lunedì 10 settembre 2012

pc 10 settembre - E GLI OPERAI IN ILVA?... CI PENSEREMO...


Ieri vari giornali locali riportavano una lettera di un operaio delle Ditte dell’Ilva, inviata a Aldo Ranieri del Comitato liberi e pensanti:  “ciao cataldo – scrive l’operaio - vedi in che condizioni siamo arrivati a lavorare per non far sprigionare le polveri adesso ce li respiriamo noi pure avendo la mascherina la 3m ci facciamo neri anche sul corpo quando ci andiamo a fare la doccia sembra che abbiamo ancora la tuta addosso, ti invio le foto che ti rendi conto non sono operaio ilva ma ditta ci anno chiusi tutte le finestre si dalle scale che dove stanno i nastri dove si fa la manutenzione, complimenti a quel genio che ha fatto questo sistema io dico che in carcere si sta meglio almeno la si può aprire la finestra per respirare ciao”.

Questa lettera denuncia l’altra faccia della medaglia di quanto sta accadendo in questo periodo, quello che succede in fabbrica agli operai, di cui ora nessuno, se non lo slai cobas Ilva, parla, visto che i giornali e TV sono tutti impegnati a rappresentare la diatriba tra Azienda, Ferrante e magistratura/custodi, a dare voce ai rappresentanti del governo, ai sindacati filoaziendali e nessuno parla degli operai. Cosa che avviene anche nel Comitato liberi e pensanti, dove se parlano gli operai parlano da “cittadini”, e la massa degli operai viene in generale vista come tutta passata ad una logica aziendalista perché vogliono che la fabbrica non chiuda.

Tutti si sono dimenticati che prima ed ora, quelli più colpiti non solo nelle condizioni di lavoro, ma nella salute e nella stessa vita sono gli operai che 8 ore al giorno respirano, mangiano, polveri, diossina, veleni, ecc., e si infortunano pure…

In questi giorni, altri operai, dell’Acciaieria, hanno detto che i fumi rossastri, anche dopo l’intervento dei custodi, continuano a uscire, ma anche qui l’azienda per evitare che si vedano da fuori, li sprigiona all’interno elevando al massimo il rischio per gli operai; dicono che la produzione nell’area a caldo non solo continua, ma in alcuni giorni va tirata al massimo con operai che arrivano a fare due turni – 16 ore – di lavoro. E se gli operai dell’Ilva subiscono, quelli delle Ditte, molto più ricattati, subiscono il doppio.

Gli stessi custodi giudiziari guardano al rispetto delle proprie competenze, non guardano quello che accade agli operai come conseguenza.

A fronte di questa situazione, la lettera dell’operaio delle Ditte esprime anche una situazione di impotenza che vivono in fabbrica gli operai, i cui principali responsabili sono i sindacati confederali, compresi delegati ed Rls.

Per questo la risposta alla lettera: “Qualcuno dei sindacalisti o dei Responsabili Lavoratori Sicurezza dell' ILVA, prenda in considerazione la lettera...”, sembra della serie “fare dello spirito ad un funerale”. Non saremmo arrivati a questo punto se almeno i delegati e gli RLS avessero funzionato! Figurarsi oggi. Aldo Ranieri a cui la lettera è stata inviata questo lo sa bene, essendo stato, come ex delegato Fiom, uno dei "tre moschettieri" - come lui stesso si definisce - cioè una mosca bianca tra i delegati fim, uilm e anche fiom, e avendo verificato più recentemente quando stava nel cobas Ilva che solo la determinazione degli operai rompe il brutto andazzo sindacale.
D’altra parte il Comitato non può un giorno dire agli operai, come scrive in un volantino dato all’Ilva: “cancellatevi tutti dai sindacati…”, e un altro giorno chiamare i rappresentanti di questi sindacati a fare un mestiere che non hanno fatto prima e non possono fare ora.

Gli operai in fabbrica senza organizzazione, lotta autonoma – che all’Ilva significa cobas per il sindacato di classe nelle mani dei lavoratori - non possono fare niente!

Su questo tutti ci girano intorno. Ma è tempo di cambiare strada!
MC

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