Oggi
l'Ilva è la più grossa concentrazione operaia del paese, capace se agisse come classe di
avere una forza collettiva che potrebbe cambiare e determinare i
fatti più importanti del nostro paese.
Come
è accaduto in passato, sempre la classe operaia quando ha svolto con
le sue lotte il suo ruolo di avanguardia ha pesato negli avvenimenti
sociali, politici, complessivi. Si pensi agli scioperi nel '43 che
iniziarono a determinare la caduta del fascismo iniziando a rompere
il consenso, e con l'ingresso degli operai nella lotta già iniziata
dai partigiani, il corso degli eventi accelerò bruscamente. Lo
stesso accadde durante la restaurazione del capitalismo dopo la
caduta del regime, contro cui la classe operaia condusse una dura
lotta; il capitalismo riuscì ancora una volta a vincere perchè il
Pci era diventato revisionista, ma furono ancora gli operai delle
magliette a strisce che, quando la DC cercò di ripristinare un
controllo dello stato reazionario chiamando al governo il MSI, a
Genova si ribellarono e fermarono quel tentativo.
Ancora
negli anni 70, in cui il moto rivoluzionario ripropose la necessità
storica di un nuovo partito che riprendesse la strada della
resistenza, con l'autunno caldo, condotto dagli operai delle grandi
concentrazioni di fabbrica, il vento forte della classe operaia
soffiò sulla società e influenzò anche i gruppi rivoluzionari.
Anche
al sud il cuore del processo furono le grandi fabbriche, come
l'Italsider di Bagnoli. Anche a Taranto gli operai, dell'allora
fabbrica giovane, Italsider, parteciparono agli scioperi, lottando
non solo per rivendicazioni salariali, ma anche ponendo le questioni
della difesa della salute in fabbrica e dell'ambiente. Queste lotte
influenzarono anche settori di democratici, medici; dal loro impulso
nacque per esempio Medicina Democratica, ecc.
Dal
declino e sconfitta operaia alla Fiat degli anni 80, con l'arresto
delle avanguardie e il successivo licenziamento di massa, è iniziato
il processo di cancellazione delle conquiste degli anni 70, processo
la cui coda vediamo ancora oggi.
Tutto
comincia e finisce nella grande fabbrica. Se questa non c'è, se non
c'è la concentrazione, non si ha la possibilità di aggregare una
forza collettiva, e la classe operaia è priva della possibilità di
incidere sulla storia.
Questo
è il problema che avremmo a Taranto, se fosse cancellata la grande
fabbrica. Non si chiuderebbe solo una fabbrica, ma si cancellerebbe
la classe operaia, e con essa la speranza di un cambiamento, che
esiste finchè esiste una classe operaia che trasformandosi può
raggiungere la forza che può cambiare tutta la società. Se chiudono
Fiat e Ilva, cambia il tipo di paese in cui lottiamo, ci ritroveremmo
in un altro tipo di paese.
Perciò
non si tratta di difendere uno stabilimento, ma l'intera possibilità
di cambiare la società, che si può fare solo con la rivoluzione,
possibile solo se esiste una classe operaia, un suo partito, un
sindacato di classe, una forza combattente.
Tutte
le illusioni sulla possibilità di cambiare un sistema di produzione
capitalista che per i suoi profitti produce sfruttamento, insieme a
malattie e morte, per decreto dei giudici che cancellino le fabbriche
inquinanti, sono sciocchezze.
Senza
organizzazione autonoma, lavoro autonomo, la classe non ha
possibilità di cambiare il suo futuro. Queste possibilità si
chiamano partito comunista rivoluzionario e sindacato di classe.
Non
basta schierarsi dalla parte della classe operaia, occorre difendere
il partito e il sindacato come strumenti necessari degli operai
perchè la classe vinca. Chi lo vuole negare è per affermare il suo
partito, la sua organizzazione, negando alla classe operaia il suo
partito, della serie: tutti possono avere organizzazione propria,
meno gli operai...
Questa
è la battaglia che come Proletari comunisti – Pcm stiamo facendo a
Taranto nella grande vicenda Ilva e che stiamo facendo anche a
livello nazionale.
Sono
proprio gli avanzamenti che la grande industria produce che pongono
le condizioni per risolvere a monte i problemi, a patto però che si
elimini come legge che determina il funzionamento delle fabbriche e
della società, quella del profitto.
Siamo
in controtendenza per ristabilire la realtà dei fatti, attraverso
una concezione materialistico dialettica. Serve una critica globale,
su tutti gli aspetti, all'interno della coscienza che dentro questo
sistema non c'è soluzione.
(dal seminario di proletari comunisti - agosto 2012)
(dal seminario di proletari comunisti - agosto 2012)
Nessun commento:
Posta un commento