Su chi ha votato No, i dati veri sono stati pubblicati quasi esclusivamente dal blog di Proletari comunisti - presi dai dati dello Slai cobas Pomigliano, e letti precisamente. Non si trovano in questa forma in nessun giornale, di destra, di centro e di sinistra. E già questo è eloquente di quanto sia poco digeribile il massiccio No operaio.
Ma prima di occuparci dei voti nostri, occupiamoci dei “mortacci” loro, della Fiom e della Cgil; perchè in realtà senza il voto Si della Cgil e della minoranza Fiom, il No avrebbe vinto anche nei numeri.
L'impegno della minoranza Fiom è stato davvero insistente e perfino ostentato. Non è un caso che trovi molto spazio sulle pagine de Il Sole 24 Ore:
“L'importante è non dare il destro a Marchionne per chiudere a Pomigliano. Poi discutiamo di tutto. Il Si alle urne è comprensibile sotto tanti punti di vista e non mi sento in contraddizione con la mia categoria - dice un esponente della Fiom - Le ragioni del Si che mi sento di supportare sono due: prima di tutto Marchionne non ci dà scelta, dato che ogni alternativa sarebbe di gran lunga peggiore. Il tipo di vita di molti impiegati e operai dopo due anni di cassintegrazione non ci permette di restare in cassa fino al 2012 (come se non resteranno lo stesso – ndr). Risolviamo questa situazione, siamo un grande sindacato in grado di rapportarsi con questa azienda trovando il punto di equilibrio. Facciamo vedere che sappiamo lavorare, che non siamo la vergogna dell'Italia industriale”.
E' sempre la minoranza Fiom che subito dichiara con il suo leader, che pesa per il 27%: “con il Si vincente la Fiom deve firmare l'accordo per presa d'atto confermando l'impegno a difendere i diritti che le leggi e la Costituzione attribuiscono ai lavoratori”.
Sarebbe naturale in un sindacato dei lavoratori che queste posizioni non avessero neanche diritto di parola. Invece No, queste posizioni, coperte dalla Cgil, hanno permesso che al referendum prevalesse il Si.
Questo lo diciamo soprattutto per smentire la favola in voga soprattutto a sinistra e anche nell'estrema sinistra che sia la Fiom il baluardo della resistenza operaia a Pomigliano e non invece l'anello debole e, per parte di essa, il cavallo di Troia.
Questi della Fiom, del Si, sono peggio di molti operai che hanno votato Si, i cui sentimenti sono espressi da alcune dichiarazioni operaie che è stato costretto a registrare anche Il Sole 24 Ore: “Dopo aver votato Si, mi sarei sputato in faccia”, ha detto più di un operaio uscendo dalla cabina elettorale.
Per fortuna gli operai hanno molta più coscienza e dignità di questi loro cosiddetti “rappresentanti” e in misura molto ma molto maggiore degli iscritti Fiom hanno respinto il ricatto.
Ed è straordinario e perfino bello che tra i lavoratori molte operaie che hanno votato No lo hanno apertamente rivendicato.
Natalia: “Non facimme mai festa. Marchionne mi ha insultato. In 15 anni di lavoro ho fatto una settimana di malattia... le male parole io non le accetto.. se si vuole produrre la Panda in Polonia o da noi, tirino fuori il motivo economico, costa meno farla là, non si tirino però fuori i comportamenti delle persone... Quando l'ho detto a mio marito, lui mi ha guardata strano, avrò anche sbagliato ma c'ho avuto molto gusto a scrivere una volta nella vita: No”.
Maria: “io non sono iscritta al sindacato. Ma un anno dopo aver disdetto la tessera mi sono ritrovata la trattenuta in busta paga per una nuova iscrizione mai richiesta. In fabbrica non mi fido di nessuno... Perchè ho votato No? I corsi di formazione non prevedono neanche il rimborso per la benzina... non condivido la decisione di sottrarci la pausa pranzo. E' ingiusto recuperare un problema tecnico dalla volontà degli operai con lo spazio risicato di un pasto...”
Scrive ancora Il Sole 24 Ore:”Di donne contro ce ne sono tante. Il loro voto si è sommato a quello dei giovani e ai duri e puri di Fiom e Slai cobas...”; “Anna Maria esprime il suo dissenso con grande proprietà di linguaggio: il No è espressione di orgoglio e dignità, c'è la libertà piena e la libertà condizionata. Noi a Pomigliano siamo in libertà condizionata”; Lina: “quando è arrivata la Fiat Sergio Marchionne ha dichiarato che eravamo i migliori, ora afferma che siamo tutti fannulloni. Noi vogliamo lavorare ma senza ricatto”.
Anche La Stampa registra: “Proprio sul fronte femminile si registrano le sorprese più significative”.
Il No si è riempito non solo tra le donne ma anche tra i giovani della protesta contro le condizioni di lavoro: “Me lo spieghino Marchionne, Fassino, Sacconi, Scalfari, come si riesce a fare il lavativo alla catena. Ma lo sanno come si lavora qui? Come ci si aliena, come si prendono le discopatie? Si viene abbruttiti dai ritmi e dai capi, come si viene ricattati, terziarizzati, messi in reparto-confino... dovrebbero informarsi prima di dirci di rinunciare alle pause, concedere 80 ore di straordinario, rinunciare allo sciopero o alla malattia... pretendono che firmiamo la resa”.
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