Il lupo perde il pelo ma non il vizio: la ThyssenKrupp persiste nel suo comportamento arrogante e ricattatorio.
Anziché fare un passo indietro e ammettere le proprie responsabilità, ormai chiarissime, le scarica sulla sentenza (assolutamente commisurata alla gravità dei fatti e dei reati contestati) emessa dalla Corte d’Assise, ritenuta “troppo dura”, e sui lavoratori ternani, definendo le pene accessorie eccessivamente “punitive” e dalle conseguenze “preoccupanti” per la ricaduta occupazionale, ora messa in discussione.
Non accettiamo la logica della “guerra fra poveri” fra lavoratori: esprimiamo quindi la massima solidarietà ai lavoratori di Terni (ma non al sindacato ternano…che ancora non si è accorto della strage del 2007 a Torino? come già avvenuto durante la dura vertenza del magnetico nel 2005 affrontata dai lavoratori ternani per cui facemmo allora diversi scioperi, mentre a Terni le Rsu e le OO.SS. Fim-Fiom-Uilm, non ne proclamarono nemmeno uno per la nostra vertenza nella primavera del 2007, che pur decretò la chiusura dello stabilimento di Torino.
Così come non accettiamo il coro di voci, giunto da più parti, che minimizza le responsabilità dell’Azienda e la condotta degli imputati “prima e durante” il processo.
In questo senso sono sconcertanti le dichiarazioni e le finalità strumentali a cui si vuole sottointendere (facendo sponda all’Azienda rispetto all’eventualità di un disimpegno in Italia da parte di TK, assolutamente fantasiose e pretestuose rilasciate dal Sindaco di Terni e dal Presidente della Provincia di Terni, che respingiamo su tutta la linea e piuttosto invitiamo ad occuparsi del rappresentare al meglio gli interessi dei Cittadini da loro amministrati e non aspettarsi pacche sulla spalla dal management TK o chissà altro….diversamente dovremmo pensare, rispetto alle Istituzioni ternane, a quanti cittadini/lavoratori della territorio sarebbero disposti a “sacrificare ed immolare” dentro lo stabilimento di Terni di TK!!!
Ricordiamo per chi se ne fosse dimenticato inoltre, che TK Italia deve risarcire lo Stato Italiano di circa 50 milioni di euro per infrazioni delle regole comunitarie, dal 2007 sanzionata per cui, nell’ interesse dei cittadini di Terni, sarebbe auspicabile oltreché doveroso che gli Enti locali ternani si attivino verso il Governo per applicare l’esazione di tale sanzione per investirla sul proprio territorio.
Se vi è stata una particolare attenzione da parte dei media sulla vicenda ThyssenKrupp, fino a farla diventare una questione politica, non vanno dimenticati il costante impegno e la mobilitazione dei familiari delle vittime, degli operai torinesi, dell’opinione pubblica e della società civile, che mai hanno fatto calare l’attenzione su una vicenda così drammatica e dolorosa non solo per Torino ma per tutto il Paese. Neppure si possono tralasciare e ignorare: le gravissime carenze della sicurezza all’interno dello stabilimento, che hanno poi portato alla morte atroce dei nostri 7 compagni di lavoro (ed esponendo altri al rischio di fare la stessa terribile fine) che gli imputati hanno da subito cercato di occultare ricorrendo alle false testimonianze di una decina di ex lavoratori, assortiti tra
Quadri/Impiegati ed Operai ( per i quali verrà istruito un nuovo processo); il nuovo filone d’inchiesta per 4 ispettori Asl, che avvertivano preventivamente l’Azienda dei controlli; il rinvio a giudizio di 4 testimoni della difesa per i reati di falsa testimonianza e omicidio colposo; il vergognoso ricatto perpetrato a danno dei lavoratori, ricollocati solo a patto di accettare “volontariamente” la rinuncia dalla costituzione di Parte Civile nel procedimento (80 operai così esclusi dalla costituzione di Parte Civile); la discriminazione adottata nei confronti degli ultimi
13 lavoratori ancora in cassa integrazione (quasi tutti costituiti Parte Civile nel processo), mai ricollocati dall’Azienda e dagli Enti locali come invece avvenuto per altri operai, nessuno dei quali costituito nel processo.
Nonostante le gravissime colpe accertate prima e durante il processo gli imputati sono ancora a piede libero, come se nulla fosse. Useranno ancora questo lasso di tempo prima del processo di Appello per cercare di inquinare ulteriormente le prove?
Un imprenditore e/o un’azienda che si definiscono perbene non hanno nulla da temere da questa sentenza: semmai è una esortazione a fare ancora di più per quanto riguarda la sicurezza sul lavoro, visto il numero inquietante di morti, infortuni, invalidi da lavoro e colpiti da malattie professionali nel nostro Paese, che ci relega agli ultimi posti in Europa in fatto di sicurezza e tutela della salute nei luoghi di lavoro. Chi interpreta questa sentenza, che dovrebbe ridare speranza ai lavoratori e
far riflettere gli imprenditori, in maniera negativa, è in malafede, così come il tentativo di delegittimarla, disonorando la memoria delle vittime e la terribile sofferenza patita dai familiari.
Anche gli operai, mandati in guerra senza che venisse detto loro, pretendono giustizia: che i risarcimenti ottenuti dagli Enti locali costituiti come Parti Civili nel processo vengano utilizzati per creare nuovi posti di lavoro per tutti quelli che, come noi, hanno dovuto subire simili ingiustizie.
Torino, 19 aprile 2011
Associazione Legami d’Acciaio Onlus
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