mercoledì 30 giugno 2010

pc quotidiano 30 giugno - L'AQUILA, GLI AFFARI DEL VESCOVO

da: sommosprol@gmail,com

"Una srl della Curia per ricostruire"

Si chiama "Aquilakalo's", serve a garantire alla Chiesa una presenza
attiva nella ricostruzione della città dopo il terremoto. Alla
presidenza il vescovo ausiliare Giovanni D'Ercole, che ora dice: "Lascio
la presidenza, non voglio grane"
di ANTONELLO CAPORALE

L'AQUILA - "Aspettano i soldi, ma se non c'è il seme...". Il seme.
Un'idea, un piano di rinascita, un progetto di ricostruzione. La classe
politica aquilana non ce l'ha, la Chiesa sì. Idee chiare, cioè un master
plan, e strumenti innovativi per un vescovo: una società privata, una
srl, con il compito di costruire e vendere, chiedere finanziamenti e
concederne. Lottizzare, espropriare, partecipare ad affari con altre
società, ricevere naturalmente contributi statali, anche utilizzando
l'istituto della concessione, e - insomma - erogare servizi di "global
service".
Nata tre giorni prima di Natale dell'anno scorso "Aquilakalo's srl" ha
un capitale sociale di diecimila euro, la sede presso la Curia
arcivescovile e un presidente del consiglio di amministrazione che è il
vescovo ausiliare della città: Giovanni D'Ercole. Nel consiglio un
giovane sacerdote e un imprenditore locale. D'Ercole è il rappresentante
del Vaticano inviato a L'Aquila per garantire alla Chiesa la presenza
attiva nella ricostruzione della città, opera che non è stata ritenuta
alla portata dell'arcivescovo titolare, l'anziano Giuseppe Molinari.

E D'Ercole ci sta riuscendo. Ogni giorno i suoi uffici sfornano progetti
e piani di investimento. Indicano aree su cui costruire, terreni da
preservare. È un vescovo del fare: "Ho ancora tredici milioni da
spendere, sono soldi della Caritas, e il municipio non mi spiega, non
indica dove, non mi dà la possibilità di investirli per il bene della
comunità. Ho dato un ultimatum: entro giugno devono darmi le
autorizzazioni, altrimenti li rimando via". Nel master plan che la Curia
sotto la sua direzione ha prodotto (Piano strategico di restauro e
rifunzionalizzazione del centro storico) le idee fondanti della
rinascita sono stese attorno ad assi strategici e gli interessi
ecclesiastici delineati con chiarezza. "Quasi tutto il patrimonio
artistico è nostro". Chiese e monumenti, ma anche negozi, e case, e
terreni. Dunque e perciò: lottizzazioni e investimenti.

D'Ercole è giovane, a suo agio con la tv (ha condotto per anni in Rai un
programma religioso) e le pubbliche relazioni. Ora il grande passo:
l'attività immobiliare complessiva, un'attività quasi commissariale in
una città ancora stordita. Le carriole a testimoniare la protesta dei
residenti per l'inerzia della classe politica, i puntellamenti a
fotografare uno stallo incomprensibile. È questo il clima che consiglia
alla Curia di far da sola, avanzare anziché attendere. Una srl con cui
prendere le misure dei progetti e tenerli nelle proprie mani. La società
del vescovo. "Non è così, mi sono dimesso". Dimesso? Dalla visura
camerale non risulta, fino a tre giorni fa era lei il presidente. "Da
domani non lo sarò più". Domani vedremo. "Solo tre mesi sono stato alla
guida (sei, secondo le visure, ndr) e non ho intenzione di ritrovarmi
impelagato tra due o tre anni in qualche cosa".

La Curia adesso ha sede in un'area industriale, come una linda
fabbrichetta della periferia abruzzese. Al pian terreno si opera per il
bene comune. È un open space: "Venga, le mostro il nostro grande ufficio
tecnico". Geometri, ingegneri, architetti. Sviluppo edilizio, piani di
recupero, restauri, ma anche valorizzazioni fondiarie, piani
urbanistici. Preghiere e mattoni. Al primo piano c'è lui, D'Ercole: "Sa
quanta gente è passata in questa stanza offrendomi sponsorizzazioni?".
Si riferisce a imprenditori che si proponevano alla chiesa per prendersi
cura, gratuitamente, dei suoi edifici di culto? "Uno scambio: io ti
offro questo e tu un domani mi dai quest'altro. Ma non si può fare. Ci
sono le gare d'appalto, massima legalità e trasparenza. Così ci siamo
dotati di questa società di servizi, consigliati da persone competenti.
Anche altre diocesi lo fanno". Non s'era mai visto un vescovo a
presiedere una srl. "Io mi dimetto, lascio". Lascia a chi? "A un
sacerdote. È chiaro che il controllo resta qui dentro. Adesso ci stiamo
specializzando nella diagnostica ingegneristica".

Idee avanzate. "Tre miliardi e mezzo, ed è una cifra sottostimata, la
valutazione dei nostri beni da ricostruire. È una bella cifra a cui noi
dobbiamo rispondere con efficienza e puntualità". Profilo da
imprenditore: "Oggi L'Aquila è una città conosciuta in tutto il mondo. È
un'occasione pubblica che dovremmo raccogliere al volo invece di
piangerci addosso. Stiamo divenendo antipatici con la richiesta
quotidiana di aiuti, i soldi ci sono ma servono prima le idee".

I semi della Curia sono raccolti in cento pagine. E il sindaco
dell'Aquila? "Fa troppe cose: la maggioranza e l'opposizione. L'uno e il
suo doppio. Dovrà scegliere: o di là o di qua". Fin troppo chiaro. La
Chiesa corre, il vescovo prega e promette opere di bene. Si prenderà
cura delle anime e anche del resto. Per l'appunto, un global service.

(29 giugno 2010)

da: sommosprol@gmail.com


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