Libia: l'Onu denuncia un uso eccessivo della forza, preoccupazione per nuove proteste
Tripoli, 24 ago 15:16 - (Agenzia Nova) - La Missione
di sostegno delle Nazioni Unite in Libia (Unsmil) ha chiesto l’apertura
di un’indagine sull’utilizzo eccessivo della forza da parte del
personale di sicurezza del Governo di accordo nazionale (Gna) durante le
proteste di ieri a Tripoli. “Il diritto di riunirsi pacificamente, di
protestare e la libertà di espressione sono diritti umani fondamentali
che rientra tra gli obblighi della Libia sotto le leggi umanitarie
internazionali”, si legge in una nota della missione. Le dimostrazioni,
prosegue l’Onu, “sono motivate dalla frustrazione per le scarse
condizioni di vita, le interruzioni dell’elettricità e dell’acqua, e la
mancanza della fornitura di servizi nel paese”. L’Unsmil esorta i leader
libici a “mettere da parte le differenze e impegnarsi pienamente in un
dialogo inclusivo, come delineato dal presidente del Gna, Fayez al
Sarraj, e dal presidente della Camera dei rappresentanti di Tobruk,
Aguila Saleh, nelle loro dichiarazioni della scorsa settimana”.
Secondo quanto riferito da fonti libiche ad "Agenzia Nova", spari in aria e colpi di artiglieria sono stati esplosi dalle milizie libiche per disperdere le proteste delle scorse ore a Tripoli, la capitale della Libia, contro il Governo di accordo nazionale (Gna) del premier Fayez al Sarraj. In base a quanto riferiscono le fonti, almeno una persona è rimasta ferita in modo lieve. Diverse manifestazioni contro
la mancanza di servizi, la corruzione e il ritardo nel pagamento degli stipendi si sono svolte in diverse zone sotto il controllo del Gna. La capitale Tripoli, la “città-Stato” di Misurata e le località costiere di Zawiya e Sabratha sono tutte state teatro di dimostrazioni per denunciare frequenti blackout elettrici (anche di 18-20 ore), disservizi nella fornitura di acqua corrente, il mancato pagamento degli stipendi arretrati e la presunta corruzione all’interno dell’organo esecutivo libico riconosciuto dalle Nazioni Unite. I residenti in diverse regioni della Libia occidentale soffrono anche di carenza di carburante e crisi di liquidità in contanti. I dimostranti hanno condannato anche l’annuncio sul cessate il fuoco proclamato dal capo del Consiglio presidenziali venerdì scorso, 21 agosto, parlando di tradimento.
Nella città di Misurata, i manifestanti hanno mostrato striscioni con la scritta "Febbraio (il mese della rivoluzione anti-Gheddafi) non rimarrà in silenzio, ladri” e "Niente acqua", chiedendo giustizia contro "i corrotti nel governo Sarraj". La città di Al Zawiya è testimone di proteste da tre giorni a causa del deterioramento delle condizioni di vita. Qui i manifestanti hanno scandito anche contro il ministro dell’Interno, Fathi Bashagha. Le proteste si sono estese per gli stessi motivi alla vicina città di Sabratha, dove gruppi di manifestanti sono scesi in piazza per mostrare solidarietà ai giovani di Zawiya, denunciando essere stati colpiti da colpi d'arma da fuoco sparati dalle milizie. Le proteste si inseriscono anche nel solco dello scontro politico all’interno della compagine governativa di Tripoli, riesploso dopo il mancato rimpasto di governo. I due principali leader del fronte della Tripolitania, da una parte il premier Sarraj e dall’altro il ministro Bashaga, sono da tempo ai ferri corti. Non è un caso, forse, che a Tripoli - dove le Forze di deterrenza speciale (Rada) vicine al ministro dell’Interno sono molti forti - i manifestanti abbiano scanditi slogan contro Sarraj mentre a Zawiya, dove il premier è più forte, si siano levati cori contro il potente ministro dell’Interno, originario della città-Stato di Misurata.
Nuove manifestazioni di protesta sono attese per questo pomeriggio in Piazza dei Martiri nel centro della capitale. Una situazione che preoccupa dal punto di vista securitario. Vale la pena ricordare che le forze di polizia non sono dotate né di proiettili di gomma, né di idranti anti-folla, per cui spesso l’unico modo per disperdere i dimostranti più facinorosi è il kalashnikov o (peggio ancora) il frastuono dell’artiglieria. Non solo. Preoccupa anche la situazione sanitaria, già allo stremo per il lungo conflitto armato e ora sotto pressione per la pandemia di Covid-19. Le dimostrazioni, del resto, si tengono senza il minimo rispetto delle distanze di sicurezza e non tutti portano le mascherine prottetive. Intanto il Centro per il controllo delle malattie della Libia ha registrato 572 nuovi casi di coronavirus su 2.101 campioni effettuati nelle ultime 24 ore. Si tratta del maggiore picco dall’inizio della pandemia di Covid-19 lo scorso marzo. Le autorità sanitarie hanno annunciato anche undici decessi e altrettante guarigioni. Il numero totale dei contagi da inizio pandemia è di 11.009 casi, di cui 9.714 attivi, 1.096 guariti e 199 morti.
Secondo quanto riferito da fonti libiche ad "Agenzia Nova", spari in aria e colpi di artiglieria sono stati esplosi dalle milizie libiche per disperdere le proteste delle scorse ore a Tripoli, la capitale della Libia, contro il Governo di accordo nazionale (Gna) del premier Fayez al Sarraj. In base a quanto riferiscono le fonti, almeno una persona è rimasta ferita in modo lieve. Diverse manifestazioni contro
la mancanza di servizi, la corruzione e il ritardo nel pagamento degli stipendi si sono svolte in diverse zone sotto il controllo del Gna. La capitale Tripoli, la “città-Stato” di Misurata e le località costiere di Zawiya e Sabratha sono tutte state teatro di dimostrazioni per denunciare frequenti blackout elettrici (anche di 18-20 ore), disservizi nella fornitura di acqua corrente, il mancato pagamento degli stipendi arretrati e la presunta corruzione all’interno dell’organo esecutivo libico riconosciuto dalle Nazioni Unite. I residenti in diverse regioni della Libia occidentale soffrono anche di carenza di carburante e crisi di liquidità in contanti. I dimostranti hanno condannato anche l’annuncio sul cessate il fuoco proclamato dal capo del Consiglio presidenziali venerdì scorso, 21 agosto, parlando di tradimento.
Nella città di Misurata, i manifestanti hanno mostrato striscioni con la scritta "Febbraio (il mese della rivoluzione anti-Gheddafi) non rimarrà in silenzio, ladri” e "Niente acqua", chiedendo giustizia contro "i corrotti nel governo Sarraj". La città di Al Zawiya è testimone di proteste da tre giorni a causa del deterioramento delle condizioni di vita. Qui i manifestanti hanno scandito anche contro il ministro dell’Interno, Fathi Bashagha. Le proteste si sono estese per gli stessi motivi alla vicina città di Sabratha, dove gruppi di manifestanti sono scesi in piazza per mostrare solidarietà ai giovani di Zawiya, denunciando essere stati colpiti da colpi d'arma da fuoco sparati dalle milizie. Le proteste si inseriscono anche nel solco dello scontro politico all’interno della compagine governativa di Tripoli, riesploso dopo il mancato rimpasto di governo. I due principali leader del fronte della Tripolitania, da una parte il premier Sarraj e dall’altro il ministro Bashaga, sono da tempo ai ferri corti. Non è un caso, forse, che a Tripoli - dove le Forze di deterrenza speciale (Rada) vicine al ministro dell’Interno sono molti forti - i manifestanti abbiano scanditi slogan contro Sarraj mentre a Zawiya, dove il premier è più forte, si siano levati cori contro il potente ministro dell’Interno, originario della città-Stato di Misurata.
Nuove manifestazioni di protesta sono attese per questo pomeriggio in Piazza dei Martiri nel centro della capitale. Una situazione che preoccupa dal punto di vista securitario. Vale la pena ricordare che le forze di polizia non sono dotate né di proiettili di gomma, né di idranti anti-folla, per cui spesso l’unico modo per disperdere i dimostranti più facinorosi è il kalashnikov o (peggio ancora) il frastuono dell’artiglieria. Non solo. Preoccupa anche la situazione sanitaria, già allo stremo per il lungo conflitto armato e ora sotto pressione per la pandemia di Covid-19. Le dimostrazioni, del resto, si tengono senza il minimo rispetto delle distanze di sicurezza e non tutti portano le mascherine prottetive. Intanto il Centro per il controllo delle malattie della Libia ha registrato 572 nuovi casi di coronavirus su 2.101 campioni effettuati nelle ultime 24 ore. Si tratta del maggiore picco dall’inizio della pandemia di Covid-19 lo scorso marzo. Le autorità sanitarie hanno annunciato anche undici decessi e altrettante guarigioni. Il numero totale dei contagi da inizio pandemia è di 11.009 casi, di cui 9.714 attivi, 1.096 guariti e 199 morti.
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