- Massimiliano Lio*
Provo a mettere nero su bianco quanto ho visto nelle due ore in cui
ho partecipato al presidio di protesta dei Forconi in piazzale Loreto,
nel tardo pomeriggio di mercoledì 11.
Tornando a casa dal lavoro mi ritrovo bloccato in un ingorgo in zona Loreto. L’attesa si fa lunga, decido di parcheggiare e andare a buttare un’occhiata al presidio più avanti.
Due/trecento persone dietro un grande striscione nero scritto a caratteri in stile fascista, contro le banche e il governo, viene esposto al traffico di C.so Buenos Aires bloccato: agli automobilsti che riescono a passare uno a uno gridano “devi leggere lo striscione!”. Di contorno qualche fumogeno, tre/quattro tricolori, un paio di troupe tv, un pupazzo appeso a un lampione.
Il blocco è mobile, si sposta da una delle grandi arterie del rondò a un’altra, cinque/dieci minuti e via alla prossima. Il grande striscione è sostenuto da giovani poco più che maggiorenni, che Pasolini chiamerebbe “ragazzi de’ borgata”. Questi giovani compongono circa il 60% dei partecipanti al presidio. Di politica, a parte pochi sparuti, non sanno nulla.
Infatti aggirandomi tra la gente ho modo di parlare con diversi di questi: “non siamo nè di destra nè di sinistra” e il resto del repertorio grillino più qualunquista. Scambio qualche opinione con un giovane alunno della scuola di giornalismo, lui poi intervista un uomo “distinto”, decisamente fuori dal target della piazza, dato che oltre ai ragazzi di cui sopra, il resto è fatto di quello che a prima vista appare un ceto medio che non se la passa bene. Dopo tutta una filippica contro i corrotti e i disonesti (solo politici, ovvio), alla domanda “Chi ha votato in passato?” il tipo “distinto” replica accusando il giornalista di provocarlo…
Si distinguono quattro/cinque capetti (uno ieri compariva in un video di Torino), che vanno a prendere ordini da un paio di persone sulla cinquantina e poi li diffondono al resto dei presenti. Questi puzzano da lontano di fascisti, e la cosa mi verrà confermata in seguito.
Intanto il presidio, che piano piano cala di numero, si sposta freneticamente per il rondò bloccando le strade. I ragazzi si infilano tra le macchine e invitano con le buone le persone a scendere e unirisi a loro. Ogni tanto scoppia qualche diverbio con gli automobilisti incazzati, e allora interviene la polizia.
Perchè c’è anche la polizia! Abbiamo detto circa trecento partecipanti? Beh, a fronteggiarli ben dieci (sì, dieci) agenti, senza bardature casco manganello scudo, nessuna camionetta a vista d’occhio. E un paio di vigili tanto per far presenza. Nel frattempo mezza Milano è bloccata…
Alla mia domanda “Perchè non siete qui con casco e manganello?” un giovane agente mi risponde “Ci è stato detto che sarebbe stata una manifestazione tranquilla. Quindi non ce n’era bisogno”. Ora, io l’ho fatta qualche manifestazione, e anche in quelle tranquille primaduranteedopo, la polizia l’ho sempre vista bardata di tutto punto. Boh!
Giro a lungo tra i partecipanti alla ricerca di un volantino. Incrocio pochissimi anziani, i membri di Vox Populi al completo, qualche nordafricano, non riconosco nemmeno un compagno. Infine me ne procuro uno. Il ragazzo mi avverte che il volantino è valido fino a un certo punto, dove compaiono le sigle organizzatrici della protesta a livello nazionale (Forconi, LIFE, Cobas latte, ecc.). Loro infatti sono il Comitato 9 dicembre e con quelli non c’entrano. Gli sfugge che il Comitato 9 dicembre è la denominazione che raccoglie quelle sigle da cui prende le distanze…
Chi sono queste persone? Perchè stanno occupando le piazze di mezza Italia in questi giorni? Cosa vogliono?
Non bastano due ore in un presidio per rispondere a queste domande, posso provare a raccogliere tutti quegli elementi che ho raccolto (chiacchiere, facce, espressioni, ecc.) , le sensazioni suscitate da questa breve esperienza, e mettere per iscritto quello che mi frulla per la testa.
Qui a Milano, la piazza si divide in due anime: quella neo-fascista/ultras, preponderante in numero e muscoli (cervello veramente poco), che trascina la seconda, minoritaria e qualunquista. Quest’ultima, la parte spontanea e sostanzialmente a-partitica, sembra composta da under 50 appartenenti ai ceti medio-bassi (o se preferite piccolo-borghesi), che intravvedono in questa protesta un’occasione innanzitutto per sfogarsi. Un modo per manifestare la propria frustrazione, per denunciare la crisi che stanno vivendo. Lanciano un grido d’allarme.
Il resto è lì per far casino, per godersi i propri 15 minuti di celebrità, la pacca sulla spalla il giorno dopo al bar, la foto su facebook, magari ci scappa un’inquadratura di sfuggita al tg. Questi sono il braccio, le menti dettano la linea a distanza.
fin qui cose giuste.. il resto sono stronzate
Non sono conclusioni ottimistiche le mie. Evito di cadere nelle facili sempificazioni. Non sono piazze fasciste (almeno se mi baso su quella di Milano). Ma sono piazze dove i fascisti sono ben presenti, camuffati, senza ostentazioni. Quelle persone spontanee, senza una bussola, nella loro convinzione che tutti i politici facciano schifo uguale, rischiano seriamente di essere utilizzate per fini che non sono quelli che li hanno portati in piazza.
Per questo credo che sia necessario non sottovalutare la cosa. Anzi, occorre approfondirla, raccogliere informazioni, appurare se come sembra qualcuno tiri i fili di una protesta spuntata dal nulla, organizzata da sigle sconosciute ai più, estesasi a macchia d’olio e con rapidità in tutta Italia. Roba così non si improvvisa.
Oggi, 12 dicembre, ricorre l’anniversario della Strage di Piazza Fontana. La madre della Strategia della tensione, con il suo corollario di vittime innocenti, neofascisti, depistaggi, apparati dello Stato deviati.
Non facciamo l’errore di liquidare i Forconi con un’alzata di spalle, pensando che ci penserà qualcun’altro a porre rimedio (magari la polizia…), ma mobilitiamoci, riprendiamoci le piazze, diamo una prova tangibile che ci siamo. Non per difendere questo governo o questa classe politica. Non per contrapporsi ai Forconi. Ma per pretendere dal Governo e da chi oggi lo contesta il rispetto della Costituzione nata dalla Resistenza. Perchè la crisi è di là da finire, la temperatura sociale sale giorno dopo giorno, e non vorremmo mai che questa protesta si risolvesse con una prossima stretta repressiva.
Vi invito quindi a partecipare alle manifestazioni di oggi - giovedì 12 dicembre, ore 16.00 – in Piazza Fontana, e di sabato 14, alle 14.30 in Porta Venezia.
* Segretario di Circolo del Prc, Milano
Tornando a casa dal lavoro mi ritrovo bloccato in un ingorgo in zona Loreto. L’attesa si fa lunga, decido di parcheggiare e andare a buttare un’occhiata al presidio più avanti.
Due/trecento persone dietro un grande striscione nero scritto a caratteri in stile fascista, contro le banche e il governo, viene esposto al traffico di C.so Buenos Aires bloccato: agli automobilsti che riescono a passare uno a uno gridano “devi leggere lo striscione!”. Di contorno qualche fumogeno, tre/quattro tricolori, un paio di troupe tv, un pupazzo appeso a un lampione.
Il blocco è mobile, si sposta da una delle grandi arterie del rondò a un’altra, cinque/dieci minuti e via alla prossima. Il grande striscione è sostenuto da giovani poco più che maggiorenni, che Pasolini chiamerebbe “ragazzi de’ borgata”. Questi giovani compongono circa il 60% dei partecipanti al presidio. Di politica, a parte pochi sparuti, non sanno nulla.
Infatti aggirandomi tra la gente ho modo di parlare con diversi di questi: “non siamo nè di destra nè di sinistra” e il resto del repertorio grillino più qualunquista. Scambio qualche opinione con un giovane alunno della scuola di giornalismo, lui poi intervista un uomo “distinto”, decisamente fuori dal target della piazza, dato che oltre ai ragazzi di cui sopra, il resto è fatto di quello che a prima vista appare un ceto medio che non se la passa bene. Dopo tutta una filippica contro i corrotti e i disonesti (solo politici, ovvio), alla domanda “Chi ha votato in passato?” il tipo “distinto” replica accusando il giornalista di provocarlo…
Si distinguono quattro/cinque capetti (uno ieri compariva in un video di Torino), che vanno a prendere ordini da un paio di persone sulla cinquantina e poi li diffondono al resto dei presenti. Questi puzzano da lontano di fascisti, e la cosa mi verrà confermata in seguito.
Intanto il presidio, che piano piano cala di numero, si sposta freneticamente per il rondò bloccando le strade. I ragazzi si infilano tra le macchine e invitano con le buone le persone a scendere e unirisi a loro. Ogni tanto scoppia qualche diverbio con gli automobilisti incazzati, e allora interviene la polizia.
Perchè c’è anche la polizia! Abbiamo detto circa trecento partecipanti? Beh, a fronteggiarli ben dieci (sì, dieci) agenti, senza bardature casco manganello scudo, nessuna camionetta a vista d’occhio. E un paio di vigili tanto per far presenza. Nel frattempo mezza Milano è bloccata…
Alla mia domanda “Perchè non siete qui con casco e manganello?” un giovane agente mi risponde “Ci è stato detto che sarebbe stata una manifestazione tranquilla. Quindi non ce n’era bisogno”. Ora, io l’ho fatta qualche manifestazione, e anche in quelle tranquille primaduranteedopo, la polizia l’ho sempre vista bardata di tutto punto. Boh!
Giro a lungo tra i partecipanti alla ricerca di un volantino. Incrocio pochissimi anziani, i membri di Vox Populi al completo, qualche nordafricano, non riconosco nemmeno un compagno. Infine me ne procuro uno. Il ragazzo mi avverte che il volantino è valido fino a un certo punto, dove compaiono le sigle organizzatrici della protesta a livello nazionale (Forconi, LIFE, Cobas latte, ecc.). Loro infatti sono il Comitato 9 dicembre e con quelli non c’entrano. Gli sfugge che il Comitato 9 dicembre è la denominazione che raccoglie quelle sigle da cui prende le distanze…
Chi sono queste persone? Perchè stanno occupando le piazze di mezza Italia in questi giorni? Cosa vogliono?
Non bastano due ore in un presidio per rispondere a queste domande, posso provare a raccogliere tutti quegli elementi che ho raccolto (chiacchiere, facce, espressioni, ecc.) , le sensazioni suscitate da questa breve esperienza, e mettere per iscritto quello che mi frulla per la testa.
Qui a Milano, la piazza si divide in due anime: quella neo-fascista/ultras, preponderante in numero e muscoli (cervello veramente poco), che trascina la seconda, minoritaria e qualunquista. Quest’ultima, la parte spontanea e sostanzialmente a-partitica, sembra composta da under 50 appartenenti ai ceti medio-bassi (o se preferite piccolo-borghesi), che intravvedono in questa protesta un’occasione innanzitutto per sfogarsi. Un modo per manifestare la propria frustrazione, per denunciare la crisi che stanno vivendo. Lanciano un grido d’allarme.
Il resto è lì per far casino, per godersi i propri 15 minuti di celebrità, la pacca sulla spalla il giorno dopo al bar, la foto su facebook, magari ci scappa un’inquadratura di sfuggita al tg. Questi sono il braccio, le menti dettano la linea a distanza.
fin qui cose giuste.. il resto sono stronzate
Non sono conclusioni ottimistiche le mie. Evito di cadere nelle facili sempificazioni. Non sono piazze fasciste (almeno se mi baso su quella di Milano). Ma sono piazze dove i fascisti sono ben presenti, camuffati, senza ostentazioni. Quelle persone spontanee, senza una bussola, nella loro convinzione che tutti i politici facciano schifo uguale, rischiano seriamente di essere utilizzate per fini che non sono quelli che li hanno portati in piazza.
Per questo credo che sia necessario non sottovalutare la cosa. Anzi, occorre approfondirla, raccogliere informazioni, appurare se come sembra qualcuno tiri i fili di una protesta spuntata dal nulla, organizzata da sigle sconosciute ai più, estesasi a macchia d’olio e con rapidità in tutta Italia. Roba così non si improvvisa.
Oggi, 12 dicembre, ricorre l’anniversario della Strage di Piazza Fontana. La madre della Strategia della tensione, con il suo corollario di vittime innocenti, neofascisti, depistaggi, apparati dello Stato deviati.
Non facciamo l’errore di liquidare i Forconi con un’alzata di spalle, pensando che ci penserà qualcun’altro a porre rimedio (magari la polizia…), ma mobilitiamoci, riprendiamoci le piazze, diamo una prova tangibile che ci siamo. Non per difendere questo governo o questa classe politica. Non per contrapporsi ai Forconi. Ma per pretendere dal Governo e da chi oggi lo contesta il rispetto della Costituzione nata dalla Resistenza. Perchè la crisi è di là da finire, la temperatura sociale sale giorno dopo giorno, e non vorremmo mai che questa protesta si risolvesse con una prossima stretta repressiva.
Vi invito quindi a partecipare alle manifestazioni di oggi - giovedì 12 dicembre, ore 16.00 – in Piazza Fontana, e di sabato 14, alle 14.30 in Porta Venezia.
* Segretario di Circolo del Prc, Milano
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