Questi interventi hanno giustamente legato lotta a Patto d'azione e quindi Patto d'azione alle lotte e indicato di continuare sulla strada della lotta vera e del 6 giugno, tenendo conto che questa proposta e' stata un pò oscurata dal Si.cobas che ha riportato per lunghi tratti l'assemblea nell'alveo dell'assemblea sindacale tradizionale di delegati, sia pure di base e parzialmente di classe, e in questo si sono trovati bene i rappresentanti della opposizione in Cgil e qualche sindacalista spurio.
E' giusto parlare di unità, ma occorre dire quale e come si costruisce l'unità, parlare anche di necessarie rotture - come è stato detto nell'intervento dello Slai cobas Bergamo.
Per fortuna altri interventi soprattutto dei lavoratori della logistica del Si.cobas che vengono dalla lotta e l'intervento conclusivo hanno comunque mantenuto la discussione nell'alveo della lotta di classe vera.
Serve ora più che mai rompere schemi, riti e imporre, nei limiti del possibile, l'organizzazione nazionale del Patto d'azione e dei lavoratori classisti e combattivi con le rivendicazioni necessarie da portare allo scontro prolungato in termini della lotta di classe e della guerra di classe contro padroni governo, istituzioni, Stato.
OPERAIO DELLA MASCHIO IN LOTTA
Buongiorno, prima di tutto ringrazio perché avete dato la possibilità di partecipare con voi a questa assemblea. Queste assemblee danno forza a sindacati e lavoratori per lottare e unirci contro il capitalismo e lo sfruttamento padronale.
Sono Mouinir delegato gruppo di 20 lavoratori della fabbrica Maschio ns di Grezzago. Produciamo cisterne di plastica, un lavoro duro.
Abbiamo lavorato 10/12 anni in fabbrica, in appalto alla cooperativa, senza diritti e con i furti sulla paga, su 13°, 14°, ferie…
Il padrone è proprio fascista, razzista, "io sono dio - diceva - la legge in fabbrica la faccio io". E mandava via le persone che non gli andavano bene, tanto erano in appalto.
Torno dalla cooperativa...
Al mese di settembre hanno cacciato via Diraa quando è tornato dalle ferie.
Non pagavano l’infortunio, non si può fare. Un compagno ha preso un colpo alla spalla l’hanno cacciato via quando è tornato dopo due mesi. Questa azienda è veramente senza limiti.
Nel luglio scorso abbiamo deciso di lottare e ci siamo organizzati con sindacato Slai Cobas per il sindacato di classe. Una lotta, con scioperi, e adesso una tenda di 15 giorni davanti alla fabbrica per il lavoro.
Maschio si è approfittata del virus e senza motivi ha mandato tutti gli operai in cassaintegrazione e quando finirà ci vogliono lasciare fuori.
Poi stiamo preparando una manifestazione sabato prossimo a Trezzo sull’Adda, in provincia di Milano per dare una forza a questa lotta. Lottiamo senza fine perché la lotta non si deve fermare, contro questo padrone fascista razzista.
Patto d’Azione serve per dare forza anche a questa lotta, per cancellare gli appalti mafiosi, caporalato nuovo, per difendere il posto di lavoro. Perchè il Patto di Azione deve essere così, sindacati di classe e di base uniti per dare forza. Questa lotta è un esempio per tutte le lotte che ci sono in Italia, contro una persona fascista razzista. Perché picchia anche, ha già picchiato tante persone. Tutti dobbiamo lottare perché la lotta non deve fermare, chiediamo a tutti di essere uniti e andare a questa manifestazione per dire no ai licenziamenti, sì al posto di lavoro e "noi la crisi non la paghiamo!".
SLAI COBAS BERGAMO
L’assemblea dei delegati, nata nel percorso di costruzione e poi di realizzazione dei primi passi del Patto d’Azione, quindi quella assemblea dei delegati da preparare nell’autunno, è sicuramente uno strumento importante che abbiamo davanti. Mantenerla all’odg, rafforzarla, compreso il contributo che c’è stato dall’assemblea di oggi, va benissimo.
Si è parlato parecchio di unità oggi. È innegabile che è un’aspirazione di molti l’unità, della lotta, della classe, ma il rischio è che diventi una scorciatoia della disperazione. È inutile farla lunga, lo sappiamo bene, l’unità deve essere sostanziata da ben altre cose.
Il Patto d’Azione, dal nostro punto di vista è stato un passaggio molto importante, ha preso piede, ha iniziato ad esistere, sta lavorando, il 6 giugno è stata una prima uscita in piazza, erano anni che non c’era un’iniziativa politica di questo tipo, che ha coinvolto tantissimi lavoratori, in alcune città molto meglio, come Milano, in altre si stanno attrezzando per farlo, però questo è il percorso. Io credo che nessuno abbia escluso da questo percorso alcun sindacato, alcun sindacato di base. Chi ha voluto partecipare, chi si è riconosciuto nella piattaforma, nelle prospettive che si stavano delineando di lotta, di risposta allo scontro in atto, perché si è parlato di tanto oggi, uno scontro che richiede risposte colpo su colpo, comprende che non c’è alternativa.
Il patto d’azione è nato per questo, con la sua piattaforma: reddito, lavoro o non lavoro vogliamo campare, il salario garantito è una proposta valida, la riduzione di orario a parità di salario è una proposta valida, c’è il no alle spese militari, la cancellazione dei decreti sicurezza Salvini uno e due...
Come facciamo a mettere in campo risposte ai padroni, a mettere in campo una controffensiva dei proletari con al centro la classe operaia, se svicoliamo da questi punti?
La patrimoniale, oggi la crisi per un aspetto significa che tutti i soldi vanno ai padroni, che siano liberi professionisti, autonomi, grandi industriali. Alle masse popolari non arriva nulla, ai padroni tutto e subito. Quindi Patto d’Azione, Piattaforma e ben vengano tutti i sindacati conflittuali che intendano mettere le loro forze in campo.
Un appunto sulla Cgil. Stiamo conducendo una lotta dura, in tutti i sensi, in una grande fabbrica, la Montello a Bergamo. Montello riciclaggio dei rifiuti, è una fabbrica con le linee di produzione, da sempre in appalto alle cooperative, 500 operai che lavorano nell’industria in cooperativa. Sappiamo come stanno le cose. C’è uno scontro su questa nuova forma di caporalato… uno scontro feroce con la Cgil, da sempre non solo cane da guardia ma braccio armato del padrone, in senso stretto e letterario.
Va benissimo ogni presa di posizione che migliori la condizione e la forza della classe operaia, vanno benissimo ripensamenti e scelte di campo con i principi che si annunciano, però deve esserci una rottura netta.
No è possibile lottare, servire gli interessi della classe operaia, senza rompere nettamente con le burocrazie sindacali. Non sto parlando del singolo, non gli sto dicendo: togli la tessera oggi, ma di mettere in campo un percorso di lotta che rompa nettamente con chi oggi in questo momento sta facendo gli accordi nelle fabbriche per la pulizia etnica, come il virus, via vecchi e ammalati, e assunzione di precari ad 800 euro. Si chiamano Fim Fiom Uilm. Sono gli stessi che hanno gestito con accordi l’apertura delle fabbriche con il Covid, che convincevano i lavoratori che andava tutto bene, potete stare a lavorare.
Bisogna rompere con tutto questo.
Vogliamo guardare la storia, la storia recente? Abbiamo passato gli anni 80 a discutere dentro o fuori la Cgil. Aldo se lo ricorda benissimo. Questo quesito si è risolto grazie ai compagni dell’Alfa Romeo di Milano e di Napoli che hanno spinto il processo dei cobas, all’epoca si chiamava Slai Cobas, qui si aprirebbe un capitolo molto importante ma non è la sede e ci vogliono gli strumenti corretti per affrontare questo dibattito.
Quello che resta è che la risposta è venuta dagli operai, la parte più avanzata che hanno fatto una proposta concreta di rottura. E siamo qui grazie a quel passaggio.
Chiudo con un riferimento all’autunno caldo che ha espresso la stessa questione. È vero che gli operai in fabbrica con la lotta dura hanno espresso l’unità, ma l’unità è stata fondata sul buttare all’aria le scrivanie dei confederali, sul praticare una lotta e una unità per il potere operaio, per prendersi gli strumenti per praticare la lotta a partire dall’assemblea, delegati revocabili in ogni momento, le assemblee che decidevano (per alzata di mano) e praticavano.
Completiamo il passaggio quando si parla di unità e riempiamolo di contenuti.
Avete ascoltato prima il delegato della Maschio ns. Io credo che tutte le lotte vadano sostenute. Siamo a fianco della Tnt che è diventata una lotta nazionale, a conferma che la repressione non spegne ma alimenta le lotte. Qui abbiamo un‘altra lotta più piccola per dimensione, ma ci sono operai che tenacemente si sono convinti che devono battersi per difendere il posto di lavoro.
Non è un elemento comune a tutte le vertenze. Troppe finiscono grazie ai signori di prima con miseri contributi economici.
Ci sono operai che lottano per difendere il posto di lavoro, sosteniamoli.
Sosteniamo e difendiamo ogni posto di lavoro.
Per chi può sabato 18 a Trezzo alle 17.00 corteo.
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