Infamia in azione al tribunale di Torino
Maya Bosser Peverelli, militante di Askatasuna, è stata
condannata dal tribunale di Torino. Protesta dei militanti: “Abbiamo
creduto nelle istituzioni e ancora una volta è stato dimostrato che non
si può avere fiducia in loro”
TORINO. Contestazione davanti a Palazzo di Giustizia al
termine della lettura della sentenza sulla vicenda di Maya Bosser
Peverelli, la militante del centro sociale Askatasuna accusata di
oltraggio a pubblico ufficiale e condannata oggi a quattro mesi di
reclusione. Nello stesso procedimento, Maya era anche parte lesa:
durante un arresto, quattro anni fa, denunciò di essere stata picchiata
da un poliziotto. L'agente accusato di averla colpita al
volto, assistito dall’avvocato Nicola Gianaria, è stato assolto perché
il fatto non costituisce reato.
In 50 davanti al Tribunale di Torino
Fuori da Palazzo di Giustizia, una cinquantina di
militanti del centro sociale Askatasuna riuniti in presidio hanno
cercato di forzare il cordone delle forze dell'ordine schierato davanti
all'ingresso. Sul posto gli agenti della Digos.
La storia
La vicenda risale all'8 giugno 2017 quando la giovane,
insieme a un amico, condannato a cinque mesi, aveva protestato con dei
poliziotti impegnati in un controllo nella zona dei Murazzi. Portata
negli uffici delle Volanti in corso Tirreno, con un video su YouTube
aveva denunciato di essere stata picchiata dall'agente. Il pubblico
ministero Manuela Pedrotta, che per Maya aveva chiesto una condanna a
sei mesi e per l'agente a un mese di reclusione, aveva osservato in
aula: «Il parapiglia durò una frazione di secondo e non è chiaro nemmeno
dal filmato se lei abbia agito per prima, alzando una gamba per
colpire, o se fu il poliziotto a toccarle per primo il viso a mano
aperta. È probabile che ci sia stato un fraintendimento da parte di
entrambi». La militante è stata condannata, oltre che ai quattro mesi
per oltraggio, anche al pagamento delle spese legali, delle spese
processuali e a mille euro di rimborso al poliziotto che ha redatto
l’atto, per un totale di 4.000 euro.
La protesta delle militanti
Dopo la condanna di Maya e l’assoluzione del poliziotto,
il presidio delle militanti davanti al tribunale ha protestato: «Non
speravamo nella giustizia del tribunale di Torino che ben conosciamo
– dicono le donne del presidio – ma la connivenza con la violenza
poliziesca si supera sempre. La condanna di Maya è la condanna per aver
raccontato pubblicamente quello che le è successo ed è questo il
trattamento dei tribunali per le donne che denunciano le violenze che
subiscono quotidianamente».
Il presidio ai Murazzi
In serata i manifestanti si sono riuniti ai Murazzi per
protestare contro la sentenza del tribunale. Ci sono stati momenti di
tensione, con spintoni tra polizia e manifestanti e qualche
manganellata quando i manifestanti, una trentina circa, ha tentato di
muoversi in corteo verso il quartiere Vanchiglia. La calma è tornata
quando il corteo è stato autorizzato.
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