Settimane fa il sindaco di San Ferdinando aveva annunciato lo sgombero
della tendopoli in data 15 agosto, dopo i tentativi di rimozione dei
containers già avvenuti a giugno e a luglio, e in parte impediti dagli
abitanti. L’annuncio era rimbalzato su varie testate giornalistiche,
suscitando anche le timide proteste di associazioni umanitarie e
sindacati sempre pronti a parlare a nome dei diretti interessati ma mai a schierarsi al loro fianco quando questi ultimi si auto-organizzano.
Ieri però si sono presentate in tendopoli 6 auto dei carabinieri per annunciare che lo sgombero non sarebbe avvenuto, e che la data è ancora da destinarsi. Il sindaco di San Ferdinando, probabilmente spinto da interessi elettorali, avrebbe preso questa decisione scavalcando la Prefettura, che dichiara invece di voler procedere allo sgombero solo quando saranno pronte soluzioni alternative. Nel frattempo il sindaco è in vacanza, quindi la negoziazione è sospesa. Mentre le istituzioni giocano allo
scaricabarile e continuano a promettere soluzioni abitative senza mai fornirle, ieri gli abitanti della tendopoli hanno detto chiaramente, ancora una volta, che non servono nuove alternative: le case esistono già e sono pronte da anni, e quella è l’unica alternativa che accetteranno. Lo hanno fatto in modo autonomo, impedendo ai sindacati di parlare al loro posto. Ieri è anche scaduto l’appalto per la gestione dei “servizi” della tendopoli, finora in mano alla Caritas, che non è stato rinnovato né prorogato: non si capisce quindi come proseguirà la gestione di uno dei campi di lavoro più militarizzati e controllati d’Italia.
In quest’estate in cui si ritorna a parlare del coronavirus in maniera preoccupante, in cui dopo avere detto che gli africani sarebbero inspiegabilmente immuni adesso nell’opinione pubblica è diffusa credenza che gli immigrati portino il contagio, non ci si preoccupa mai di tutelare la salute di chi è costretto a vivere in tendopoli, containers, campi più o meno chiusi o baracche sovraffollate.
Ancora una volta ci uniamo alla voce di chi vive e lavora nei ghetti, da San Ferdinando a Saluzzo a Borgo Mezzanone: servono case, documenti, contratti!
Ieri però si sono presentate in tendopoli 6 auto dei carabinieri per annunciare che lo sgombero non sarebbe avvenuto, e che la data è ancora da destinarsi. Il sindaco di San Ferdinando, probabilmente spinto da interessi elettorali, avrebbe preso questa decisione scavalcando la Prefettura, che dichiara invece di voler procedere allo sgombero solo quando saranno pronte soluzioni alternative. Nel frattempo il sindaco è in vacanza, quindi la negoziazione è sospesa. Mentre le istituzioni giocano allo
scaricabarile e continuano a promettere soluzioni abitative senza mai fornirle, ieri gli abitanti della tendopoli hanno detto chiaramente, ancora una volta, che non servono nuove alternative: le case esistono già e sono pronte da anni, e quella è l’unica alternativa che accetteranno. Lo hanno fatto in modo autonomo, impedendo ai sindacati di parlare al loro posto. Ieri è anche scaduto l’appalto per la gestione dei “servizi” della tendopoli, finora in mano alla Caritas, che non è stato rinnovato né prorogato: non si capisce quindi come proseguirà la gestione di uno dei campi di lavoro più militarizzati e controllati d’Italia.
In quest’estate in cui si ritorna a parlare del coronavirus in maniera preoccupante, in cui dopo avere detto che gli africani sarebbero inspiegabilmente immuni adesso nell’opinione pubblica è diffusa credenza che gli immigrati portino il contagio, non ci si preoccupa mai di tutelare la salute di chi è costretto a vivere in tendopoli, containers, campi più o meno chiusi o baracche sovraffollate.
Ancora una volta ci uniamo alla voce di chi vive e lavora nei ghetti, da San Ferdinando a Saluzzo a Borgo Mezzanone: servono case, documenti, contratti!
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