Il No operaio orgoglioso e massiccio al piano Fiat è stato un pugno in faccia all'arroganza fascista di padron Marchionne. E' stato il massimo che gli operai hanno potuto fare in una condizione in cui la scelta di votare delle forze dell'opposizione al piano impediva di fatto il boicottaggio.
Sia chiaro è la scelta di Fiom e slai cobas di dare indicazione di votare No che trasformava il boicottaggio in una sorta di schedatura, una scelta che comunque non condividiamo perchè il referendum andava delegittimato come strumento di espressione della volontà operaia, andava lasciato nudo e crudo nelle mani del padron e di fatto invalidato.
Ma nelle condizioni date il No è stato davvero superiore alle aspettative non solo della Fiat ma di tutti coloro che si sono schierati con padron Fiat, nonché dei corvi a sinistra che hanno seminato sfiducia negli operai, amplificato in termini disfattisti volente o nolente il messaggio ricattatorio della Fiat, per contribuire alla logica del “non c'è nulla da fare” che avrebbe sancito il trionfo di Marchionne. E invece non è andata come dicevano loro. Gli operai hanno detto No alla Fiat e a tutti costoro.
Dall'esito del voto coloro che sono stato meno colpito sono i sindacati firmatari, i quali convinti della loro minorità hanno sperato trepidanti nel sostegno di tutto l'ambaradan di stampa, Chiesa; questi, sotto la direzione militarizzata e un po' ridicola – vedi il Dvd del Direttore dello stabilimento, temevano il voto e comunque per loro il Si ha vinto. Possono sperare nella benevolenza del padrone e nel ringraziamento del sistema.
Il No è stato invece un colpo pesante, secco ai partiti della sinistra di Palazzo spudoratamente a favore del Si e al loro strumento principe nelle fila operaie, la Cgil, che proprio nelle ore del voto ha giocato tutte le sue fisches sul Si, non solo al fine di difendere gli interessi del capitale ma anche di sconfessare la linea della Fiom e procedere lungo la strada aperta dal Congresso che punta a ridimensionarla, commissariarla, non certo perchè abbiano davvero da temere dalla burocrazia maggioritaria di questo sindacato, ma quanto per il timore dell'abbandono di massa da parte degli operai e la necessità di avere nelle mani quel potere di controllo (tessere, diritto di sciopero, Rsu, permessi sindacali, 730, Cometa) che sono la vera base poi del monopolio sindacale anche in fabbrica.
E quindi appare poco mascherabile da parte dei dirigenti sindacali cgil il disappunto a fronte del No. Questo naturalmente si rileva non tanto dalle frasi fatte che qui e là sono apparse in televisione e in alcuni organi di stampa, quanto da alcune interviste-verità.
Un esempio chiaro di questo è l'intervista al segretario della Cgil campana, Michele Gravano che giustamente ha avuto lo spazio come intervista principale nel giornale della Confindustria del giorno dopo il voto.
La sintesi dell'intervista spiega già tutto: “Gravano rivendica il ruolo avuto dalla sua organizzazione per la vittoria del Si, sollecita l'azienda a lavorare per ampliare il consenso intorno al testo e chiede a Marchionne di procedere senza ripensamenti”. Gravano risponde alle domande dell'intervista: “Segretario è soddisfatto per l'esito del referendum? Se lo aspettava il No da un terzo dei lavoratori?” (è oltre un terzo, caro giornalista, anche se fai fatica perfino a pronunciarlo - ndr).
Gravano risponde: “Il risultato è positivo ma inferiore alle attese. Puntavamo ad una vittoria intorno al 70-75%, anche se non ci aspettavamo quel plebiscito atteso dall'azienda. Vorrei ricordare che il referendum è una grande occasione di democrazia... hanno votato in massa... ma è vero il No è andato al di là delle aspettative segnalando un problema al sindacato e soprattutto alla Fiat”. “Pensa che la Cgil abbia delle responsabilità per questa vittoria del Si inferiore alle aspettative?”. Risposta: “Come Cgil abbiamo contribuito all'affermazione dell'intesa per Pomigliano D'Arco anche se non siamo tra le organizzazioni sindacali. Ci siamo espressi per un Si con critica... abbiamo partecipato alle assemblee per difendere gli investimenti della Fiat perchè il lavoro è la priorità... Molti iscritti alla Cgil si sono espressi per il Si e anche tanti lavoratori della minoranza Fiom”.
Il giornalista a questo punto giustamente chiede: “E allora come mai il Si che sulla carta aveva all'incirca l'80% dei consensi, alla fine si è attestato al 63%?”. Gravano: “Credo che la marcia di sabato scorso sia stata un boomerang che ha indispettito gli operai” (ma non avevano partecipato 5 mila persone, con tanti lavoratori di Pomigliano, nella favola raccontata dalle televisioni? ndr), anche la discesa in campo dei capi ha prodotto l'effetto contrario a quello previsto...”.
Alla fine dice: “senza l'investimento Fiat esploderebbero le tensioni sociali”.
Sono già esplose Gravano e il No operaio è un segnale forte e chiaro.
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