Il cambiamento climatico, causato dal modo di produzione capitalista basato sul profitto, potrebbe costringere oltre un miliardo di persone a migrare entro il 2050
Rovesciare il capitalismo imperialista è giusto e necessario!
Secondo un'analisi dell'Institute for Economics and Peace (IEP), ripresa da un articolo del Guardian, circa 1,2 miliardi di persone provenienti da 31 paesi rischiano di dover abbandonare i propri luoghi d'origine nei prossimi 30 anni a causa degli effetti del cambiamento climatico. Questo provocherà un aumento delle migrazioni con impatti considerevoli sia per i paesi sviluppati che per quelli in via di sviluppo.
In tutto, su 157 paesi presi in esame, almeno 141 di questi dovranno affrontare una minaccia ecologica, come per esempio: insicurezza alimentare, scarsità d'acqua, disastri naturali, mancanza di aiuti per lo
sviluppo. L'Africa subsahariana, l'Asia meridionale, il Medio Oriente e il Nord Africa sono le regioni esposte al maggior numero di minacce ambientali.Nel 2040, un totale di 5,4 miliardi di persone (ossia più della metà della popolazione mondiale prevista) vivrà in uno dei 59 paesi con la più alta scarsità d'acqua. Paesi come l'India e la Cina saranno i più colpiti dalla siccità, mentre altri come Pakistan, Iran, Kenya, Mozambico e Madagascar dovranno affrontare una combinazione di minacce e una crescente incapacità di affrontarle. La difficoltà a sapersi adattare ai cambiamenti climatici sarà motivo di una maggiore insicurezza alimentare e potrà innescare una reazione a catena che porterà a disordini civili e migrazioni di massa, si legge nel rapporto.
Un dato allarmante messo in evidenza dall'analisi è che i 19 paesi che si troveranno ad affrontare il maggior numero di minacce, come la scarsità di acqua e cibo o una maggiore esposizione ai disastri naturali, sono anche tra i 40 paesi meno pacifici al mondo. E in molti di questi si prevede inoltre un aumento significativo della popolazione.
“Le minacce ecologiche rappresentano una sfida importante alla pace globale. Nei prossimi 30 anni, la mancanza di accesso al cibo e all'acqua aumenterà inevitabilmente senza un'urgente cooperazione globale. In assenza di azioni concrete, probabilmente aumenteranno i disordini, le rivolte e i conflitti", commenta Steve Killelea, fondatore dell'istituto.
L'analisi indica il Pakistan come paese con il maggior numero di persone a rischio di migrazione, seguito dall'Etiopia e dall'Iran, nei quali anche una piccola crisi ecologica potrebbe provocare sfollamenti di massa di popolazione.
Le regioni più ricche e sviluppate, in Europa e Nord America, si trovano in una situazione relativamente privilegiata da questo punto di vista, in quanto più preparate ad affrontare l'impatto di tali crisi, ma dovranno comunque misurarsi con il problema dell'immigrazione.
E molti Stati che ora si trovano in una situazione di stabilità, con l'evoluzione della crisi climatica, diventeranno più vulnerabili.
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