lunedì 13 luglio 2020

pc 13 luglio - Brasile - un editoriale dei compagni brasiliani di A Nova Democracia

L'offensiva dell'estrema destra, con la connivenza e il sostegno della destra militare, il reazionario Alto Comando delle Forze Armate (ACFA), di fronte al pericolo di una ribellione popolare simile a quella del 2013-14 ma moltiplicata, deve allarmare chiunque abbia un minimo sentimento democratico.
Le manifestazioni di piazza delle ultime settimane hanno avuto un impatto positivo sugli intellettuali democratici e sulle masse popolari. Esprimono non solo la repulsa popolare verso il fascismo all’attacco, ma soprattutto solleva inevitabilmente la questione di quale democrazia serva al progresso del Brasile: quale sia in grado di spazzare via il fascismo, sempre in incubazione, che di tanto in tanto alza la sua testa di serpente, e portare a termina la liberazione sociale e nazionale della nostra patria.
E non che poteva che essere un governo di energumeni e ciarlatani - ritratto più fedele e patetico del sistema politico putrescente e agonizzante della vecchia democrazia borghese, la dittatura borghese del vecchio stato delle cadenti classi dominanti, grande borghesia e proprietari terrieri – a incubare l'uovo del serpente. La degenerazione di questo brutale sistema di sfruttamento e oppressione del popolo e della nazione si è estesa a tutti i livelli: politico, economico, sociale e culturale. E l’ecatombe che sta colpendo il paese mette a nudo la sporca e bastarda morale delle classi dominanti, sanguisughe del popolo e parassiti della società.
Le classi dominanti, divise nella lotta interna per scegliere quale regime salverà il loro sistema dal collasso, si combattono apertamente non solo nei palazzi delle loro istituzioni -i sepolcri imbiancati
che chiamano i tre Poteri- ma competono per manovrare le masse che iniziano riprendersi le piazze e cercare di imporre alla protesta popolare lo slogan stantio della loro "democrazia", la democrazia dei ricchi. Si aggrappano sempre alla parola "democrazia", senza curarsi delle vere contraddizioni della nostra società, per contrapporla alle trame di colpo di stato.

I difensori del colpo di stato militare del 1964, O Globo, Estadão e Folha de São Paulo ecc. (spose fedeli delle milizie fasciste) i monopoli della stampa portavoce storici delle stesse classi dominanti e del loro sistema burocratico controrivoluzionario, sono stati attaccati. Hanno strillato come se avessero attaccato i guardiani della democrazia (certo, della democrazia dell'economia di Paulo Guedes, della "riforma del lavoro", della "riforma delle pensioni", delle misure di emergenza per "orario di lavoro ridotto a salario ridotto", della "sospensione ‘temporanea’ dei contratt9 di lavoro" ecc.). Ora, vedendosi minacciati nei loro interessi, intensificano i loro attacchi a questo governo capeggiato da un ciarlatano che fa leva sulle forze più retrograde della nostra società, i militari più ottusi, il teppismo imprenditoriale, bande di "miliziani" sciolte o intruppate nelle caserme, così come parti inconsapevoli delle masse popolari, annebbiate dal fondamentalismo religioso.

Dai giornali e dall'industria globale del lavaggio del cervello, della falsificazione della realtà, prorompe un fiume di editoriali e articoli di firme eccellenti sulla democrazia, Quegli stessi che si affannano a denigrare come banditi i contadini poveri che lottano per la terra, a criminalizzare il più semplice sciopero dei lavoratori minacciati dalla miseria, a lanciare la crociata persecutoria e accanita contro la gioventù in lotta a difesa di libertà e giustizia, marchiandoli con la stigma xenofoba e sciovinisti di “vandali”. Ma prima di chiamare Bolsonaro estremista o fascista, devono recitare la litania anticomunista, rinnovare gli attacchi a Stalin anche con l'aneddotica più assurda, accusare Lula e il PT di estremismo di sinistra. Pazienza. Oggi, in un ambiente privo di qualsiasi etica, si possono dire le peggiori enormità come fossero banalità. Olavo de Carvalho non accusa forse Estadão e Globo di essere stampa comunista? Addirittura, ignoranti come Eduardo Bolsonaro osano filosofare sulla democrazia, citando pomposamente una frase che Churchill non ha mai pronunciato: "i fascisti in futuro si definiranno antifascisti".
Dunque, anche dei reazionari, così come tutta la falsa sinistra elettorale opportunista, cercano di santificare la parola democrazia a immagine e somiglianza del loro sbrindellato “stato di diritto democratico”, legittimante il sistema esistente di sfruttamento e oppressione. Cercano di farlo attaccando solo Bolsonaro, che, con la sua retorica incontinente, spaventa gli "investitori" stranieri nel paese e minaccia la farsa elettorale. Cercano di mostrare la contraddizione come se fosse tra la democrazia in generale (o democrazia borghese, o vecchia democrazia, come dicoamo noi) r il fascismo.

Una vecchia democrazia
È un inganno ridicolo porre la democrazia in generale come antitetica del fascismo, dato che nel nostro paese esse sono entrambe forme diverse della dittatura burocratico-latifondista della proprietà terriera e condividono la stessa base sociale (la grande borghesia burocratica e compradora e i latifondisti, al servizio dell'imperialismo , principalmente nordamericano). In altre parole, sono sistemi di governo diversi ma espressione dello stesso sistema di potere.
In tutto il mondo, all'interno della democrazia borghese la concentrazione e la centralizzazione della ricchezza e del capitale, che genera ogni giorno una massa sempre maggiore di poveri e proletari, e un pungo infinitamente più piccolo di oligarchi finanziari, costringono la borghesia a restringere i diritti, aumentare lo sfruttamento per compensare la legge del capitale della tendenza al caduta del saggio medio di profitto e, di conseguenza, a comprimere il più possibile i diritti sul lavoro, sindacali e, infine, le stesse libertà democratiche. Tale fenomeno, universale ed esistente in tutti i paesi governati dal capitale (imperialista o coloniale, semi-coloniale/semi-feudale) mostra che, nella fase di monopolio imperialista, c'è un'inevitabile tendenza verso il fascismo, sebbene proceda attraverso contrasti interni, date le contraddizioni inter-borghesi e interimperialiste.
La democrazia, di cui cosiddetti "liberali" si proclamano fedeli difensori, sfortunatamente per loro, è decrepita, morta di vecchiaia sia là dove ci sono state ovunque rivoluzioni democratico-borghesi (che hanno creato e stabilito la repubblica democratica, il suffragio universale, i diritti e le libertà civili) sia dove non ci sono state e la repubblica democratica è una carica e i diritti del popolo mera formalità, violati e calpestati in ogni occasione.
Il fatto è che la democrazia borghese in generale non corrisponde più ai bisogni della base materiale a cui deve servire e che serve, dato che i rapporti di produzione su si fonda ostacolano il libero sviluppo delle forze produttive. La ragione per cui in tutto il mondo sta crescendo la tendenza verso governi sempre più assolutisti (anche quelli che dicono di essere di "sinistra") è un risultato diretto di ciò. Cercare di tornare alla "magnifica" democrazia liberale del 18 ° e 19 ° secolo è un sogno morto.
José Carlos Mariátegui, molto precisisamente, indica il perché la democrazia borghese era in crisi già negli anni 1920: “Lo stato liberal-democratico borghese è stato il prodotto dell'ascesa della borghesia alla posizione di classe dominante. Ora, come allora, il nuovo assetto delle forze economiche e produttive richiede una nuova organizzazione politica. La forma democratica, anchilosata, pietrificata, come quelle che l'hanno preceduta storicamente non può ora contenere la nuova realtà umana ”.
Perciò la reazione attacca necessariamente i diritti delle masse, o mantenendo forme "democratiche", deformandole e svuotandole sempre più dei contenuti, o attraverso il fascismo, affondando e negando in termini assoluti i diritti.

Democrazia ultra-reazionaria e fascismo
Di certo il fascismo è il nemico più pericoloso della società moderna. Ma quelli che tra i grandi borghesi e i latifondisti predicano la "democrazia" della negazione dei diritti e libertà democratici per affrontare le crisi e la rivoluzione, con le loro leggi eccezionali e restrizioni aprono la strada al fascismo. Tra i passi compiuti in questa direzione, ricordiamo la legge antiterrorismo dettata al governo Dilma dagli yankee e approvata dal Congresso.
A fronte di questo importante realtà, commettono un vero crimine quanti, nella situazione attuale, puntano il dito solo contro il fascista Bolsonaro, lasciando in pace la casta privilegiata ultra-reazionaria (pronta schiacciare i diritti democratici, preparando il terreno per il fascismo, che, comunque, è disposta a usare, se necessario). Per non parlare del fatto che, non denunciando il Congresso e la magistratura, la loro corruzione, i loro crimini e il loro ruolo nella reazionarizzazione, spingono le masse o tra le braccia dell'offensiva controrivoluzionaria (che attacca questi per "moralizzare" il sistema di fronte all'opinione pubblica ) o tra le braccia degli ipocriti reazionari "liberali" difensori della "democrazia" (che schiaccia le masse in mille modi), contro la rivoluzione liberatrice.

Nuova democrazia contro tendenza al fascismo
Pertanto, non c'è altro modo per abortire il fascismo – né altro senso dell'antifascismo – se non distruggere le basi che generano questa aberrazione, ed è anche necessario denunciare chi ne prepara il terreno. Nel nostro caso, occorre intraprendere la rivoluzione della nuova democrazia. Questa secolare anomalia della nostra società, mantenuta e rafforzata nella nostra storia contemporanea, è il risultato della mancanza di una rivoluzione democratica che abbia vinto, essendo sempre stata combattuta e affogata nel sangue dal ferro e dal fuoco delle forze armate genocide, che si atteggiano a difensori della nazione , della patria, della democrazia e del popolo. "Pugno di ferro" contro il popolo e gli interessi nazionali, "mano amica" per l'imperialismo yankee (USA). Basta guardare i fatti della nostra storia per vederlo.
Quindi, la contraddizione della nostra società non è tra il fascismo e la democrazia in generale, ma piuttosto: tra la tendenza verso il fascismo e la nuova democrazia. In altre parole: la via burocratica della reazione contro la via democratica del popolo.
Se è impensabile nei paesi imperialisti tornare alla democrazia dei tempi del suo massimo splendore, della libera concorrenza, qui, dove essa non è altro che un'imitazione prodotta dalla basa arcaica e anacronistica del semi-feudalesimo. Pensiamo: se gli elementi essenziali della democrazia borghese sono i diritti democratici e l'indipendenza nazionale, quando esistono questi, in particolare per le masse popolari delle favelas che vivono l'assoluta negazione del diritto di organizzazione, della libertà manifestazione ed espressione, nelle mani di migliaia di militari e "miliziani"? E che dire dei contadini, sotto il diretto controllo politico, militare e paramilitare del latifondo, in un regime servile o semi-servile, vincolati alla terra o senza terra?
L'unica via per la democrazia in Brasile, anche in senso strettamente borghese, è la liquidazione della base burocratica semi-feudale. È la confisca del latifondo, del grande capitale legato ad esso (grande borghesia) e dell'imperialismo che li sostiene e se ne serve. Perciò è urgente la Rivoluzione Agraria, reclamata dalle masse contadine e dai democratici, che avvia questo cammino. Questo è il compito storico incompiuto e arretrato, senza il quale non è possibile stabilire la Repubblica Democratica e completare la formazione della nazione con la piena sovranità e indipendenza. Un compito che, dall'inizio dell'era contemporanea della nostra storia, oggi si potrebbe e può essere risolto solo dalla rivoluzione borghese di nuovo tipo, la nuova democrazia o potere delle classi sfruttate e oppresse: il proletariato che dirige attraverso il Partito Comunista, i contadini poveri (alleanza operaio-contadina), piccola borghesia urbana e settori della media borghesia. Rivoluzione che, ininterrottamente, prepara la transizione alla rivoluzione socialista.

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