Tratto dal numero 5 in uscita della rivista marxista-leninista-maoista "La Nuova Bandiera:
Il 3 novembre Susanna Camusso è stata nominata nuova segretaria della Cgil.
Non si era mai visto nella Cgil, e né si vede perfino nella cisl e nella uil i cui dirigenti sono espliciti servitori dei padroni quasi a prescindere, che l'investitura del nuovo segretario avvenisse così sfacciatamente all'insegna della sponsorizzazione plebiscitaria dei padroni.
La sponsorizzazione è cominciata in maniera esplicita in piena esplosione del caso Fiat e del piano Marchionne a Pomigliano. E' lì che si è cominciato a dire e scrivere che i padroni puntavano sulla Camusso per ridurre alla ragione la Fiom e riportare al tavolo la Cgil. Se ne ripercorreva l'iter e il percorso storico per dimostrare che era “l'uomo giusto al posto giusto”.
Ci poteva essere chiaramente molto strumentalismo, anche i padroni sanno usare la tattica, ma certamente la Camusso è entrata subito nel ruolo e ha offerto la sponda giusta. E' qui che l'entusiasmo dei padroni è cresciuto, e questa che era fino a qualche mese fa una oscura signora è divenuta gettonatissima su tutti i giornali, anche quelli di costume e di colore, con entrata in campo perfino dei cosiddetti “femminili”.
Questo sarebbe più eloquente di ogni discorso, ma è bene entrare più nel contesto degli argomenti.
Il giorno dei salutari fumogeni a Bonanni, con il cadavere ancora caldo del contratto nazionale ucciso dalla Federmeccanica, Sole 24ore dedica pressoché un'intera pagina alla Camusso. L'obiettivo, volontario o involontario, è di cucire addosso al personaggio il vestito giusto. “Dalla Bovisa alla guida Cgil: una vita fuori dall'ideologia”, questo il ritratto di “una donna leader”.
Si sa che i padroni quando parlano di ideologia non è all'idea che guardano ma alla sostanza. Ideologia è ritenere che la società sia divisa in classi, che ci sia la lotta di classe, e in campo sindacale questo significa che gli interessi dei padroni e degli operai sono contrapposti, decisi di volta in volta dai rapporti di forza. Ma ideologia significa anche avere una prospettiva, che quella dei padroni è l'eternalizzazione del sistema del capitale, quella degli operai è il superamento di questo sistema.
Quindi, è evidente che descrivere il cammino della Camusso come un cammino in questa direzione, è considerare che possa essere la persona giusta ad eliminare dalle fila del sindacato, del movimento dei lavoratori ogni, per così dire, residuo di questa ideologia.
Un burocrate importante, Onorio Rosati, segr. della Camera del Lavoro di Milano dichiara: “Lei è la scelta giusta per migliorare le relazioni industriali nel nostro paese... Con la Camusso sarà possibile un confronto con tutte le parti per avere più contrattazione, formulare un nuovo patto sociale che contempli sia la produttività, sia la difesa dei posti di lavoro”.
Nella definizione che ne fa Rosati come si vede manca sia la parola “diritto” sia la parola “conflitto”, per cui ne viene di conseguenza che c'è un solo modo di intendere questo nuovo patto sociale che “contempli sia la produttività sia la difesa dei posti di lavoro”, il piano Marchionne per Pomigliano.
Ma è altrettanto interessante la descrizione della Camusso che fa un luminare sociologo dirigente della Cisl, Bruno Manghi che la conosce sin dall'inizio, all'Università della Statale nel '75:
“Dopo aver fatto amicizia mi confidò con semplicità che ultimati gli studi in Lettere e Filosofia avrebbe desiderato passare a tempo pieno al sindacato”. Ora, certo il '75 non è il '68 un po' di acqua era passata sotto i ponti, l'Università della Statale non era più quella di una volta, ma trovare chi nel movimento studentesco avesse come massima spirazione di carriera quella di entrare nel sindacato – senza passare né dalla fabbrica e forse neanche dal lavoro – significava essere una burocrate in carriera ante litteram, una vera pioniera del genere.
Manghi le dice a quel punto che non è il caso che venga in quel momento nella Cisl che era in fibrillazione – la Fim lombarda era quel sindacato operaio dell’industria, un po' anomalo nel panorama generale della Cisl, che poi darà vita a quella autonomizzazione/scissione che sarà la Fim lombarda, poi Flmu di Tiboni. Manghi comprende che è altrove che la signorina va indirizzata. E dove se non nella componente socialista, allora craxiana della Cgil Lombardia?
Prosegue il racconto di Manghi: “alla fine dopo alcuni abboccamenti con diverse realtà fu introdotta in pianta stabile nella Fiom nella componente socialista”. Scrive sempre il giornale Sole 24ore: “L'affiliazione socialista ed il pragmatismo lombardo le risparmiano qualunque fascinazione ancora presente in parte della Fiom di matrice comunista verso un'idea di sindacato come palestra per allenare i lavoratori alla lotta di classe”.
Un altro dirigente della Cgil spiega: “Ha una capacità tattica di creare rapporti trasversali. Ha un forte legame con i cattolici di Cisl e Acli. Non è mai stata comunista, né ha mai pensato alla convergenza dell'azione tra attività sindacale e politica”. Naturalmente, decodificando le parole: si chiama “tattica” la capacità di un sindacalismo senza scrupoli, e “nessuna convergenza tra attività sindacale e politica” la risibile formulazione di chi fin dall'inizio è entrata nel sindacato per mano dei politicanti craxiani.
Ma il ruolo avuto dalla Camusso durante il periodo della sua presenza nel gruppo dirigente Fiom nella vertenza Fiat e nel settore auto, è stato il momento nero della sua carriera, non solo la Fiom ma gli operai la cacciano per aperta connivenza con la Fiat. Sembra essere la fine della sua carriera. Ma qui riesce a trovare un nuovo nume tutelare, Cofferati, che la fa diventare segretaria generale della Cgil della Lombardia.
E lì che comincia la nuova irresistibile ascesa della signora, a cui giova anche un’incursione con lo stesso sistema nel movimento delle donne. La fase di “Usciamo dal silenzio” viene dalla Camusso utilizzata con abilità per ritoccare il look della sua carriera, facendosi passare anche per "femminista".
“Oggi – dice il Sole 24ore – tra relazioni nuove e vecchie la Camusso può contare su un ventaglio che va da Pierluigi Bersani, Rosy Bindi, Enrico Letta a Giulio Tremonti, Gianni Letta e Maurizio Sacconi...”.
Il suo riferimento costante è l'economia nazionale, la classe dirigente, il nuovo modello di produttività e competitività, la proposta di un modello sindacale partecipato alla “tedesca”. Rispetto al piano Marchionne, la proposta è quella di “mettere in campo una nuova sfida su che cosa vuol dire oggi produttività, utilizzo dell'impianto, rapporto con l'occupazione, l'innovazione, la formazione”. Affianca, poi, la Confindustria nella lotta all'evasione.
Alla domanda finale: ”Lei sarà la prima donna alla guida della Cgil, esiste uno specifico punto di vista femminile sull'economia e sul lavoro?”. La Camusso risponde: “Tutte le donne hanno due caratteristiche comuni. L'abitudine ad occuparsi di economia di base, a tenere insieme i conti, spesa e risparmio (si tratta dell' “economia domestica” - ndr), e questa è una della grandi forze del nostro paese. La seconda è la capacità di trovare comunque le soluzioni”.
Qui si sposano bene i due lati, del riformismo e della fase cosiddetta “femminista” della Camusso, in cui delle donne è preso proprio il lato che ne fa per la borghesia un pilastro del sistema, il sistema del capitale, dell'eternità della sua gestione, del ruolo subordinato dei lavoratori e dell'eterna oppressione, doppia per le donne, condivisa e partecipata.
Per questo ora bisogna tornare all'assunto iniziale. La Camusso è la persona giusta, la donna giusta per il ruolo che il capitale assegna alla Cgil nella fase del fascismo padronale..."
Questo articolo è parte dello Speciale Fiat "Fiat le armi della critica contro il fascismo padronale", scritto principale del n.5 de La Nuova Bandiera
Per richiedere tutta la rivista: ro.red@libero.it
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