mercoledì 30 giugno 2010

pc quotidiano 30 giugno - luglio 60 - una grande pagina da sfogliare, per guardare all'oggi

Il 30 giugno l'insurrezione di Genova fatta principalmente da operai e giovani per impedire il congresso del MSI voluto dal governo reazionario democristiano di Tambroni appoggiato dal Msi in parlamento, è la data culmine di un semestre di rinascita dell'antifascismo e della apparizione alla testa di esso della gioventù operaia alla prima esperienza di una grande lotta politica.
A 15 anni dalla Resistenza Pci e organizzazioni sindacali ufficiali erano divenuti i partiti della stabilizzazione capitalistica e della ricostruzione della democrazia borghese; pure esistendo una consistente contraddizione tra una base che aveva ben presente i valori dell'antifascismo, gli ideali del comunismo e un vertice e un apparato, una linea e un sistema di funzionamento che in nome della via parlamentare e dell'elettoralismo nulla aveva potuto per impedire il nuovo dominio della borghesia con il governo democristiano dei suoi alleati.
Questa stabilizzazione aveva spinto la borghesia a pensare che fosse possibile rovesciare il verdetto della storia.
La ribellione, in parte spontanea, ebbe il suo cuore a Genova, ma aveva visto battaglie importanti già a Livorno dal 19 al 22 aprile dove la popolazione era scesa in piazza contro i paracadutisti e si era scontrata ripetutamente con polizia e carabinieri: 37 i feriti, 78 gli arrestati, 199 i denunciati; scontri erano avvenuti anche a Milano il 29 aprile, a Bologna il 21 maggio.
Il governo Tambroni aveva mobilitato l'intero apparato repressivo, maggiore di quello di Scelba degli anni 48/50: 75 mila poliziotti, 180 mila tra carabinieri e Guardia di Finanza.
La rivolta di Genova inflisse una dura sconfitta a questo apparato. Il congresso del Msi fu sospeso all'ultimo momento quando fu chiaro che la rivolta popolare aveva assunto un carattere insurrezionale e non ci sarebbe stato alcun apparato di repressione in grado di fermarla.
Ma non ci fu solo Genova in quelle ore, in tante città e i proletari pagarono un tributo di sangue con la strage di Reggio Emilia. Ma grande fu la ribellione, come non ce ne sarà quasi più negli anni seguenti. In Sicilia, a Palermo 4 morti, un giovane disoccupato, un operaio comunista, un ragazzo della Fgci e una donna, dimostrano la violenza della repressione ma anche l'ampiezza della ribellione; così come a Catania e a Licata.
Le dimensioni del movimento costringono alle dimissioni il governo Tambroni. La borghesia cercherà un'altra via che si scontrerà e si misurerà con l'insorgenza del '68/'69.

A 50 anni non ci può bastare un ricordo, anche se è importante ricostruire la memoria storica soprattutto nelle fila proletarie della gioventù di oggi che non ne ha nessuna; una memoria storica che pure sarebbe importante perchè dal lato della borghesia nulla è realmente cambiato. Il governo attuale è un degno erede del governo Tambroni, anzi è culturalmente, politicamente più reazionario, allora si volevano richiamare in campo i fascisti, ora si vuole marciare in proprio verso un governo, un regime moderno fascista per difendere gli interessi di sempre: il grande capitale industriale e finanziario, il Vaticano, i ceti ad essi legati.
Ma dal nostro lato, dal lato del proletariato le condizioni sono davvero molto diverse e peggiori di quegli anni; l'antifascismo e gli ideali del socialismo e del comunismo sono oscurati, travisati e in parte cancellati nella coscienza comune di operai, masse proletarie e soprattutto giovani.
Ma allora come oggi non è cambiata la tappa per contrastare questo stato di cose: costruire il partito, il nuovo partito della classe operaia, in grado di essere comunista di tipo nuovo per conquistare e organizzare la gioventù operaia e proletaria che certo cova nel suo seno, a fronte di sfruttamento, precarietà, imbarbarimento, oppressione, le idee di rivolta e la volontà di trasformazione.
Costruire il partito per una nuova resistenza, una guerra popolare e proletaria che porti ad un'insurrezione, per spazzare via padroni e governo, questo Stato e questa società e costruirne una di livello superiore con i proletari al potere.
Il luglio '60 dimostra che per quanto grande sia la forza dello Stato i proletari e le masse sono in grado di combatterlo e sconfiggerlo.
Il luglio '60 è la seconda incompiuta della storia del movimento operaio e comunista del nostro paese, dopo la Resistenza antifascista e prima della terza, il movimento rivoluzionario del 68/69.
Questo ci indica che effettivamente le idee di rivolta non sono mai morte ma rinascono nel tempo e che da ogni tentativo fermato, sconfitto e poi rifluito, si impara e si costruiscono le armi ideologiche, politiche e organizzative per vincere.

proletari comunisti
30.6.10

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