Nella vicenda di Pomigliano Susanna Camusso, quasi sicura nuova segretaria della Cgil, sta via via sempre più assumendo il ruolo di sponda per Marchionne, Sacconi, per far passare, nonostante l'esito negativo per padroni, governo, sindacati di regime, partiti del voto degli operai di Pomigliano al referendum, l'accordo fascista.
La Camusso ha una storia di “destra”, manifestata da sempre proprio alla Fiat, dove nel '96 fu estromessa dalla Fiom perchè altrimenti l'avrebbero cacciata, in modo molto più drastico, gli operai e le operaie di Mirafiori.
Ma in questi giorni è bene che si dica e venga fuori un'altra miserabile storia della Camusso
ANCHE LE DONNE CONOSCONO BENE QUANTO SIA DI DESTRA SUSANNA CAMUSSO.
Nel 2006 la Camusso si mette alla testa dell'organizzazione del movimento “Usciamo dal silenzio”, sorta all'inizio come spinta spontanea a fronte del nuovo attacco al diritto d'aborto di Chiesa e governo, ma che vedeva protagoniste principali donne della piccola/media borghesia, del femminismo filo istituzionale. La breve “fortuna” di “Usciamo dal silenzio” fu l'incontro con la necessità di una mobilitazione forte, grossa contro il clerico fascismo e questo produsse una grande manifestazione nel gennaio 2006 a Milano di più di 200 mila donne.
Questa grossa mobilitazione poteva e doveva avere miglior sorte. Ma la Camusso, con alcune sue “compagne”, pensò bene di adoperarsi per deviare subito questa esigenza di lotta a fini istituzionali/elettorali. Una penosa lettera ai candidati e candidate alle elezioni politiche del 2006 fu la sua risposta a un movimento delle donne che oggettivamente, e in alcuni aspetti anche soggettivamente, era antistituzionale. Giustamente l'organizzazione “Usciamo dal silenzio” fece una penosa fine.
Ma la Camusso ci ritenta per l'8 marzo del 2008, in cui ancora una volta questa signora prende carta e penna facendo appello alle donne, al movimento femminista – che nei giorni precedenti aveva organizzato una grande assemblea nazionale e si preparavano ad un 8 marzo di lotta – a mobilitarsi per l'8 marzo sotto le bandiere di cgil, cisl, uil, per cercare di mettere un cappello sulla lotta e l'autodeterminazione del nuovo movimento delle donne, attraverso una riaffermazione della delega ai sindacati confederali, alla via della trattativa, delle leggi, delle (contro)riforme, contrapposte alla lotta, alla ribellione e al protagonismo delle lavoratrici e delle donne in genere; le elezioni politiche si stavano nuovamente avvicinando e quindi la parola della “Uscita dal silenzio” doveva passare ai sindacati confederali, ai partiti parlamentari.
Con il movimento delle donne la Camusso non ha avuto fortuna ed è giustamente “tornata nel silenzio”.
Siamo sicure che anche tra i lavoratori e le lavoratrici di Pomigliano la Camusso non solo non avrà fortuna – e questo è abbastanza scontato - ma sarà cacciata, come anni fa a Torino, a “furor di operai e di operaie”.
Movimento femminista Proletario Rivoluzionario
27.6.10
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