deriva reazionaria dei cultori del 'populisno' travestito da 'operaismo'
laRedazione di Operai Contro,
inizieranno alle 22 i blocchi stradali in 96 presidi in tutta Italia .
La mobilitazione del 9 dicembre “Fermiamo l’Italia” è partita, sulla scia delMovimento dei Forconi , da alcuni esponenti di categorie sociali in rotta con le loro rappresentanze sindacali e politiche ufficiali.
Una manifestazione indetta contro l’austerity e a favore del “popolo massacrato dalla crisi” e “per cacciare il governo, anzi per rovesciare il regime oligarchico”
Basta con le processioni i della Cgil, Cisl e Uil.
Alla manifestazione partecipano anche lavoratori precari e giovani disoccupati,
“Su questa manifestazione non deve esserci alcun ‘cappello’ politico,
né di destra né di sinistra. No a tricolori o bandiere di partito”.
Questa sarà una giornata di vera lotta
Un precario
il movimento dei forconi
Redazione di Operai Contro,
I padroni delle campagne sono sul piede di guerra. Hanno organizzato
un blocco dei tir sul Brennero e il 9 Novembre manifestazioni in tutta
l’Italia per difendere l’agricoltura e l’allevamento nazionali.
In pratica la difesa del Made in Italy è la difesa del loro portafoglio
«La battaglia di Natale: scegli l’Italia» promossa da Coldiretti per
difendere il settore dalle importazioni di bassa qualità spacciate come
italiane è iniziata. La bandiera vera è quella del nazionalismo. Ai
padroni delle campagne non è bastato lo sfruttamento a morte degli
immigrati e dei braccianti italiani.
Nell’area di parcheggio «Brennero» al km 1 dell’autostrada del
Brennero – direzione sud (Austria-Italia) scelta come campo base della
protesta, con tanto di megatenda per preparare pasti e bevande calde, ci
sono trattori e decine di pullman che nella notte hanno portato al
valico gli imprenditori agricoli provenienti da tutta Italia.
Gli striscioni sono piuttosto espliciti: «615mila maiali in meno in
Italia grazie alle importazioni alla diossina dalla Germania», «1
mozzarella su 4 è senza latte», «Il falso prosciutto italiano ha fatto
perdere il 10% dei posti di lavoro», «Fuori i nomi di chi fa i formaggi
con caseine e cagliate».
Con la crisi sono state chiuse in Italia 140mila (136.351) stalle ed
aziende anche a causa della concorrenza sleale dei prodotti di minor
qualità importati dall’estero che vengono spacciati come Made in Italy.
È quanto emerge da un’ analisi Coldiretti su dati Unioncamere
relativi ai primi nove mesi 2013 rispetto all’inizio della crisi nel
2007. Solo nell’ultimo anno – sottolinea la Coldiretti – sono scomparse
32.500 stalle ed aziende agricole e persi 36mila occupati nelle
campagne. «Stiamo svendendo un patrimonio del nostro Paese sul quale
costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene
all’economia all’ambiente e alla salute», afferma il presidente della
Coldiretti Roberto Moncalvo. Oggi l’Italia, anche a causa delle
importazioni di minor qualità – sottolinea la Coldiretti – produce
appena il 70 per cento dei prodotti alimentari che consuma ed importa il
40 per cento del latte e carne, il 50 per cento del grano tenero
destinato al pane, il 40 per cento del grano duro destinato alla pasta,
il 20 per cento del mais e l’80 per cento della soia. Dall’inizio della
crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall’estero
sono aumentate in valore del 22 per cento, secondo un’analisi di
Coldiretti relativa al commercio estero nei primi otto mesi del 2013.
Gli arrivi di carne di maiale sono cresciuti del 16 per cento, mentre le
importazioni di cereali, «pronti a diventare pasta e riso spacciati per
italiani», hanno segnato un boom (+45 per cento), con un +24 per cento
per il grano e un +49 per cento per il riso. Aumenta anche l’import di
latte, +26 per cento, «anch’esso destinato a diventare magicamente made
in Italy». Netta pure la crescita delle importazioni di frutta e
verdura, +33 per cento, con il pomodoro fresco che sovrasta tutti (+59
per cento).
I padroni delle campagne sono arrabbiati con il governo, ma altri
padroni Italiani sono quelli che utilizzano le merci importate. E’ uno
scontro tra padroni che dimostra gli effetti della crisi.
Un bracciante
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