giovedì 27 agosto 2020

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Quanto pesa l'Italia in Libano?

Quanto pesa l'Italia in Libano?
Beirut, 26 ago 15:23 - (Agenzia Nova) - I soldati italiani sono schierati in Libano da 38 anni, ma la storica presenza dell’Italia nel paese dei cedri non è radicata sono in ambito militare, ma tocca anche aspetti economici, sociali e culturali della popolazione libanese. Sono oltre 2.800 gli italiani in Libano registrati all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (Aire), a cui si aggiungono i 1.200 militari della Forza di interposizione in Libano delle Nazioni Unite (Unifil). Non è un caso che l’Italia sia stata tra i primi Paesi a rispondere all’emergenza dettata dalla devastante esplosione al porto di Beirut dello scorso 4 agosto. Gli assetti messi a disposizione dalla Difesa italiana sono notevoli: oltre 500 militari, due navi con elicotteri imbarcati, un ospedale da campo con personale
specializzato dell'Esercito, della stessa tipologia di quello impiegato in Italia durante l'emergenza Covid, assetti per la rimozione delle macerie, nuclei Cbrn, un assetto per trasporto in biocontenimento anche in elicottero, un team del Gruppo operativo subacquei del Comsubin con capacità Eod (Explosive Ordnance Disposal – bonifica di ordigni esplosivi) e Cied (Counter-Improvised Explosive Device - contrasto ordigni esplosivi improvvisati), supporto idrografico per i rilievi nel porto a seguito dell'esplosione, un velivolo C-130 dell'Aeronautica Militare. Inoltre il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si recherà a breve a Beirut dopo la missione del ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, avvenuta lo scorso 24 agosto.

“Bisogna guardare al Libano con un’ottica più a 360 gradi, sia nei rapporti bilaterali che in questa emergenza”, spiega ad “Agenzia Nova” l’ambasciatrice d’Italia a Beirut, Nicoletta Bombardiere, che ha accompagnato il ministro Guerini negli incontri con i presidente della Repubblica, Michel Aoun, la ministra della Difesa dimissionaria, Zeina Akar, il comandante delle Forze armate libanesi, generale Joseph Aoun, in visita presso l'ospedale da campo italiano nell'Università Libanese a Hadath e poi a bordo della nave della Marina Militare italiana San Giusto. “Anche nell’emergenza il nostro ruolo è stato a tutto campo fin delle prime ore”, sottolinea Bombardiere. “E’ molto conosciuta la presenza della missione Unifil con un ruolo italiano incontestabilmente di primissimo piano. Ma c’è anche molto altro, per esempio una storia molto importante e di cooperazione allo sviluppo: in questo Italia e Libano sono partner fin dagli inizi degli anni Ottanta”, riferisce ancora Bombardiere.


Il Libano è uno dei principali paesi beneficiari della cooperazione allo sviluppo dell’Italia, con un’ampia diversificazione dei settori: dal patrimonio archeologico alle infrastrutture per il trattamento delle acque reflue, dagli interventi a sostegno alle fasce vulnerabili della popolazione alla sanità, dalle scuole al lavoro a sostegno dei rifugiati siriani e ancor prima delle comunità palestinesi. Un intervento, quello dell’Italia, che è diffuso in tutto il territorio da Nord a Sud. passando per Beirut. “La nostra presenza è capillare. Se chiedete ai libanesi se l’Italia c’è o non c’è, vi risponderanno che ci conoscono da anni. E' una storia antica, con interventi molto diversificati”, aggiunge l’ambasciatrice, soffermandosi in particolare sul patrimonio archeologico. “Il Libano ospita molti siti Unesco patrimonio dell’umanità e l’Italia è il paese che più degli altri si è concentrato in questo settore con degli intervenuti di recupero straordinari, ad esempio nel sito romano Baalbek, con il restauro delle colonne del tempio di Giove: sono storie poco conosciute ma di assoluto valore per il Libano”, sottolinea la diplomatica italiana. “In questo settore siamo riconosciuti dei leader per qualità degli interventi che mettono in luce una nostra eccellenza nazionale", aggiunge ancora Bombardiere.

La presenza commerciale italiana è ben radicata e copre tutti i settori, dai beni d’investimento a quelli di consumo ed intermedi. Il mercato locale non è rilevante per volume, ma dispone di un elevato grado di apertura a scambi e triangolazioni varie, nei segmenti qualitativamente alti, ed è anche piattaforma di lancio verso l’area mediorientale, mettendo al servizio le sue affinità con il mondo occidentale ed i relativi sistemi industriali. “Noi siamo stati tradizionalmente un partner commerciale importante nel corso degli anni, siamo fra i principali esportatori in questo paese. Tutto questo ha subito la crisi che conosciamo: c’è stata una contrazione delle importazioni libanesi dal 2018 al 2019 in poi. Difendiamo le nostre quote di mercato, che sono importanti, ma l’export di tutti si è contratto negli ultimi due anni, non solo il nostro. Oltre alla crisi economica, quindi alla contrazione del Pil, c’è stata anche la crisi bancaria e valutaria con un enorme difficoltà per gli importatori libanesi di finanziarsi, anche quelli che avevano i contratti aperti: si è innescata questa ulteriore difficoltà”, aggiunge l’ambasciatrice.

Non appena le condizioni economiche e politiche lo consentiranno, la strategia dell’Italia è puntare sui partenariati produttivi. “Dobbiamo sostenere le nostre importazioni che possono essere utili allo sviluppo di alcuni settori produttivi libanesi: penso ad esempio all’agroalimentare ma anche all’industria leggera. C’è una complementarietà evidente tra la tecnologia italiana e i settori che potrebbero essere effettivamente sostenuti in Libano. C’è anche un discorso di piccole e medie imprese che è un po’ il nostro tessuto economico, ma lo è anche qui in Libano”, spiega la diplomatica italiana. Senza dimenticare, infine, le opportunità che potrebbero fornire le prospezioni di idrocarburi nel Mediterraneo. “Total, Eni e Novatek hanno condotto le esplorazioni nel blocco 4 e ad aprile sono usciti i primi risultati. Ci sono risorse, ma è ancora tutto da valutare sotto il profilo della commerciabilità. Ulteriori attività di esplorazione in altri blocchi che fanno parte della prima concessione sono rinviate all’anno prossimo”, conclude Bombardiere.

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