Volontari anti-aborto negli ospedali, una legge vecchia di 11 anni il "cavallo di Troia" di Fratelli d'Italia
Provvedimento fermo dai tempi di Cota. Il ginecologo
Silvio Viale: "Se non intralciano il mio lavoro non mi scandalizzo"
Hanno utilizzato un decreto di giunta vecchio di
undici anni come cavallo di Troia per far entrare le associazioni
pro-vita nell'inviolabile mondo della legge 194 gli assessori Maurizio
Marrone e Chiara Caucino. Tre mesi dopo le polemiche scoppiate lo scorso
autunno, nel silenzio generale, hanno fatto approvare a dicembre un
atto amministrativo e non politico, cioè una semplice determina
dirigenziale, con la quale si apre definitivamente la porta al mondo
delle associazioni anti abortiste, quelle che perseguono per statuto "la
finalità di tutela della vita fin dal concepimento" o possono anche
aiutare la maternità difficile dopo la nascita. E, a quanto pare, non
sarà facile ribaltare la decisione.
Il traguardo politico che prende origine dal
lontano 2010 con la giunta di Roberto Cota non ha mai avuto la forza,
fino a oggi, di superare il fortino femminista torinese. Ma ora gli
oppositori potrebbero trovarsi con le armi spuntate perché, almeno sotto
il profilo formale, la legge su cui si poggia la determina non è più
impugnabile di fronte a nessun giudice. Le associazioni femministe, che
la rete di consultori torinesi l'hanno letteralmente costruita, infatti,
avevano fatto ricorso già una volta su quel decreto e le loro ragioni
erano state parzialmente accolte.
La giunta Cota aveva adeguato il suo atto politico
alle indicazioni del Tar e per l'intera legislatura di Sergio
Chiamparino nessuno ha pensato di revocarla. E a risvegliarne gli
effetti, adesso, è quel pezzo di giunta regionale che fa capo a Fratelli
d'Italia che pur di andare avanti sul progetto ha accettato il
compromesso con la Lega di aggiustare il tiro sugli obiettivi, e saltare
direttamente agli ospedali dove si pratica l'interruzione volontaria di
gravidanza per piazzare punti informativi e di assistenza del Movimento
per la vita, o associazioni della stessa natura.
Marrone e Caucino si accontentano di varcare la
soglia dei consultori con l'esposizione di materiale informativo,
evitando perrò inutili tensioni. Mentre il percorso prevede che nei
prossimi mesi i volontari pro-vita sbarchino direttamente nei reparti di
ginecologia degli ospedali. Con il consenso temporaneo anche del
medico, esponente dei Radicali, che della tutela della legge sull'aborto
ha fatto la sua principale battaglia, Silvio Viale. "Se si limitano a
portare il té alle pazienti e non interferiscono nella mia attività
professionale - dice - dal mio punto di vista non ci sono problemi,
tanto ce li abbiamo sempre sul marciapiede davanti all'ingresso del
Sant'Anna, per me poco cambia".
Le cose cambierebbero, anche secondo il ginecologo
che ha portato a Torino la Ru486, se la presenza di queste associazioni
diventasse un ostacolo all'attività dei medici: "Allora chiederemo
provvedimenti - dice Viale - Diversamente io sono il primo, quando mi
rendo conto che le pazienti sono condizionate dalla preoccupazione
economica, a mandarle dai volontari pro-vita, perché so che sono
strutturati e soprattutto hanno da offrire un concreto sostegno
economico".
Ma le associazioni che da sempre, sul fronte
femminista e non solo, tutelano il principio di autodeterminazione delle
donne, insorgono letteralmente. Anche perché la rete dei consultori che
ha una tradizione ormai cinquantennale a Torino è patrimonio che
subisce continue erosioni, non ultima la pandemia che ha modificato
molti dei criteri di accesso al servizio che non è più libero ma prevede
l'obbligo di appuntamento per ragioni di sicurezza.
La Rete +di194voci, in rappresentanza di 36
associazioni piemontesi, annuncia che si adopererà con tutti i mezzi
possibili perché l’iniziativa della giunta regionale non abbia alcun
seguito."Il provvedimento - sottolinea - reinserisce un requisito frutto
di furia ideologica al solo scopo di limitare la libertà e
l'autodeterminazione delle donne". Anche la sindaca Appendino si scaglia
contro Maurizio Marrone: "Se pensa di calpestare anni di lotte per i
diritti delle donne, probabilmente ha sbagliato regione - dice -
Sicuramente ha sbagliato città". Tra gli alleati di Fratelli d'Italia in
giunta, invece, regna il silenzio più assoluto.
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