Pubblichiamo il resoconto della discussione nella prima riunione sul capitolo 'IL PARTITO' e due interventi di compagni e compagne.
IL CIRCOLO DI ‘PROLETARI COMUNISTI’
DI TARANTO STUDIA IL CAPITOLO SU “IL PARTITO” DEI “PRINCIPI DEL
LENINISMO” DI STALIN.
In questa fase questo studio, che viene
dopo lo studio del capitolo su ‘Strategia e tattica’ (che verrà
ripreso nell’aspetto della sua applicazione, come arma di guida,
per avere e mantenere “la rotta e il ritmo” nella complessa lotta
di classe), è pienamente necessario e in sintonia con la fase che
sta attraversando il circolo di proletari comunisti, di verifica,
salto, selezione delle forze per il passaggio dal circolo al partito.
Questo obiettivo quindi è stato
presente nel cominciare ad affrontare i temi posti dal testo che,
come anche negli altri gruppi di studio, non sono stati mai letti e
discussi in maniera scolastica, ma sempre come arma per l’azione
rivoluzionaria ma anche col criterio: “De te fabula narratur”.
Sulla prima parte del capitolo - in cui
Stalin descrive il carattere del partito nel periodo più o meno
pacifico della II Internazionale, adatto alla lotta parlamentare e
non alla lotta rivoluzionaria, e la costruzione nella fase successiva
di “aperto conflitto tra le classi, delle azioni rivoluzionarie
, della rivoluzione proletaria…”, di un nuovo partito, il
‘partito del leninismo’ “combattivo, rivoluzionario,
sufficientemente audace da condurre i proletari alla lotta per il
potere, sufficientemente esperto da sapersi orientare nelle
condizioni complesse di una situazione rivoluzionaria, e
sufficientemente agile da superare gli scogli di ogni genere di cui è
irta la strada che conduce alla meta” - il dibattito nel
circolo si è soffermato sul fatto che un partito comunista deve
essere sempre “combattivo rivoluzionario...”, sia nei periodi
“pacifici”, sia in quelli “rivoluzionari”, perché sono le
stesse leggi della “rivoluzione” che devono guidare i comunisti
anche nei periodi in cui essa non è già all’ordine del giorno,
perché ogni lotta di oggi dei proletari e delle masse va vista in
funzione della rivoluzione; questo permette ai comunisti di acquisire
quell’esperienza, capacità di orientamento, di maneggiare le leggi
della strategia e della tattica per condurre una lotta
rivoluzionaria. Lo possono fare perché lo hanno già sperimentato.
Quindi si sono letti e affrontati le
caratteristiche del Partito del leninismo
Reparto d’avanguardia della classe
operaia – Il dibattito ha messo in luce che organizzare
gli elementi migliori della classe operaia non deve voler dire “gli
operai così come sono”; anche gli operai nel partito devono
elevarsi, trasformarsi, impugnare la teoria rivoluzionaria, le leggi
della rivoluzione. Questo contro una concezione e prassi
spontaneista, codista – il partito che va alla coda delle masse -
che vuole lasciare gli operai anche quelli più combattivi
invischiati inevitabilmente nel riformismo, nella sola lotta
sindacale; ma anche contro una concezione e politica che costruisce
il partito come una setta separato dalla classe operaia, a cui gli
operai e le masse devono solo aderirvi. Entrambe queste teorie
disprezzano gli operai, e di fatto, in maniera opportunista, lasciano
campo libero alla politica borghese tra la classe. Su questo nel
dibattito del gruppo di studio si sono fatti anche esempi concreti.
Ci si è poi soffermati su un'altra
parte, quando Stalin scrive: “il partito non può essere
soltanto un reparto d’avanguardia: deve essere al tempo stesso un
reparto, una parte della classe operaia, parte intimamente legata ad
essa con tutte le fibre del suo essere” – Qui si è visto
come noi abbiamo costituito il nostro partito e portiamo avanti il
lavoro con questa concezione, sintetizzata nella nostra parola
d’ordine: “nel fuoco della lotta di classe in stretto legame con
le masse”. Questo per noi significa che i comunisti non sono quelli
che “predicano”, ma coloro che si “sporcano le mani”, che
‘parlano’ perché stanno nelle lotte della classe, le dirigono,
che sono riconosciuti dalle masse, che godono – come dice Stalin
“fra le masse di un credito morale e politico”.
Un'altra discussione interessante ha
riguardato la questione importante di chi è membro del partito
comunista e il percorso dei compagni verso l’organizzazione nel
partito.
A partire dalle frasi di Lenin “sarebbe
debolezza e ‘codismo’ pensare che in regime capitalista quasi
tutta o tutta la classe possa elevarsi alla coscienza e all’attività
della propria avanguardia, del proprio partito socialdemocratico”
- si è parlato di quale è la distinzione tra il circolo di
proletari comunisti e il PCm, e quali le ragioni che hanno portato a
organizzare i circoli.
Qui, prima di tutto si è sgomberata
un’idea secondo cui prima si fanno i circoli e dopo il partito, una
sorta di concezione “gradualista” della costruzione del partito
che sarebbe sbagliata. Nel 2000 – è stato ricordato – i compagni
di allora costituirono il PCm, senza lasciarsi condizionare dal
numero dei compagni, perché era una decisione necessaria per
lavorare in teoria e in pratica per la costruzione del partito, nella
concezione che solo agendo da partito, con lo stile di partito è
possibile costruire il partito; questo era anche necessario per
rispondere alla fase, per contrastare una concezione che partendo da
un bilancio negativo delle sconfitte del movimento comunista
rivoluzionario in Italia (e non come lezioni utili), per negare la
necessità del partito.
Quindi non sono venuti prima i circoli
e poi il PCm, ma prima il partito. I circoli sono una risposta ad una
situazione presente tra le avanguardie proletarie di lotta che, a
causa dei guasti di decenni di revisionismo e riformismo e di sola
pratica sindacale, sono “spontaneamente” antipartito; era quindi
necessaria un forma organizzata che cominciando a fare politica
rivoluzionaria avvicinasse queste avanguardie al partito. “Io –
ha detto un compagno – tramite il circolo mi sono avvicinato al
partito”.
Ma il partito anche nella militanza è
altra cosa di un circolo, richiede mettere al centro
l’organizzazione, la disciplina collettiva.
Questo dibattito ha anticipato l’altro
punto del carattere del partito: il partito, reparto organizzato
della classe operaia – la profonda differenza tra un partito e
un insieme di gruppi o di compagni che mettono l’individuo, le
proprie esigenze (faccio attività quando mi va), i propri bisogni al
centro e non al servizio dell’organizzazione collettiva. Nel gruppo
di studio è stato detto che questa parte del capitolo su Il partito
è forse quella che più ci tocca e più serve in questo momento per
il passaggio dei compagni dal circolo al PCm. In questo senso quando
Stalin nel testo riporta la critica di Lenin all’anarchismo da gran
signore, è stato molto facile per i compagni coglierne il giusto
senso e usare subito questa critica verso i limiti tuttora presenti
della propria militanza, sia ideologici sia pratici, che si
riassumono principalmente nella questione di assumersi
responsabilità, come parte dell’organizzazione.
Nei prossimi giorni il gruppo di studio
completerà la parte sul partito.
MC - 14.2.13
FB
Interventi
al
GRUPPO
DI STUDIO SUL CAPITOLO “IL PARTITO” DEI 'PRINCIPI DEL LENINISMO'
1
Il
Partito così come era prima della rivoluzione né aveva né poteva
avere l'importanza che ha raggiunto nel corso degli anni e delle
vicende rivoluzionarie, infatti Kautsky sostiene che i partiti
facente riferimento alla seconda internazionale non furono in grado
di appoggiare le azioni rivoluzionarie del proletariato proprio
perché il partito stesso non era concepito come strumento di guerra
ma strumento di pace, quindi non c'era traccia di ideologie
rivoluzionarie, e quindi veniva inteso come appendice dell'apparato
parlamentare e di conseguenza al suo servizio.
Appare
chiaro che in queste condizioni, sempre così come era inteso il
partito, fosse inimmaginabile che si potesse pensare di organizzare
il proletariato in funzione della lotta rivoluzionaria. La situazione
cominciò a cambiare in vista del nuovo periodo che fu quello
caratterizzato dal conflitto tra le classi e questo richiedeva un
cambiamento radicale, cio significava riorganizzare se non rifondare
il partito con la rieducazione degli operai dei proletari delle
masse, insomma con nuovi metodi rivoluzionari. Da qui la necessità
di far nascere un partito combattivo tanto da condurre i proletari
alla lotta per la conquista del potere. Senza questo tipo di partito,
Leninista, ogni tentativo di rovesciare il potere imperialista
sarebbe risultato vano.
La
caratteristica di questo nuovo partito, dice Lenin, è intendere il
partito come reparto d'avanguardia della classe operaia, incamerando
al suo interno tutti gli elementi migliori della classe operaia; ma
il partito deve anche essere armato della teoria rivoluzionaria e
essere a conoscenza delle leggi del movimento nonché conoscere le
leggi stesse della rivoluzione. Senza queste nozioni non può essere
in grado di guidare o organizzare alcuna lotta proletaria. Insomma
non può chiamarsi partito d'avanguardia se limita i suoi compiti al
solo ascolto delle esigenze del proletariato e della classe operaia e
non è in grado di sollevare le masse alla comprensione reale degli
interessi della classe stessa, ponendosi alla testa della classe
operaia per guidare il
proletariato
verso la conquista del potere.
Diversi
sono quei partiti che attuano il codismo, questi non sono altro che
organi veri e propri della borghesia e di certo non possono per la
loro stessa natura essere in grado di favorire il proletariato ma
anzi ne soffoca ogni tentativo di riscatto. Perciò è chiaro che
questo può essere realizzato solo se il partito, come è già stato
detto, è un partito d'avanguardia proletaria in grado di elevare le
coscienze e le conoscenze del proletariato e organizzarlo per
renderlo una forza politica indipendente.
Si
perché la classe operaia il proletariato senza un partito
rivoluzionario è come un esercito allo sbando senza uno stato
maggiore quindi senza una guida. Ma il partito d'altra parte non può
dirigere le masse se non ha legami con esse e se non gode di
credibilità morale e politica. Ed anche quando all'interno del
partito si riversano grandi masse, che siano proletari o operai, non
è detto che sia per volontà propria ma avviene sotto la spinta
delle masse stesse, questo significa che le masse operaie stesse già
ci considerano il loro partito.
Il
partito è il reparto organizzato della classe operaia, deve saper
dirigere la lotta del proletariato deve saperlo guidare e istruirlo
all'offensiva quando va fatto e saper battere in ritirata quando la
situazione lo richiede. Ma può adempiere a questi compiti solo se
egli stesso (il partito) si incarna nella disciplina e
organizzazione. Ma il concetto di partito non è solo questo, il
concetto di partito, afferma Lenin, è la somma delle sue
organizzazioni e i suoi membri sono membri di una o più appendici
del partito stesso. Al contrario i menscevichi sostenevano che
l'entrata nel partito dovesse avvenire in modo "automatico"
e quindi chiunque ne poteva fare parte pur senza aderire al partito
stesso o senza neanche aderire ad una appendice del partito.
Inutile
dire che questa visione opportunista non fu nemmeno presa in
considerazione altrimenti il partito sarebbe degenerato in un
qualcosa di amorfo e disorganizzato. Ma il partito è anche il
sistema unico di tutte le sue organizzazioni e non soltanto la somma
delle stesse, la loro unione comporta richieste superiori e inferiori
di direzione, perciò esiste una minoranza e una maggioranza fatta di
decisioni vincolanti a cui tutti i membri devono attenersi. Senza
queste condizioni il partito non sarà mai capace di dirigere e
organizzare la classe operaia e le masse proletarie alla lotta.
Infine
Lenin fa riferimento a quando un tempo il partito non era formalmente
organizzato ma fatto di gruppi di persone dove c'era solo un
interscambio di idee quindi un partito di sola azione ideologica,
mentre a differenza oggi, dice Lenin, siamo un partito organizzato
una forza che si traduce in potere, capace di trasformare l'autorità
delle idee in autorità del potere determinando così la
sottomissione delle richieste inferiori rispetto alle richieste
superiori del partito. Naturalmente non sono mancati attacchi da
parte di "elementi instabili" i quali muovono accuse di
burocratismo verso il partito, ma Lenin molto semplicemente liquida
questi elementi come nichilismo russo o anarchismo da gran signore e
degni di essere messi alla porta dal partito.
FB
2
Dopo il periodo legato
alla seconda internazionale in cui era evidente che senza un
cambiamento la rivoluzione di classe non sarebbe potuta avvenire, in
quanto come è noto i partiti erano succubi oramai di un
parlamentarismo che ovviava a qualsiasi crescita e lotta di classe
spostando appunto tutte le diatribe nelle aule del parlamento. Questo
eccesso di pacifismo appunto, fece si che il proletariato oramai
resosi conto che la seconda internazionale era oramai perdente
rispetto alla lotta di classe, ritenne opportuno creare un nuovo
partito d’ avanguardia che si assumesse dei compiti importanti e
cioè: la crescita culturale e di classe degli operai, la
solidarietà con i paesi vicini per creare un avanguardia che
applicasse la teoria e la pratica rivoluzionaria, da qui la nascita
del partito del leninismo.
Il
partito si deve far carico della rappresentanza politica del
proletariato che al momento stesso ne è parte integrante e non un
soggetto a rimorchio cosi come era visto e trattato nella seconda
internazionale, deve guidarlo per superare lotte legate a bisogni
momentanei ed elevare il livello di comprensione degli interessi di
classe, guidarlo nelle varie vicissitudini con esperienza e capacità,
perché milioni di operai non possono da soli affrontare le
difficoltà, quindi il partito costituisce per il proletariato una
sorta di stato maggiore
CM
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