Pubblichiamo questo pezzo giunto in redazione da Busalla a firma di g.t.
Il diritto di voto le donne italiane lo conquistarono dopo la Liberazione, nel 1946.
Prima della consultazione elettorale del Referendum Monarchia-Repubblica del 2 giugno,
le elettrici votarono in alcune città e paesi per le amministrative,
cioè i Consigli Comunali. Fu così realizzato un antico sogno e la parola
democrazia, perlomeno per quel che riguardava il suffragio elettorale,
si concretizzò pienamente. Il diritto di voto per tutte le donne, anche
per coloro che combatterono nei reparti fascisti contro la libertà e la
democrazia negli anni della guerra, venne conquistato da una minoranza
femminile, la cui prima linea era costituita dalle partigiane. Durante
la Resistenza in Valle Scrivia operò, prevalentemente, la 58° Brigata Garibaldi “Oreste”, i cui Distaccamenti liberarono quasi tutti i paesi della vallata.
Di questa Brigata, secondo l’elenco ufficiale della formazione, hanno fatto parte 511 effettivi: venticinque erano donne. La più anziana aveva 67 anni, la più giovane addirittura 14.
ECCO CHI ERANO QUESTE PARTIGIANE. PURTROPPO SONO TUTTE SCOMPARSE. RICORDIAMOLE CON GRANDE AFFETTO:
- Giuseppina Ananasso, Busalla (Ge), classe 1877.
- Guglielmina Angiolani, Genova, 1928.
- Clelia Chiesa, nome di battaglia “Lelia”, Mongiardino (Al), 1925.
- Maria Cogo, Cantalupo Ligure (Al), 1912.
- Teresa Corso, Cantalupo Ligure (Al), 1926.
- Concetta Cuneo, “Concetta”, Genova 1890.
- Maria Ferretti, Cabella Ligure (Al), 1921.
- Enni Ghiglione, Valbrevenna (Ge), 1924.
- Maria Giannecchini, “Carla”, Pascoso (Lucca) 1921.
- Tersilia Giannecchini, Pascoso (Lucca), 1888.
- Rosa Lagomarsino, “Rosa”, Uscio (Ge), 1896.
- Marisa Maffei, Genova, 1930.
- Luciana Maggiolo, “Luisa”, Mirano (Venezia), 1925.
- Ernesta Mancini, “Marisa”, 1909.
- Carolina Milani, Lecco, 1904.
- Giulia Moscatelli, Pontremoli, 1913.
- Anita Neviani, “Anita”, Genova, 1906.
- Caterina Paini, Villa Minosso (Reggio Emilia) 1895.
- Bruna Persiani, “Loana”, Genova, 1926.
- Mercedes Podestà, Genova, 1914.
- Lucia Sardi, “Lucia”, Sezzadio (Al), 1902.
- Erminia Silvestri, Carrega Ligure (Al), 1903.
- Antonietta Siri, “Nita”, Genova, 1917.
- Agnese Spazzarino, Borghetto Borbera (Al), 1924.
- Flora Zuccaro, “Stelia”, Pescaglia (Lucca), 1925.
- Questi sono i nominativi che fanno parte dell’elenco ufficiale della Brigata, ma altri documenti e testimonianze indicano ulteriori nomi:
- Angiolina Berpi, “Marietta”, del Comando VI Zona.
- Jolanda Ciancolini, “Gigia”, dei GAP.
- Felicita Crocco.
- Anna Eboli.
- Ines Leandro.
- Maria Benedetta Martinoni, del Comando VI zona.
- Jole Morelli.
- Caterina Panini.
- Bruna Persiani.
- Vittoria Silvestri.
- Anna Siri.
- Cristina Zunino.
Da Montoggio a Vobbia, in tutti i paesi della Valle Scrivia, le donne diedero un contributo alla lotta partigiana da non sottovalutare. Dopo l’armistizio del settembre 1943, i soldati inglesi fuggiti da un campo di concentramento non lontano da Busalla furono aiutati da alcune busallesi (con altri concittadini) a sottrarsi alla cattura da parte dei nazifascisti.
Donne della Valle Scrivia sono state riconosciute ufficialmente partigiane combattenti. Oltre a quelle che abbiamo citato, ricordiamo Nella Tecla Lombardo di Savignone, della Divisione “Pinan-Cichero”.
“Olga”, questo il suo nome di
battaglia, fu testimone oculare del massacro da parte dei fascisti di un
gruppo di partigiani prigionieri, a Cerreto di Zerba, nell’agosto 1944.
Giuseppina Ananasso, il cui nome ha aperto la lista delle donne partigiane della Brigata “Oreste”, era la busallese nota come “Pipina”: gestiva la popolare trattoria “Baica”, il locale, che si trovava lungo la salita che porta alla chiesa parrocchiale, era una base dei GAP.
Senza l’aiuto del mondo contadino, i “ribelli della montagna” non avrebbero vinto. Generosità, in particolare delle contadine. Due nomi per tutte: la Carmela di Pareto (Val Brevenna), che riforniva di cibo i partigiani e “mamma Rosa”, Maria Ferlano, la quale viveva in una cascina tra Ronco Scrivia e Voltaggio: accolse e aiutò i primi ribelli tra i quali un grupppo di russi.
Ida Martignone, moglie di Antonio Cervetto (nel dopoguerra Sindaco di Busalla), “con rischio personale e con senso di massima solidarietà verso il movimento partigiano – si legge in un documento del CLN Liguria – ospitò…
i responsabili dell’organizzazione partigiana della IIIa Brigata
Liguria e, con maggior precisione, il Commissario Lucio (Ndr.: Athos Bugliani), l’Ispettore Ardesio (Pietra)…”.
Da Montoggio, all’inizio dell’aprile 1945, un gruppo di ragazze inviò una lettera ai partigiani della Brigata “Balilla” che operava anche in alta Valle Scrivia.
Il giornalista e storico Leonida Balestreri, nel suo libro “La Brigata Balilla”, rievoca così questo episodio:
“La lettera porta le firme di un gruppo di
giovani compagne di Montoggio, che in occasione dell’odierna ricorrenza
di Pasqua hanno voluto esprimere con questo mezzo gentile tutta la loro
solidale comprensione per i partigiani del “Balilla” che tante volte
esse hanno visto coraggiosamente all’azione nella loro zona. Nove
fanciulle hanno segnato questo indirizzo di saluto ai combattenti della
libertà, ma questi sanno che le fervide parole loro rivolte sono
espressione di un sentimento che è divenuto ormai unanime…Sono lusingati
i ragazzi del “Balilla” di questo apprezzamento, come di nessun altro
forse, e si capisce bene il perché. Grazie – essi dicono perciò – ad
Armanda, Dina, Olga, Adriana, Amelia, Marisa, Iva, Maria ed Elsa; grazie
compagne, avete scritto delle belle cose, degne del vostro animo
limpido e del vostro entusiasmo giovanile. Dà forza sentirsi circondati
da un senso di comprensione così viva e così caldamente affettuosa.
Compagni – dice la lettera – l’ora che
stiamo attraversando s’imprime a caratteri d’oro nella nuova storia. I
nostri cuori palpitano per l’eroico e meraviglioso vostro contegno di
combattenti che hanno saputo sopraffare quell’esercito che fino a ieri
fu calcolato invincibile. Il vostro coraggio, la vostra abnegazione sono
d’esempio a noi tutte che vi seguiamo e vi pensiamo ora per ora, minuto
per minuto. Le vostre gioie s’imprimono in noi stesse, e il simbolo
della vittoria illumina il grande cammino. Coraggio, forza, perseveranza
suona il motto che ci avete insegnato, e noi, fiere, lo trasmettiamo a
coloro che ancora disconoscono il nostro avvenire.
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