martedì 3 giugno 2014

pc 3 giugno - La festa della Repubblica della corruzione, criminalità, evasione fiscale... nelle Conclusioni del presidente di Bankitalia Visco

Dopo Squinzi, presidente della Confindustria, è stato il turno di Ignazio Visco, presidente della Banca d'Italia: con le loro relazioni hanno fatto il punto sullo stato economico e sociale del paese.

Abbiamo già analizzato su questo blog le prese di posizione di Squinzi e del ministro dello Sviluppo economico Guidi, adesso completiamo il quadro seguendo e commentando ciò che ha detto Visco attraverso l'articolo riportato dal Sole 24 Ore del 31 maggio, che titola, per darsi ancora una volta coraggio, «Lavoro e riforme per crescere».

Visco invece mette subito le mani avanti e dice che “L'uscita dalla recessione è travagliata, e la ripresa in in Italia è «fragile e incerta», «il lascito della recessione è pesante» e «la via della ripresa, non solo economica, non sarà né breve né facile».

Ma anche lui prova a darsi coraggio dicendo che «non mancano, anche da noi, segnali positivi» che sarebbero “i maggiori afflussi di capitale e un miglior clima per la fiducia dei consumatori e ordinativi delle imprese”.
I “maggiori afflussi di capitale”, e cioè l'acquisto dei grandi investitori finanziari mondiali dei titoli di Stato e di azioni e obbligazioni di Borsa italiani, Visco sa bene che come arrivano così se ne vanno, perché hanno l'obbiettivo di fare profitti in breve o brevissimo tempo e quindi prima “volavano” sui paesi “emergenti”, Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica (Brics), oggi sono in Italia, e domani chissà, e quindi non sono per niente garanzia di investimenti duraturi, per non parlare del “clima di fiducia” dei “consumatori” e ordinativi delle imprese... bella scienza quella che si fonda sul clima di fiducia! E gli ordinativi, quando ci sono, in questo periodo servono a ricostituire le scorte di magazzino, e cioè i padroni pur di far “girare” l'economia e con la “fiducia” che possano ricominciare a vendere, riempiono di nuovo i magazzini di merci, che vista la crisi da sovrapproduzione non sanno se venderanno.
Continuando il suo discorso “ai signori partecipanti” anche Visco si dice soddisfatto del governo Renzi e puntualizza che “va messo a frutto quanto è stato intrapreso, avanzando con decisione lungo la strada delle riforme, e promuovendo la ricerca dell'efficienza, nei servizi pubblici come nell'attività privata». Addirittura ci vuole “un intero set di riforme strutturali” perché le «politiche di ampio respiro vanno inserite in un quadro organico di interventi». Gli interventi più urgenti, senti senti, sarebbero “la tutela della legalità e l'efficienza della pubblica amministrazione” ed è costretto a spiegare perché: «corruzione, criminalità, evasione fiscale, oltre a minare alla radice la convivenza civile, distorcono il comportamento degli attori economici e i prezzi di mercato, riducono l'efficacia dell'azione pubblica, inaspriscono il livello della tassazione per coloro che adempiono ai propri doveri» oltre ad abbassare il livello degli investimenti produttivi e le occasioni di lavoro.”

Qui il vecchio volpone prova ad evitare ai “signori partecipanti”, e cioè proprio a quelli che in genere ne sono gli “attori”, l'accusa di corruzione, criminalità ed evasione fiscale, trattando la questione in modo vago.
L'altro giochetto provato da Visco è quello di far credere, come fanno tutti i politici, che si tratti di una questione di “urgenza”, “allarme”, “emergenza”, mentre chi ha un po' di memoria sa bene che è almeno dal Dopoguerra, da quando è nata la Repubblica che i suoi tratti caratteristici sono corruzione, criminalità, evasione fiscale e tanto altro.

Ma Visco, che sa che la realtà dei numeri è più forte delle sue “Conclusioni”, è “consapevole” e deve ammettere «che alla crescita della produttività, troppo a lungo stagnante, deve accompagnarsi quella della domanda, quindi dei redditi delle famiglie, da sostenere con nuove opportunità di lavoro». “Bisogna dunque tornare a investire perché i necessari aumenti di produttività e l'altrettanto necessaria crescita dell'occupazione sono due aspetti conciliabili, se torna a salire la domanda interna, cioè consumi e investimenti: «Servono investimenti, privati e pubblici, nazionali ed europei» scandisce Visco, che punta il dito anche sulla carenza di infrastrutture nel paese.”

Tutto questo discorso è da un lato un rimprovero verso i capitalisti italiani che per la “produttività”, e cioè abbassare i costi delle merci per venderle meglio di altri sul mercato, hanno puntato solo a sfruttare al massimo la forza lavoro e non hanno speso soldi per l'ammodernamento delle aziende; un rimprovero ai governi che non danno infrastrutture al Paese, e dall'altro dice apertamente che le famiglie senza lavoro e quindi senza soldi non possono spendere. E non bastano, ad invertire la tendenza, né i prezzi troppo bassi delle merci, che addirittura ora sarebbero dannosi: «Anche una dinamica troppo contenuta dei prezzi è dannosa per la stabilità finanziaria...” né i famosi 80 euro che «non diventeranno forza trainante di ripresa, senza un duraturo aumento dell'occupazione».

Certo che i capitalisti sono davvero “geniali”, prima cercano in tutti i modi di abbassare i prezzi delle merci e tra questi la “merce” forza lavoro, per fare più profitti, abbassandone il salario e quindi le entrate dei lavoratori e la loro capacità di spesa, e poi dicono che però questi prezzi sono troppo bassi e si dovrebbero aumentare e si dovrebbero creare posti di lavoro... Visco sa, oppure non lo sa, che non esistono “politiche” che possono fare miracoli per cambiare la natura del sistema capitalistico...

Visco poi entra nei “problemi dell'economia italiana...” e “ricorda che negli ultimi anni la produzione industriale si è contratta di un quarto, che i consumi tra il terzo trimestre del 2011 e il terzo del 2013 sono scesi del 3,2 per cento (non era mai successo, nemmeno nella recessione degli anni '90 o in quella del 2009, che i consumi si contraessero più del reddito).”
Qui si conferma la distruzione del 25% della capacità produttiva, cioè si butta nell'immondizia un quarto delle fabbriche del Paese! E vorremmo capire come faranno a “creare posti di lavoro” distruggendo le fabbriche! Questo è uno dei motivi per cui tutti i governi di questi ultimi anni e i loro difensori dovrebbero essere sottoposti a giudizio popolare...

“Quanto alla salute della finanza pubblica, il governatore ha ricordato ieri i buoni risultati ottenuti dall'Italia: disavanzo al 3% del Pil sotto la media europea; il surplus primario più elevato in Europa, insieme con la Germania.”
Il “surplus primario” di cui si vanta Visco, ripetiamo anche in questa occasione, significa che lo Stato non è in deficit, perché incassa più di quanto spende per le spese sociali e se va in “deficit” è perché con i soldi prelevati dalle masse popolari paga gli interessi sul debito pubblico che è nelle mani dei grandi capitalisti, degli stessi politici e dei ricconi italiani ed esteri in generale.

Ma, dice Visco, «la riduzione del rapporto tra debito e Pil resta la sfida ineludibile per il nostro paese». Qui il vecchio commis dello Stato, facendo finta di niente dice due cose che non possono stare insieme. Se la “sfida ineludibile” (e Renzi aggiungerebbe, “ce lo chiede l'Europa”) è quella di ridurre il rapporto tra debito e Pil, e cioè fare meno prestiti per non pagare più tutti questi interessi, dove li trova i soldi che servono per questa operazione se non tagliando ancora le spese sociali e aumentando le tasse? E infatti Visco si lascia sfuggire cose che a Renzi non piace far sapere: la Tasi potrebbe aumentare del 60%...

Una cosa di sicuro prova a fare sempre il governo, e Visco non può che essere d'accordo: aiutare i padroni, le “imprese”, in particolare quelle piccole e medie dato che quelle grandi, a parte la quantità di soldi a fondo perduto che incassano normalmente sotto varie voci, hanno più possibilità di reperire soldi in Borsa. E “Proprio per agevolare il finanziamento alle pmi nelle prossime settimane Bankitalia varerà misure per migliorare la situazione della liquidità delle banche: sarà infatti ampliata la gamma dei prestiti utilizzabili a garanzia del rifinanziamento presso l'eurosistema (ammettendo ... anche le linee di credito in conto corrente).”
Riassumendo:
  1. L'uscita dalla crisi non c'è!
  2. Il governo deve fare le Riforme contro
  3. Corruzione, criminalità, evasione fiscale per
  4. Aiutare le aziende a rafforzarsi per competere sul mercato mondiale e soprattutto per
  5. Mantenere gli “impegni” con l'Unione Europea (nella sostanza eliminare il resto dei diritti conquistati con le lotte e in particolare lo Statuto dei Lavoratori e il Contratto nazionale di lavoro)...

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