La Regione spalanca le porte dei consultori alle associazioni pro vita. Il bando inviato alle Asl per trovare organizzazioni con le quali collaborare ha un preciso requisito di partecipazione: la presenza nello statuto «della finalità di tutela della vita fin dal concepimento». Continua così la crociata della giunta di centrodestra contro la libertà di scelte delle donne sull’aborto, sulla scia di quanto sta capitando in altre parti di Italia.
La prima mossa è arrivata a settembre, quando l’assessore alla Semplificazione Maurizio Marrone
ha emanato una circolare che vietava la distribuzione della pillola Ru
486 nei consultori e in day hospital (al contrario di quanto definito
dalle nuove linee guida nazionali) e invitava all’attivazione di
sportelli con associazioni come il Movimento per la Vita e i Centri di aiuto alla vita. Tantissime le critiche piovute da ogni parte. Ma pochi giorni fa gli uffici degli assessorati alla Sanità e al Welfare
hanno inviato a tutte le Asl una nota per la proroga al 31 marzo del
bando utile ad aggiornare gli elenchi delle associazioni operanti nel
settore della tutela materno infantile con le quali collaborare.
Tra i criteri utili a partecipare alla gara una sede,
personale qualificato, operatività da due anni sul territorio. Ma,
soprattutto, la «presenza nello statuto della finalità di tutela della
vita fin dal concepimento». Una frase che parte essere molto cara al
centrodestra. A provare a fare lo stesso usando i medesimi e identici
termini, infatti, fu la giunta dell’ex leghista Roberto Cota nel
2010. Ma non gli andò bene. La Casa delle donne e Activa nata fecero
ricorso al Tar e vinsero. Il tribunale, infatti, disse che quel criterio
violava l’articolo 3 della Costituzione,
che sancisce il principio di uguaglianza, in quanto permetteva solo a
quel genere di associazioni di poter collaborare con i consultori,
escludendo le altre.
Ma la nuova giunta di centrodestra prova con un escamotage. E
aggiunge, a quel requisito discriminatorio, un altro pezzettino: «e/o di
attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla
tutela del neonato».
Le associazioni antiabortiste e i gruppi conservatori trovano
la sponda di partiti come Fdi per diffondere la propria propaganda
ideologica e lesiva. dei diritti delle donne
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