Il presidente de Les Republicans, Éric Ciotti, chiede che venga tolta l’immunità parlamentare ai deputati insoumis per le loro posizioni politiche, mentre il senatore Stéphane Le Rudulier arriva a reclamare espressamente lo scioglimento de La France Insoumise per “apologia di terrorismo”.
Qualche giorno fa, il ministro degli Interni Gérald Darmanin ha annunciato che il Nouveau parti anticapitaliste (NPA) è indagato per apologia di terrorismo per il comunicato in cui ribadiva il suo “sostegno ai palestinesi e ai mezzi di resistenza che hanno scelto”.
Si tratta di un “salto qualitativo” nella strategia di repressione del dissenso politico e sociale da parte del
governo francese che rischia di estendersi ad altre organizzazioni, associazioni, collettivi che rifiutano di unirsi all’ennesima “Union Sacrée”, questa volta contro la lotta del popolo palestinese.Già a febbraio dello scorso anno, il Collectif Palestine Vaincra e il Comité Action Palestione, organizzazioni di solidarietà con la resistenza del popolo palestinese e membri della rete di solidarietà con i prigionieri palestinesi Samidoun, erano stati presi di mira dal Ministero degli Interni francese che ne aveva richiesto lo scioglimento per “incitamento alla discriminazione, all’odio o alla violenza”.
L’accusa di “apologia di terrorismo” rischia di essere strumentalizzata per criminalizzare ulteriormente le organizzazioni politiche e silenziare qualsiasi voce dissonante e di opposizione al coro unanime di sostegno ad Israele voluto dal governo.
È quanto prefigura il ministro della Giustizia Éric Dupond-Moretti il quale, in una “Circolare relativa alla lotta contro i reati suscettibili di essere commessi in relazione a gli attacchi terroristici subiti da Israele dal 7 ottobre 2023”, ribadisce che “le dichiarazioni che tendono a incitare altri a esprimere un giudizio favorevole su un reato classificato come terroristico o sul suo autore, anche se fatte nel contesto di un dibattito di interesse generale e che pretendono di far parte di un discorso politico costituiscono un’apologia del terrorismo ai sensi dell’articolo 421-2-5 del Codice penale francese”.
Se da un lato i media stanno manipolando – o addirittura falsificando – l’informazione per imporre la narrazione dominante, dall’altro lato è necessario impedire qualsiasi espressione e forma di contestazione.
É ciò a cui si sta assistendo in questi giorni in Francia: numerosi presidi in solidarietà con il popolo e la lotta palestinese sono stati vietati dalle prefetture di polizia “perché possono causare disturbi dell’ordine pubblico”.
Come scritto dal ministro degli Interni Darmanin in un telegramma inviato ai prefetti, “le manifestazioni pro-palestinesi devono essere vietate e l’organizzazione di queste manifestazioni interdette dovrebbe comportare arresti”, aggiungendo che “gli autori stranieri [di queste infrazioni, ndt] vedranno sistematicamente ritirarsi il loro permesso di soggiorno e la loro espulsione verrà messa in atto immediatamente”.
Le manifestazioni dei giorni scorsi a Parigi, Lione, Lille, Tolosa e Marsiglia sono state vietate dalle prefetture. Le organizzazioni e i manifestanti solidali con la Palestina hanno mantenuto l’appello alla mobilitazione di piazza, affrontando la repressione messa in atto dalle forze dell’ordine: multe da 135€ per partecipazione a manifestazione non autorizzata, accerchiamento totale nella cosiddetta “nassa” per impedire di entrare e/o uscire da una piazza, cariche e lacrimogeni per disperdere i presidi.
Inoltre, il comune di Parigi sta facendo pressione sull’Unione Dipartimentale della CGT parigina per revocare la disponibilità della sala della Bourse de Travail de Paris dove é in programma per il 18 ottobre un grande incontro per la liberazione di Georges Abdallah, comunista libanese e combattente della resistenza palestinese, detenuto in Francia dal 1983.
Questa iniziativa – co-organizzata da Révolution Permanente, Samidoun, NPA, Collectif Palestine Vaincra, Association Nationale des Communistes, Front uni des immigrations et des quartiers populaires, CGT Énergie Paris – si inscrive nel mese di mobilitazione internazionale convocato dalla Campagna unitaria per la liberazione di Georges Abdallah e che culminerà nella manifestazione di sabato 21 ottobre sotto al carcere di Lannemezan.
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