Istigazione a delinquere: in quale altro modo potremmo definire la pressione esercitata nella sostanza dalla Fiat, dai sindacati, dai partiti, dalla chiesa e da tutti coloro che hanno spinto gli operai di Pomigliano a votare sì sotto il ricatto del posto di lavoro, creando in tutti i modi una “opinione pubblica” favorevole a quello che hanno chiamato accordo: sì alle palesi violazione della Costituzione? Sì anche alle leggi sui riposi? Sì alla violazione dei contratti nazionali di lavoro?
Le affermazioni offensive di Marchionne contro gli operai sono una costante istigazione mentre cadono una dopo l’altra le “giustificazioni” su Pomigliano e sulla chiusura dello stabilimento di Termini.
Per gli operai di Termini, soprattutto dopo il voto a Pomigliano e l’esitazione della Fiat a far partire il progetto, infatti è diventato ancora più chiaro ciò che si nasconde dietro le chiacchiere della non produttività dello stabilimento, le infrastrutture che mancano ecc., o le chiacchiere sulla scelta di Pomigliano per “sensibilità sociale”, quando ci sono ragioni economiche nel trasferimento della Panda dalla Polonia e della nuova Ipsylon alla Polonia.
E non è stato un atteggiamento da istigazione a delinquere quello sulla partita dei mondiali?
C’era un accordo tra le Rsu e l’azienda a Termini Imerese sulla partita dell’Italia e la Fiat lo disdetta proprio all’ultimo momento per costringere gli operai allo sciopero e poi usare l’argomento dei fannulloni! La perfidia dei dirigenti Fiat è di lungo corso, ma per dare una risposta lo stesso giorno dell’inizio dell’ennesima settimana di cassa integrazione gli operai, con uno schiaffo morale a Marchionne e soci, hanno presidiato la fabbrica mentre andava in onda la partita dell’Italia ai mondiali di calcio: “vogliamo lavorare”! è questa la parola d’ordine della giornata, anche se fino a questo momento non si vede luce!
E i titoli dei giornali? Per citare solo il Giornale di Sicilia: “In quella fabbrica ricreazione finita”!
L’istigazione a delinquere è l’anima vera (nera) di questi padroni (cricche, furbetti, evasori, corrotti, guerrafondai ecc. ecc.) dei loro lacchè e del governo che egregiamente li rappresenta e li sostiene.
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