"In un periodo in cui ogni sforzo viene fatto per combattere il Covid, per chi sta dentro al Cpr non c'è diritto alla vaccinazione", lo hanno messo in evidenza Marco Grimaldi, Alice Ravinale e Sara Diena, esponenti di Sinistra ecologista, al termine di un sopralluogo al Cpr di Torino. "All'interno non c'è la possibilità di essere vaccinati contro il Covid, anche se molti vorrebbero. Alcuni trattenuti avevano in mano il foglio con la prenotazione per il richiamo che tuttavia non possono eseguire perché nel frattempo sono stati portati dentro il centro di corso Brunelleschi anche da altre città italiane - spiegano i tre politici, consigliere regionale Grimaldi e consigliere comunali Ravinale e Diena - Inoltre viene fatto un solo tampone all'ingresso e non ne viene fatto un secondo come verifica dopo il periodo di incubazione, come avviene invece in carcere. E d'altra parte, dopo la chiusura dell'ospedaletto non c'è una struttura in cui tenere le persone in isolamento".
I consiglieri hanno annunciato di voler informare della situazione l'assessore comunale Jacopo Rosatelli e l'assessore regionale Luigi Icardi per "garantire ai trattenuti almeno uguali diritti di chi è in prigione" e hanno ancora una volta ribadito la necessità di "chiudere il centro subito". Attualmente sono recluse 53 persone in attesa di essere identificate ed espulse, su una capienza potenziale di 210 persone, dal momento che molti padiglioni sono in ristrutturazione o non ancora agibili. Da inizio anno sono entrati 715 stranieri, il 95 per cento dei quali provenienti dal carcere, ma solo 71 sono stati effettivamente rimpatriati.
Tra le storie raccolte dietro le grate del centro, c'è quella di "Junior, 27 anni, che è nato in Italia e dovrebbe essere rimpatriato in Perù dove non ha neanche un familiare, i suoi sono tutti a Roma - raccontano i tre politici - Certo, ha sbagliato a non presentare la richiesta di cittadinanza, ma il fatto che si trovi qui e rischi l'estradizione è assurdo".
E gravissima, se sarà confermata, è la storia di "un ragazzino arrivato in Italia da 40 giorni dalla Tunisia, che ha dichiarato di essere minorenne, il che significa che non potrebbe stare qui, ma è stato portato al Cpr perché in udienza l'interprete non avrebbe tradotto l'informazione corretta: abbiamo chiesto all'Ufficio Immigrazione di verificare e dopo la nostra segnalazione lo hanno portato dal medico dell'Asl per chiarire la situazione".