmeno nella recessione degli anni '90 o in
quella del 2009, che i consumi si contraessero più del reddito).”
Qui si conferma la distruzione del 25% della capacità
produttiva, cioè si butta nell'immondizia un quarto delle fabbriche
del Paese! E vorremmo capire come faranno a “creare posti di
lavoro” distruggendo le fabbriche! Questo è uno dei motivi per cui
tutti i governi di questi ultimi anni e i loro difensori dovrebbero
essere sottoposti a giudizio popolare...
“Quanto alla salute della finanza pubblica, il
governatore ha ricordato ieri i buoni risultati ottenuti dall'Italia:
disavanzo al 3% del Pil sotto la media europea; il surplus primario
più elevato in Europa, insieme con la Germania.”
Il “surplus primario” di cui si vanta Visco,
ripetiamo anche in questa occasione, significa che lo Stato non è in
deficit, perché incassa più di quanto spende per le spese sociali e
se va in “deficit” è perché con i soldi prelevati dalle masse
popolari paga gli interessi sul debito pubblico che è nelle mani dei
grandi capitalisti, degli stessi politici e dei ricconi italiani ed
esteri in generale.
Ma, dice Visco, «la riduzione del rapporto tra
debito e Pil resta la sfida ineludibile per il nostro paese». Qui il
vecchio commis dello Stato, facendo finta di niente dice due cose che
non possono stare insieme. Se la “sfida ineludibile” (e Renzi
aggiungerebbe, “ce lo chiede l'Europa”) è quella di ridurre il
rapporto tra debito e Pil, e cioè fare meno prestiti per non pagare
più tutti questi interessi, dove li trova i soldi che servono per
questa operazione se non tagliando ancora le spese sociali e
aumentando le tasse? E infatti Visco si lascia sfuggire cose che a
Renzi non piace far sapere: la Tasi potrebbe aumentare del 60%...
Una cosa di sicuro prova a fare sempre il governo, e
Visco non può che essere d'accordo: aiutare i padroni, le “imprese”,
in particolare quelle piccole e medie dato che quelle grandi, a parte
la quantità di soldi a fondo perduto che incassano normalmente sotto
varie voci, hanno più possibilità di reperire soldi in Borsa. E
“Proprio per agevolare il finanziamento alle pmi nelle prossime
settimane Bankitalia varerà misure per migliorare la situazione
della liquidità delle banche: sarà infatti ampliata la gamma dei
prestiti utilizzabili a garanzia del rifinanziamento presso
l'eurosistema (ammettendo ... anche le linee di credito in conto
corrente).”
Riassumendo:
- L'uscita dalla crisi non c'è!
- Il governo deve fare le Riforme contro
- Corruzione, criminalità, evasione fiscale per
- Aiutare le aziende a rafforzarsi per competere
sul mercato mondiale e soprattutto per
- Mantenere gli “impegni” con l'Unione Europea
(nella sostanza eliminare il resto dei diritti conquistati con le
lotte e in particolare lo Statuto dei Lavoratori e il Contratto
nazionale di lavoro)...
Nessun commento:
Posta un commento