venerdì 12 marzo 2021

pc 12 marzo - Padroni/governo e Lega - lo stato delle cose

L’ascesa al governo di Draghi ha ricevuto l’unanime consenso di padroni, finanze, Vaticano e di tutti i rappresentanti gli interessi economici, politici forti del paese; un fronte unito delle classi dominanti, un governo di ‘unità nazionale’. E in poche settimane Conte è stato rinchiuso nel retrobottega della crisi del M5S.
Questo è evidente e sotto gli occhi di tutti. Ma è sbagliato, come si fa nel nostro campo, dare una valutazione esagerata del ruolo del governo Draghi, che non è il punto d’approdo della borghesia né l’ultimo governo possibile.
Certo, con il ruolo di primo della classe che si porta dietro dalla sua nascita Draghi stesso e di servitore coerente, attivo, ispirato e solerte degli interessi dei suoi sponsor, Draghi aspira ad essere l’unico governo possibile, l’ultimo governo di questa legislatura e poi lo statista di lunga durata, da una postazione governativa o presidenziale.

Ma purtroppo per lui le cose non vanno in questa direzione. I padroni dentro la crisi e pandemia, la contesa internazionale economico-politica strategica sul mercato mondiale e interimperialista, con l’obiettivo aperto di evitare la rivolta sociale che è sempre latente in questa fase di crisi e di garantirsi soprattutto un assetto dello Stato e della relazioni industriali che ne garantisca i pieni poteri e mano libera, non possono certo pensare che un governo di ‘unità nazionale’ di Draghi, con le fragili orde fameliche politiche ed economiche che lo sostengono, possa essere la scelta definitiva.

Un articolo del ‘Fatto quotidiano’ del 3 marzo parla del “Piano di Confindustria per il partito demoleghista”. Sì, noi pensiamo che questo sia l’obiettivo dei padroni rappresentati dalla Confindustria, che non sono tutti i padroni ma sicuramente i soci di maggioranza. E che, quindi, Draghi non possa che essere un governo di transizione che passando dal bagno elettorale predisponga le condizioni per un governo che noi, senza essere affezionati alle parole, pensiamo moderno fascista e/o socialfascista. Quindi un governo di guerra e non di pace. Un governo che, dietro i famosi patti: ’patto sociale’, ‘patto di fabbrica’, sia una vera camicia di forza di un blocco che imponga i diktat dei padroni, che avanzi in una riforma ancora più radicale di economia e istituzioni che garantisca un potere, sempre per usare la similitudine col fascismo, ventennale.

Noi proletari comunisti la vediamo così. E di conseguenza le parole d’ordini tattiche e strategiche, i piani del partito, fronte e forza combattente rispondono a questa visione.
Noi per primi dobbiamo evitare semplificazioni, troppa “passione” per le frasi che noi stessi evochiamo, mantenendo saldi i piedi per terra dell’analisi concreta della situazione concreta, e tener conto che solo attraverso l’esperienza e la lotta reale le avanguardie proletarie e le masse arrivano alla comprensione, alla linea di combattimento, a cui noi lavoriamo.
Su un punto, però, è bene non dare tregua ai semplificatori che gettano confusione. E’ quello sul fasciopopulismo dell’asse Salvini/Meloni, oscurato, dato per “cane morto”, prima nella guerra a Conte ora nella guerra a Draghi. Il fasciopopulismo è in via di trasformazione/adeguamento per corrispondere pienamente al piano dei padroni, in primis perché ne rappresenta una fetta consistente, che è quella rappresentata da Giorgetti che ha voluto a tutti i costi entrare in questo governo e mettere fine allo spettacolo quotidiano del ‘papete’ a cui Salvini si era troppo affezionato;
secondo perché in Europa sono i Merkel, i Macron che sono al capolinea come perfino le future elezioni, che ne sono una pallida rappresentazione, dimostreranno.

La svolta europea della Lega e l’azione in Europa della Meloni non solo l’agitarsi nel bicchiere d’acqua del Letta di turno Pd, né la pantomima di Grillo del 2050; sono invece il riorganizzarsi della “seconda ondata”. E l’Italia è uno dei ventri molli di questa seconda ondata.

pc

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