Possiamo dire che "hanno scoperto l'acqua calda". Nel sistema imperialista - di cui l'Italia a pienamente parte - nella guerra economica/commerciale a livello mondiale in atto, è "normale" che il capitale più forte cerca di mettere la mani dove vede balenare profitti; lo fa l'Italia con le sue multinazionali, ENI in testa, lo fa la Cina.
E' l'imperialismo, signori!
Scatenare un'allarme su "interessi nazionali" che verrebbero danneggiati, è politica ipocrita e vuole avere come effetto un'alza bandiera sovranista delle forze governative, tema molto caro alle forze fascio-populiste nostrane.
Poi questi servizi segreti e copasir non spiegano perchè India sì per l'Ilva, Turchia sì per il porto e Cina no. Ma anche questo è parte da un lato della situazione del capitale italiano che vede una presenza in India e Turchia, mentre la Cina è ancora una zona e mercato difficile; dall'altro - ed è l'aspetto principale - sempre della guerra commerciale interimperialista a livello mondiale - in cui a decidere non è solo l'Italia, ma gli Usa, ecc.
Riportiamo dal Libro "Ilva la tempesta perfetta" stralci di un articolo, che mostra che già allora, 2012, questo problema delle "mani della Cina sull'acciaio" creava allarme:
Nelle ultime settimane, il New York Times, il giornale degli Usa più autorevole nel mondo ha dedicato due lunghi servizi al caso Ilva... (che) esprimono preoccupazione effettiva per le ripercussioni sull’economia degli Usa... nell’articolo la giornalista fa presente che il collasso di uno stabilimento di tali dimensioni può aprire in prospettiva le porte agli acciai prodotti in nazioni non propriamente amiche degli Usa (Cina o Russia) - 10.12.12
Chiaramente questo allarme non c'entra nulla con gli interessi dei lavoratori, le loro condzioni di lavoro.
Su questo, che sia chiaro agli stessi operai, che siano italiani, che siano indiani, che siano cinesi a mettere le loro grinfie su Taranto, Ilva, Porto purtroppo non cambia nulla!
Quello su cui invece vale la pena di rilettere "pro domo nostro", per la lotta di classe necessaria contro qualsiasi padrone e governo al suo servizio, è che se Taranto, l'Ilva, il Porto sono così importanti da smuovere i servizi segreti, una lotta di classe, una guerra di classe fatta dagli operai in primis e dalle masse popolari danneggiate delle città, forse potrebbe effettivamente incidere.
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Rapporto dei servizi segreti sugli interessi cinesi per l’ex Ilva e le attività del porto di TarantoSi sono mossi addirittura i “servizi”, secondo i quali – il rapporto è del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – l’ex Ilva ed il porto di Taranto (peraltro affidato di
recente ai turchi di Yilport) sarebbero nel mirino di imprenditori cinesi. E nelle carte del Copasir è finito anche l’investimento di Ferretti (capitale cinese anche in questo caso) per la realizzazione di un hub per la produzione di scafi: quasi che quella sia identificata come una sorte di testa di ponte per operazioni più importanti.
Dal Copasir l’allarme al Governo su Ilva e area strategica di Taranto: “Report dell’Intelligence svela interessi della Cina”. tale attualissima tematica in questo momento particolare, nelle sue varie sfaccettature, inevitabilmente intercetta l’interesse nazionale e la sostenibiltà strutturale, anche di prospettiva, del sistema Paese.
I servizi segreti sono notoriamente degli organi di supporto del governo.ed infatti il DIS-Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza attualmente guidato dal generale Gennaro Vecchione (Guardia di Finanza) è collocato all’interno della Presidenza del Consiglio.
Il materiale che il comitato parlamentare ora guidato dal leghista Volpi riceve per legge è lo stesso che è nelle disponibilità del Governo e di Palazzo Chigi. Ma in ogni caso non è peraltro da escludere la possibilità che l’esecutivo possa avere, e del tutto legittimamente, un rapporto informativo ancor più dettagliato.
Resta però più che logico e legittimo domandarsi come mai il Copasir leggendo i rapporti dei nostri “servizi” ne riceve dei motivi di allarme mentre invece il governo sembra indifferente , ed in alcuni casi, addirittura sembra voler sostenere l’attivismo cinese.
Il “caso Taranto” denunciato da Volpi è stato sollevato nello scorso maggio dall’eurodeputata Anna Bonfrisco (Lega–Identità e Democrazia) con un’interrogazione alla Commissione Ue, si affianca alla relazione del Copasir sul 5G e sul ruolo della cinese Huawei. “L’Unione europea impedisca alla Turchia e alla Cina di entrare con il loro acciaio in Europa e difenda il lavoro”. era stato l’appello nel novembre 2019 dell’eurodeputata Bonfrisco al Parlamento europeo, riunito in plenaria a Bruxelles. Grazie alla proposta del gruppo ID, che su iniziativa della Lega ha chiesto di modificare l’ordine del giorno, nel corso della sessione era stato affrontato il tema dell’industria dell’acciaio e del caso Ilva.
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