Al di là del
risultato “ a macchia di leopardo” della mobilitazione lanciata il 9
dicembre da una serie di sigle diverse, giornalisticamente tradotte come
“movimento dei forconi”, il risultato mediatico è stato forte.
La lettura delle poche immagini televisive provenienti da Torino ci fa vedere un ultracinquantenne che con il braccio teso nel saluto romano urla “viva il re” contro i poliziotti, un personaggio con una forca e il cappio al collo che dice testualmente “andiamo, non siamo mica comunisti qui”, tifoserie di destra scagliare pietre contro la polizia, tante bandiere italiane che sventolano sulla testa di alcune migliaia di persone diverse (studenti, immigrati, bottegai e commercianti, disoccupati, camionisti, marginali).
Immagini che danno il senso di una regia sicuramente raffazzonata, ma che ha colto nel segno: una grande metropoli del Nord è stata messa al centro dell’attenzione mediatica, con i poliziotti che prima resistono blandamente al lancio di mattoni e che poi si tolgono il casco in segno di fiducia verso quella piazza. “Casualmente” la scena si ripete, in contemporanea, in altre zone e presidi, con poliziotti, carabinieri e guardia di finanza che baciano il popolo, si tolgono i caschi, marciano insieme ai manifestanti. Qualcuno ricorda negli ultimi quaranta anni scene del genere, interpretate dalle forze “dell’ordine” italiane?
La costruzione di un movimento di massa reazionario, in una fase di così grande indeterminatezza politica del paese (un governo al servizio dell’Unione Europea ma delegittimato dalla Corte Costituzionale, una crisi economica profonda e in fase di ulteriore aggravamento, che lambisce fasce sociali molto diverse) non può ovviamente maturare in forme lineari. Il 9 dicembre ha fatto un passo, agglutinando pericolosamente strati eterogenei di popolazione.
In questo percorso appena iniziato i soggetti politici in campo sono stati pochi.
In primis forze reazionarie e chiaramente fasciste che si sono mal celate dietro alla costruzione del 9 dicembre.
Poi i mass media, che cavalcano la notizia diffondendo un’immagine dei fatti che alterna preoccupazione e giustificazione di un fenomeno di piazza che comunque “rappresenta un malessere che nel paese esiste”.
Perché telegiornali e carta stampata non usano la stessa attenzione per le tante di mobilitazioni che quotidianamente si susseguono in ogni angolo del paese, portate avanti dal sindacalismo di classe, da movimenti sociali e studenteschi per la casa, il reddito, il lavoro, il diritto allo studio, agitando parole d’ordine e obiettivi antagonisti alle politiche del sistema capitalista e della Troika europea? Domanda ovviamente retorica, finalizzata a esaltare ancora di più agli occhi del lettore la potenza dello strumento informativo nel creare un’aurea di forza e “oggettiva” legittimazione per un fenomeno ancora informe, fomentato e organizzato da fascisti (che però durante le ore del picco di mobilitazione, non sono mai citati, in primis nelle cronache di RAINews24to, che ho seguito attentamente).
Infine, le forze dell’arco “costituzionale”, che non sono andate oltre a dichiarazioni altisonanti su “ordine e sicurezza”, mentre le loro forze di “sicurezza” si toglievano i caschi e marciavano sotto le bandiere tricolori dei manifestanti….
La lettura delle poche immagini televisive provenienti da Torino ci fa vedere un ultracinquantenne che con il braccio teso nel saluto romano urla “viva il re” contro i poliziotti, un personaggio con una forca e il cappio al collo che dice testualmente “andiamo, non siamo mica comunisti qui”, tifoserie di destra scagliare pietre contro la polizia, tante bandiere italiane che sventolano sulla testa di alcune migliaia di persone diverse (studenti, immigrati, bottegai e commercianti, disoccupati, camionisti, marginali).
Immagini che danno il senso di una regia sicuramente raffazzonata, ma che ha colto nel segno: una grande metropoli del Nord è stata messa al centro dell’attenzione mediatica, con i poliziotti che prima resistono blandamente al lancio di mattoni e che poi si tolgono il casco in segno di fiducia verso quella piazza. “Casualmente” la scena si ripete, in contemporanea, in altre zone e presidi, con poliziotti, carabinieri e guardia di finanza che baciano il popolo, si tolgono i caschi, marciano insieme ai manifestanti. Qualcuno ricorda negli ultimi quaranta anni scene del genere, interpretate dalle forze “dell’ordine” italiane?
La costruzione di un movimento di massa reazionario, in una fase di così grande indeterminatezza politica del paese (un governo al servizio dell’Unione Europea ma delegittimato dalla Corte Costituzionale, una crisi economica profonda e in fase di ulteriore aggravamento, che lambisce fasce sociali molto diverse) non può ovviamente maturare in forme lineari. Il 9 dicembre ha fatto un passo, agglutinando pericolosamente strati eterogenei di popolazione.
In questo percorso appena iniziato i soggetti politici in campo sono stati pochi.
In primis forze reazionarie e chiaramente fasciste che si sono mal celate dietro alla costruzione del 9 dicembre.
Poi i mass media, che cavalcano la notizia diffondendo un’immagine dei fatti che alterna preoccupazione e giustificazione di un fenomeno di piazza che comunque “rappresenta un malessere che nel paese esiste”.
Perché telegiornali e carta stampata non usano la stessa attenzione per le tante di mobilitazioni che quotidianamente si susseguono in ogni angolo del paese, portate avanti dal sindacalismo di classe, da movimenti sociali e studenteschi per la casa, il reddito, il lavoro, il diritto allo studio, agitando parole d’ordine e obiettivi antagonisti alle politiche del sistema capitalista e della Troika europea? Domanda ovviamente retorica, finalizzata a esaltare ancora di più agli occhi del lettore la potenza dello strumento informativo nel creare un’aurea di forza e “oggettiva” legittimazione per un fenomeno ancora informe, fomentato e organizzato da fascisti (che però durante le ore del picco di mobilitazione, non sono mai citati, in primis nelle cronache di RAINews24to, che ho seguito attentamente).
Infine, le forze dell’arco “costituzionale”, che non sono andate oltre a dichiarazioni altisonanti su “ordine e sicurezza”, mentre le loro forze di “sicurezza” si toglievano i caschi e marciavano sotto le bandiere tricolori dei manifestanti….
sempre da
RETE dei COMUNISTI
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