venerdì 14 settembre 2012

pc 14 settembre - ILVA: "...SE SI CANCELLA LA CLASSE OPERAIA, SI CANCELLEREBBE LA SPERANZA DI UN CAMBIAMENTO VERO DEL NOSTRO PAESE..."

Oggi l'Ilva è la più grossa concentrazione operaia del paese, capace se agisse come classe di avere una forza collettiva che potrebbe cambiare e determinare i fatti più importanti del nostro paese.
Come è accaduto in passato, sempre la classe operaia quando ha svolto con le sue lotte il suo ruolo di avanguardia ha pesato negli avvenimenti sociali, politici, complessivi. Si pensi agli scioperi nel '43 che iniziarono a determinare la caduta del fascismo iniziando a rompere il consenso, e con l'ingresso degli operai nella lotta già iniziata dai partigiani, il corso degli eventi accelerò bruscamente. Lo stesso accadde durante la restaurazione del capitalismo dopo la caduta del regime, contro cui la classe operaia condusse una dura lotta; il capitalismo riuscì ancora una volta a vincere perchè il Pci era diventato revisionista, ma furono ancora gli operai delle magliette a strisce che, quando la DC cercò di ripristinare un controllo dello stato reazionario chiamando al governo il MSI, a Genova si ribellarono e fermarono quel tentativo.
Ancora negli anni 70, in cui il moto rivoluzionario ripropose la necessità storica di un nuovo partito che riprendesse la strada della resistenza, con l'autunno caldo, condotto dagli operai delle grandi concentrazioni di fabbrica, il vento forte della classe operaia soffiò sulla società e influenzò anche i gruppi rivoluzionari.
Anche al sud il cuore del processo furono le grandi fabbriche, come l'Italsider di Bagnoli. Anche a Taranto gli operai, dell'allora fabbrica giovane, Italsider, parteciparono agli scioperi, lottando non solo per rivendicazioni salariali, ma anche ponendo le questioni della difesa della salute in fabbrica e dell'ambiente. Queste lotte influenzarono anche settori di democratici, medici; dal loro impulso nacque per esempio Medicina Democratica, ecc.
Dal declino e sconfitta operaia alla Fiat degli anni 80, con l'arresto delle avanguardie e il successivo licenziamento di massa, è iniziato il processo di cancellazione delle conquiste degli anni 70, processo la cui coda vediamo ancora oggi.

Tutto comincia e finisce nella grande fabbrica. Se questa non c'è, se non c'è la concentrazione, non si ha la possibilità di aggregare una forza collettiva, e la classe operaia è priva della possibilità di incidere sulla storia.

Questo è il problema che avremmo a Taranto, se fosse cancellata la grande fabbrica. Non si chiuderebbe solo una fabbrica, ma si cancellerebbe la classe operaia, e con essa la speranza di un cambiamento, che esiste finchè esiste una classe operaia che trasformandosi può raggiungere la forza che può cambiare tutta la società. Se chiudono Fiat e Ilva, cambia il tipo di paese in cui lottiamo, ci ritroveremmo in un altro tipo di paese.
Perciò non si tratta di difendere uno stabilimento, ma l'intera possibilità di cambiare la società, che si può fare solo con la rivoluzione, possibile solo se esiste una classe operaia, un suo partito, un sindacato di classe, una forza combattente.
Tutte le illusioni sulla possibilità di cambiare un sistema di produzione capitalista che per i suoi profitti produce sfruttamento, insieme a malattie e morte, per decreto dei giudici che cancellino le fabbriche inquinanti, sono sciocchezze.

Senza organizzazione autonoma, lavoro autonomo, la classe non ha possibilità di cambiare il suo futuro. Queste possibilità si chiamano partito comunista rivoluzionario e sindacato di classe.
Non basta schierarsi dalla parte della classe operaia, occorre difendere il partito e il sindacato come strumenti necessari degli operai perchè la classe vinca. Chi lo vuole negare è per affermare il suo partito, la sua organizzazione, negando alla classe operaia il suo partito, della serie: tutti possono avere organizzazione propria, meno gli operai...

Questa è la battaglia che come Proletari comunisti – Pcm stiamo facendo a Taranto nella grande vicenda Ilva e che stiamo facendo anche a livello nazionale.
Sono proprio gli avanzamenti che la grande industria produce che pongono le condizioni per risolvere a monte i problemi, a patto però che si elimini come legge che determina il funzionamento delle fabbriche e della società, quella del profitto.
Siamo in controtendenza per ristabilire la realtà dei fatti, attraverso una concezione materialistico dialettica. Serve una critica globale, su tutti gli aspetti, all'interno della coscienza che dentro questo sistema non c'è soluzione.

(dal seminario di proletari comunisti - agosto 2012) 


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