“Rovesciare il tavolo” è la via di uscita, sempre più attuale ed urgente
10/12/2013
Al contrario di quella gente e di quelle parole
d'ordine che hanno riempito le strade di Roma il 18 e 19 ottobre, la
politica è lontana dai problemi del lavoro.
Lo diciamo da tempo che nell'agenda politica di questi mesi c'è tutto meno che la questione del lavoro, della disoccupazione, del precariato, del salario e delle pensioni.
Lo diciamo da tempo che nell'agenda politica di questi mesi c'è tutto meno che la questione del lavoro, della disoccupazione, del precariato, del salario e delle pensioni.
Ne abbiamo riprova in questi giorni nei quali di
fatti politici e sociali rilevanti e degni di attenzione ne abbiamo
visti molti, ma tutti estranei alle esigenze di chi non ce la fa più ad
andare avanti: dall'abbraccio politico tra Landini e la Camusso che
hanno sottoscritto lo stesso documento congressuale alle primarie del PD
che hanno incoronato Matteo Renzi.
Ma ci sono anche altri fenomeni ed avvenimenti da valutare attentamente: le attuali manifestazioni del cosiddetto “movimento dei forconi”, il Congresso del PRC che non ha incoronato nessuno e la prossima Assemblea nazionale del neonato soggetto politico “Ross@”.
Ma ci sono anche altri fenomeni ed avvenimenti da valutare attentamente: le attuali manifestazioni del cosiddetto “movimento dei forconi”, il Congresso del PRC che non ha incoronato nessuno e la prossima Assemblea nazionale del neonato soggetto politico “Ross@”.
Sembrerebbe difficile ricondurre tutti questi eventi ad un filo logico comune, invece è più semplice di quanto non appaia.
Sicuramente sul piano sindacale l'avvenuta
riconciliazione tra Landini e la Camusso sancisce la definitiva morte di
quella “sinistra sindacale” riunita nell'ultimo Congresso Cgil sotto il
nome di “La Cgil che vogliamo” e la fine dell'anomalia Fiom che nella
sua maggioranza ora non esprimerà più quell'antagonismo interno, più
apparente che reale, che aveva espresso mediaticamente sino a poco tempo
fa. Di converso nasce dalla Rete 28 Aprile una nuova area di sinistra
denominata in modo molto aderente alla realtà “Il sindacato è un'altra
cosa”. Quindi di fatto si profila un ravvicinamento rapido ma non
indolore della Cgil di Landini e Camusso a Bonanni e Angeletti, con una
sinistra interna apparentemente più debole e pezzi di Cgil, ma non solo,
che si avvicinano o entrano in USB.
In definitiva la fine della diversità apparente o presunta della Cgil e della Fiom rispetto agli altri sindacati “collaborativi”.
In definitiva la fine della diversità apparente o presunta della Cgil e della Fiom rispetto agli altri sindacati “collaborativi”.
Con Renzi vince il “berlusconismo senza berlusconi”,
la politica spettacolo e comunicazione, senza contenuti importanti,
populismo a piene mani, ma piedi ben saldi nel filone centrista
tracciato dalla vecchia dirigenza del PD e nelle logiche di riduzione
degli spazi democratici per favorire e rendere possibili le direttive
dell'UE, della BCE e del FMI, che così male hanno ridotto decine e
decine di milioni di cittadini europei.
In definitiva, un soggetto teatrale che vedrà il cambiamento dei costumi sino ad ora utilizzati nel PD, mantenendo però i ruoli e le parti sempre uguali a se stesse.
In definitiva, un soggetto teatrale che vedrà il cambiamento dei costumi sino ad ora utilizzati nel PD, mantenendo però i ruoli e le parti sempre uguali a se stesse.
Rifondazione Comunista va a Congresso ma non riesce,
per evidenti divisioni interne, ad eleggere un segretario nazionale.
Forti i toni contro il PD e il centrosinistra, contro l'Europa e in
favore della costruzione di un'alleanza di sinistra, anche elettorale,
per le prossima scadenza europea del maggio 2014, ma non è chiaro il
programma ed il metodo di lavoro e rilancio che questo partito si vuole
dare. Vedremo anche come si svilupperà l'Assemblea nazionale di Ross@
del prossimo 14 dicembre, i cui obiettivi sono chiari e condivisibili
sul lavoro e sulla questione sindacale, sull'Europa e sul debito
pubblico, sui trattati europei da cancellare e sullo sviluppo della
democrazia.
In definitiva, a sinistra c'è ancora molta ed evidente confusione e non si vede ancora la possibilità di una reale unità che parta dal popolo della sinistra e non dalle macerie di questi ultimi anni.
In definitiva, a sinistra c'è ancora molta ed evidente confusione e non si vede ancora la possibilità di una reale unità che parta dal popolo della sinistra e non dalle macerie di questi ultimi anni.
Le manifestazioni del cosiddetto “movimento dei
forconi” sono in corso in questi giorni ed è quindi più difficile
disegnarne una fisionomia corretta di questo fenomeno. Possiamo però
cominciare dal dire che di “un movimento” non si tratta in quanto è
costituito da filoni completamente diversi tra loro in termini di
provenienza sociale. In una situazione “normale” si faticherebbe molto a
comprendere che cosa ha a che vedere il mondo dei disoccupati, delle
partite Iva e degli studenti con i camionisti, i commercianti e i
piccoli imprenditori. Perché di questo si tratta; il tutto farcito poi
della presenza di fascismi di ogni risma e di ragazzi appartenenti agli
ultrà di varie curve degli stadi italiani. Un miscuglio pericoloso
proprio perché non ha un retroterra comune ed è accomunato soltanto dal
disagio sociale che è piombato in Italia piuttosto che di un progetto di
cambiamento della società.
In definitiva un fenomeno che sarebbe grave sottovalutare per questi motivi, che nel passato e in altri paesi hanno prodotto brusche svolte reazionarie, ma da non sottovalutare neanche per il disagio e la disperazione che esprimono e che rendono visibile in modo evidente, confuso e contraddittorio, frutto di una crisi senza precedenti che non solo sta erodendo le condizioni di vita delle classi sociali più povere ma produce anche il rapido impoverimento della classe media italiana.
In definitiva un fenomeno che sarebbe grave sottovalutare per questi motivi, che nel passato e in altri paesi hanno prodotto brusche svolte reazionarie, ma da non sottovalutare neanche per il disagio e la disperazione che esprimono e che rendono visibile in modo evidente, confuso e contraddittorio, frutto di una crisi senza precedenti che non solo sta erodendo le condizioni di vita delle classi sociali più povere ma produce anche il rapido impoverimento della classe media italiana.
E allora il filo che lega questi avvenimenti diventa ora molto più chiaro.
1. L'Italia è nel pieno della crisi economica e
non ne sta uscendo come qualcuno afferma in modo demagogico. Una crisi
che produce disperazione e sottrazione di risorse dalle tasche del 90%
dei cittadini italiani. Una proletarizzazione di massa di cui non si
vede la fine.
2. A tutto ciò il centrosinistra, forse anche più
del centro destra che conserva e riacquisisce oggi un forte populismo
di facciata, non intende rispondere con un programma alternativo a
quello indicato dalla Troika e ne segue pedissequamente le indicazioni e
gli ordini. Collateralmente il sindacato collaborativo si stringe
insieme in un abbraccio mortale per i lavoratori e la democrazia.
3. La sinistra è a pezzi ed attualmente non
riesce a superare i limiti e le carenze che ne hanno decretato negli
ultimi anni una decadenza senza precedenti. Si è però in presenza di un
certo risveglio e nella consapevolezza di avere una responsabilità
enorme, forse riuscirà nel medio termine a ricostruire un percorso
credibile e coerente. D'altra parte le manifestazioni del 18 e 19
ottobre anche questo chiedono: di non lasciare soli i sindacati
conflittuali, che in questi anni, proprio a seguito dell'inconsistenza
di una sinistra politica litigiosa ed inconcludente, hanno assunto anche
un ruolo sociale e politico, e i movimenti che operano nei territori
che spesso lottano in perfetta solitudine, e dare una prospettiva
politica complessiva alle esigenze di milioni di persone.
4. In mancanza e in attesa di una sinistra
politica ed in presenza di una ormai evidente trasformazione del
centro-sinistra in un qualche cosa che sta tra la Democrazia Cristiana
di un tempo e il berlusconismo degli ultimi anni, passando per un Monti
ed un Napolitano che hanno disegnato per l'Italia un percorso tracciato
dai gruppi economici e finanziari internazionali, è più che naturale che
la crisi in atto determini confusione e disorientamento, oltre che
disperazione e povertà. Così si risponde in modo contraddittorio, con la
ricerca della soluzione nazionale e spesso filofascista, con un
populismo strumentalizzabile, con parole d'ordine scoordinate, ma che
esprimono disagio vero in fasce di popolazione sempre più estese.
Che fare?
Noi di USB continuiamo a fare sindacato come si
dovrebbe e cominciamo a vederne i frutti in termini di crescita e di
aumentata credibilità. Auspichiamo che la sinistra ricominci a fare il
suo lavoro e siamo convinti che se riuscirà a farlo adeguatamente si
potrebbe iniziare a pensare all'uscita dalla crisi da un punto di vista
diverso da quello oggi prevalente.
Quello che abbiamo detto nel nostro congresso è
sempre più valido ed attuale: “Rovesciare il Tavolo” non vuol dire
soltanto un diverso modo di fare sindacato, ma anche e forse
soprattutto, un diverso punto di vista dal quale osservare la realtà.
Non più dall'alto dei mercati, della finanza e dei padroni, ma dalla
realtà quotidiana di chi si spacca la schiena tutti i giorni e non
riesce ad arrivare alla fine del mese, di chi il lavoro non lo conosce
neanche, di chi ha lavorato 40 anni e con una pensione da fame non
riesce neanche a sopravvivere.
Questo è “Rovesciare il Tavolo” e noi lo stiamo praticando.
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