Scrive Guido Viale su Il Manifesto “Le mamme vulcaniche hanno vinto. Berlusconi, Bertolaso, la loro corte dei miracoli hanno perso. Ha vinto la lotta dura. Cortei e manifestazioni a ripetizione non avevano ottenuto niente, quando sono bruciati i compattatori, Terzigno è balzata al centro dell'attenzione. Un brutto precedente per il governo; un'indicazione ineludibile per chi ha delle rivendicazioni da portare avanti”.
Noi condividiamo la sostanza di questo ragionamento, ma vanno fatte molte precisazioni.
Primo. La lotta delle popolazioni ha ottenuto un risultato soltanto parziale. Sarebbero le stesse 'mamme vulcaniche' a dirlo a Guido Viale se avesse la compiacenza di andarle a trovare nella lotta che prosegue e non parlasse solo dagli schermi televisivi o dalla prima pagina de Il Manifesto. Il governo ha dovuto fare un passo indietro, forse semplicemente tattico, su cava Vitiello e forse anche Serre; ma a Giugliano gli scontri sono proseguiti così come i blocchi e le altre iniziative di lotta. Guai se le masse vesuviane, da Terzigno a Boscoreale, ecc., fermassero la loro lotta; la manifestazione di sabato non ha certo espresso questa posizione.
Secondo. Anche a Terzigno vi sono stati cortei e manifestazioni ma il carattere di rivolta, la resistenza alla polizia, i blocchi dei compattatori, gli attacchi alle forze dell'ordine, gli incendi di macchine e camion, sono stati quelli che hanno permesso di far fare un passo indietro a governo e alle stesse forze dell'ordine...
..il valore aggiunto. “Camorristi, infiltrazioni di antagonisti, ecc. ecc.”, leggende nere, per negare il naturale intreccio di forme pacifiche e forme non pacifiche di lotte che ogni rivolta sentita delle popolazioni esprime, a Terzigno in questo caso, in altri casi in altri territori, e che ne fanno la forza.
noi comunisti dobbiamo valorizzare e difendere le rivolte popolari dagli avvoltoi dell'opposizione parlamentare e dalla sinistra opportunista. Questo vale tuttora a Terzigno e altrove.
C'era stata un'altra rivolta in occasione della precedente crisi dei rifiuti, ma quandola rivolta si è sostanzialmente acquietata e poi fermata, anche grazie all'uso dell'esercito; governo, Enti locali, industria capitalista dei rifiuti e della camorra hanno ripreso in mano la situazione e l'hanno riportata a questo secondo appuntamento.
Ma una rivolta prolungata non può contare solo sulla spontaneità popolare, né tantomeno sull'organizzazione popolare così com'è. E su questo c'è tanto da fare, però è quello che si deve fare.
Terzo. E' vero bisogna portare il messaggio di Terzigno in tutti i momenti di lotta e in particolare in quelli che possono essere centrali nella lotta di classe attuali e prima di tutto nelle fila operaie e in particolare nel dopo 16 ottobre dei metalmeccanici.
Noi riteniamo che gli operai nelle fabbriche in lotta e l'insieme del movimento espresso con la manifestazione del 16 non possano fermare la marcia di padroni e governo, né ottenere nulla neanche parzialmente, se non assume le dimensioni della rivolta. Certo una rivolta operaia e classista non è esattamente una rivolta popolare contro le discariche, qui il suo centro è il territorio, nell'altra il suo centro sono le fabbriche e da lì si estende al territorio e ai centri del potere dei padroni e del governo. Ma anche qui bisogna bloccare, bruciare per così dire "cassonetti e copertoni", attaccare, se si vuole realmente lottare per vincere, e non elemosinare un atteggiamento meno duro di padroni e governo.
Chiunque non dice e lavora per questo, inganna i lavoratori, e gli stessi operai e lavoratori ingannano e illudono sé stessi, non imparano mai dall'esperienza.
Si sta pagando tuttora a caro prezzo un messaggio sbagliato venuto dalla lotta degli operai dell'Innse e sfociata nella , strombazzata, della cosiddetta “Isola dei cassintegrati”.
All'Innse c'è stata una lotta tenace e classista che ha utilizzato una forma, per altro realizzata con tecniche di azione offensiva non difensiva e con un certo grado di coscienza politica di classe, che ha portato al risultato di sventare la chiusura, creando anche un fronte di sostegno intorno ad essa. Tutto il resto di iniziative, al di là della forma che hanno assunto, sono guidate da ben altre visioni, volte alla visibilità, al pietismo, all'interessamento dei mass media e delle Istituzioni, in sostituzione della lotta vera, dell'attacco ai padroni che licenziano, incamerano profitti e che vogliono realizzare fabbriche lager.
Qui c'era l'esempio venuto dalla Francia che vale di più di “un'isola di cassintegrati” e della sua ideologia patetica, portata anche qui da sindacalisti “buoni” e riformisti di varia specie.
Il Fatto oggi 31 ottobre scrive: “Dimenticati all'Asinara. Dopo 246 giorni di protesta gli operai sardi si sentono sempre più abbandonati dal governo, e... sta arrivando l'inverno”. Nell'articolo si scrive: “si sono persino create dinamiche da reality. Sono usciti due diversi libri. Ci sono state lezioni magistrali all'Università...”. Ecco questo lo scrivono coloro che questi fenomeni li hanno appositamente creati, questa è la forma di lotta che non disturba i padroni.
Agli operai sardi, preferiamo i pastori sardi... Al di là della battuta, è questo il punto chiave nella lotta operaia ora. Chi non si pone su questa strada, anzi si pone alla coda del movimento esistente e come una pulce sulle spalle dell'elefante grida “avanti, avanti!”, è una mosca cocchiera dannosa rispetto ai compiti che come comunisti e avanguardie di classe abbiamo e ci dobbiamo assumere.
Non ci sono soltanto le rivolte di Terzigno e le lotte operaie del 16 ottobre. Napoli ieri ha offerto la visione di due manifestazioni, quella dei precari e studenti al mattino e quella delle popolazioni vesuviane. Rifondazione, Disobbedienti e altre componenti presenti in questi movimenti hanno presentato queste due manifestazioni come simili, per incanalarle nel loro discorso, quando, invece, sono state due manifestazioni differenti.
La prima è stata sostanzialmente una manifestazione modesta, scarsamente partecipata e scarsamente incisiva. E questo non certo per i partecipanti ad essa, per coloro che si sono sobbarcati i viaggi per esserci, sopratutto le delegazioni di precari della scuola, ma per l'ideologia e la politica. Abbiamo sentito degli appartenenti ai Disobbedienti e altriparlare e fare servizi d'ordini contro presenze esterne, “possibili incidenti”, raccontare questa manifestazione in termini epici e di cattiva letteratura, per nascondere la realtà di una linea e di una prassi perdente. E la similitudine con Terzigno sta nella volontà di mettere la stessa cappa e lo stesso deprimente vestito anche alle masse in lotta e alla loro rivolta.
Ecco queste ideologie e queste politiche sono negative per la lotta dei precari e movimento degli studenti. In queste realtà non è l'unità di tutti che bisogna cercare, ma la rottura, tra due linee e due prassi: una che assuma la necessità della prassi della lotta non pacifica e quella invece che la contrasta sublimandola nel linguaggio ma negandola nella realtà concreta.
Sosteniamo tutte le forze che scelgono la prima strada, combattiamo – apertamente, per favore! - le forze che scelgono la seconda strada.
proletari comunisti
1 novembre 2010
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