Ieri
vari giornali locali riportavano una lettera di un operaio delle Ditte dell’Ilva,
inviata a Aldo Ranieri del Comitato liberi e pensanti: “ciao cataldo – scrive l’operaio - vedi in
che condizioni siamo arrivati a lavorare per non far sprigionare le polveri
adesso ce li respiriamo noi pure avendo la mascherina la 3m ci facciamo neri
anche sul corpo quando ci andiamo a fare la doccia sembra che abbiamo ancora la
tuta addosso, ti invio le foto che ti rendi conto non sono operaio ilva ma
ditta ci anno chiusi tutte le finestre si dalle scale che dove stanno i nastri
dove si fa la manutenzione, complimenti a quel genio che ha fatto questo
sistema io dico che in carcere si sta meglio almeno la si può aprire la
finestra per respirare ciao”.
Questa
lettera denuncia l’altra faccia della
medaglia di quanto sta accadendo in questo periodo, quello che succede in fabbrica agli operai, di cui ora nessuno, se
non lo slai cobas Ilva, parla, visto che i giornali e TV sono tutti impegnati a
rappresentare la diatriba tra Azienda, Ferrante e magistratura/custodi, a dare
voce ai rappresentanti del governo, ai sindacati filoaziendali e nessuno parla
degli operai. Cosa che avviene anche nel Comitato liberi e pensanti, dove se
parlano gli operai parlano da “cittadini”, e la massa degli operai viene in
generale vista come tutta passata ad una logica aziendalista perché vogliono che
la fabbrica non chiuda.
Tutti
si sono dimenticati che prima ed ora, quelli più colpiti non solo nelle
condizioni di lavoro, ma nella salute e nella stessa vita sono gli operai che 8
ore al giorno respirano, mangiano, polveri, diossina, veleni, ecc., e si
infortunano pure…
In
questi giorni, altri operai, dell’Acciaieria, hanno detto che i fumi rossastri,
anche dopo l’intervento dei custodi, continuano a uscire, ma anche qui
l’azienda per evitare che si vedano da fuori, li sprigiona all’interno elevando
al massimo il rischio per gli operai; dicono che la produzione nell’area a
caldo non solo continua, ma in alcuni giorni va tirata al massimo con operai
che arrivano a fare due turni – 16 ore – di lavoro. E se gli operai dell’Ilva subiscono,
quelli delle Ditte, molto più ricattati, subiscono il doppio.
Gli
stessi custodi giudiziari guardano al rispetto delle proprie competenze, non
guardano quello che accade agli operai come conseguenza.
A
fronte di questa situazione, la lettera dell’operaio delle Ditte esprime anche una
situazione di impotenza che vivono in fabbrica gli operai, i cui principali
responsabili sono i sindacati confederali, compresi delegati ed Rls.
Per
questo la risposta alla lettera: “Qualcuno dei sindacalisti o
dei Responsabili Lavoratori Sicurezza dell' ILVA, prenda in considerazione la
lettera...”, sembra della serie “fare dello spirito ad un funerale”. Non saremmo
arrivati a questo punto se almeno i delegati e gli RLS avessero funzionato!
Figurarsi oggi. Aldo Ranieri a cui la lettera è stata inviata questo lo sa bene, essendo stato, come ex delegato Fiom, uno dei "tre moschettieri" - come lui stesso si definisce - cioè una mosca bianca tra i delegati fim, uilm e anche fiom, e avendo verificato più recentemente quando stava nel cobas Ilva che solo la determinazione degli operai rompe il brutto andazzo sindacale.
D’altra parte il Comitato non può un giorno dire agli operai, come scrive in un volantino dato all’Ilva: “cancellatevi tutti dai sindacati…”, e un altro giorno chiamare i rappresentanti di questi sindacati a fare un mestiere che non hanno fatto prima e non possono fare ora.
D’altra parte il Comitato non può un giorno dire agli operai, come scrive in un volantino dato all’Ilva: “cancellatevi tutti dai sindacati…”, e un altro giorno chiamare i rappresentanti di questi sindacati a fare un mestiere che non hanno fatto prima e non possono fare ora.
Gli operai in fabbrica senza organizzazione,
lotta autonoma – che all’Ilva significa cobas per il sindacato di classe nelle
mani dei lavoratori - non possono
fare niente!
Su
questo tutti ci girano intorno. Ma è tempo di cambiare strada!
MC
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