giovedì 11 marzo 2021

pc 11 marzo - Criminali progetti antiabortisti appoggiati dalla Regione Piemonte

La Regione spalanca le porte dei consultori alle associazioni pro vita. Il bando inviato alle Asl per trovare organizzazioni con le quali collaborare ha un preciso requisito di partecipazione: la presenza nello statuto «della finalità di tutela della vita fin dal concepimento». Continua così la crociata della giunta di centrodestra contro la libertà di scelte delle donne sull’aborto, sulla scia di quanto sta capitando in altre parti di Italia.

La prima mossa è arrivata a settembre, quando l’assessore alla Semplificazione Maurizio Marrone ha emanato una circolare che vietava la distribuzione della pillola Ru 486 nei consultori e in day hospital (al contrario di quanto definito dalle nuove linee guida nazionali) e invitava all’attivazione di sportelli con associazioni come il Movimento per la Vita e i Centri di aiuto alla vita. Tantissime le critiche piovute da ogni parte. Ma pochi giorni fa gli uffici degli assessorati alla Sanità e al Welfare hanno inviato a tutte le Asl una nota per la proroga al 31 marzo del bando utile ad aggiornare gli elenchi delle associazioni operanti nel settore della tutela materno infantile con le quali collaborare.

Tra i criteri utili a partecipare alla gara una sede, personale qualificato, operatività da due anni sul territorio. Ma, soprattutto, la «presenza nello statuto della finalità di tutela della vita fin dal concepimento». Una frase che parte essere molto cara al centrodestra. A provare a fare lo stesso usando i medesimi e identici termini, infatti, fu la giunta dell’ex leghista Roberto Cota nel 2010. Ma non gli andò bene. La Casa delle donne e Activa nata fecero ricorso al Tar e vinsero. Il tribunale, infatti, disse che quel criterio violava l’articolo 3 della Costituzione, che sancisce il principio di uguaglianza, in quanto permetteva solo a quel genere di associazioni di poter collaborare con i consultori, escludendo le altre.

Ma la nuova giunta di centrodestra prova con un escamotage. E aggiunge, a quel requisito discriminatorio, un altro pezzettino: «e/o di attività specifiche che riguardino il sostegno alla maternità e alla tutela del neonato».

Le associazioni antiabortiste e i gruppi conservatori trovano la sponda di partiti come Fdi per diffondere la propria propaganda ideologica e lesiva.  dei diritti delle donne

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