Le
manifestazioni di piazza delle ultime settimane hanno avuto un
impatto positivo sugli intellettuali democratici e sulle masse
popolari. Esprimono non solo la repulsa popolare verso il fascismo
all’attacco, ma soprattutto solleva inevitabilmente la questione di
quale democrazia serva al progresso del Brasile: quale sia in grado
di spazzare via il fascismo, sempre in incubazione, che di tanto in
tanto alza la sua testa di serpente, e portare a termina la
liberazione sociale e nazionale della nostra patria.
E non che poteva che essere un governo di energumeni e ciarlatani -
ritratto più fedele e patetico del sistema politico putrescente e
agonizzante della vecchia democrazia borghese, la dittatura borghese
del vecchio stato delle cadenti classi dominanti, grande borghesia e
proprietari terrieri – a incubare l'uovo del serpente. La
degenerazione di questo brutale sistema di sfruttamento e oppressione
del popolo e della nazione si è estesa a tutti i livelli: politico,
economico, sociale e culturale. E l’ecatombe che sta colpendo il
paese mette a nudo la sporca e bastarda morale delle classi
dominanti, sanguisughe del popolo e parassiti della società.
Le
classi dominanti, divise nella lotta interna per scegliere quale
regime salverà il loro sistema dal collasso, si combattono
apertamente non solo nei palazzi delle loro istituzioni -i sepolcri
imbiancati
che chiamano i tre Poteri- ma competono per manovrare le masse che iniziano riprendersi le piazze e cercare di imporre alla protesta popolare lo slogan stantio della loro "democrazia", la democrazia dei ricchi. Si aggrappano sempre alla parola "democrazia", senza curarsi delle vere contraddizioni della nostra società, per contrapporla alle trame di colpo di stato.
che chiamano i tre Poteri- ma competono per manovrare le masse che iniziano riprendersi le piazze e cercare di imporre alla protesta popolare lo slogan stantio della loro "democrazia", la democrazia dei ricchi. Si aggrappano sempre alla parola "democrazia", senza curarsi delle vere contraddizioni della nostra società, per contrapporla alle trame di colpo di stato.
I
difensori del colpo di stato militare del 1964, O Globo, Estadão e
Folha de São Paulo ecc. (spose fedeli delle milizie fasciste) i
monopoli della stampa portavoce storici delle stesse classi dominanti
e del loro sistema burocratico controrivoluzionario, sono stati
attaccati. Hanno strillato come se avessero attaccato i guardiani
della democrazia (certo, della democrazia dell'economia di Paulo
Guedes, della "riforma del lavoro", della "riforma
delle pensioni", delle misure di emergenza per "orario di
lavoro ridotto a salario ridotto", della "sospensione
‘temporanea’ dei contratt9 di lavoro" ecc.). Ora, vedendosi
minacciati nei loro interessi, intensificano i loro attacchi a questo
governo capeggiato da un ciarlatano che fa leva sulle forze più
retrograde della nostra società, i militari più ottusi, il teppismo
imprenditoriale, bande di "miliziani" sciolte o intruppate
nelle caserme, così come parti inconsapevoli delle masse popolari,
annebbiate dal fondamentalismo religioso.
Dai
giornali e dall'industria globale del lavaggio del cervello, della
falsificazione della realtà, prorompe un fiume di editoriali e
articoli di firme eccellenti sulla democrazia, Quegli stessi che si
affannano a denigrare come banditi i contadini poveri che lottano per
la terra, a criminalizzare il più semplice sciopero dei lavoratori
minacciati dalla miseria, a lanciare la crociata persecutoria e
accanita contro la gioventù in lotta a difesa di libertà e
giustizia, marchiandoli con la stigma xenofoba e sciovinisti di
“vandali”. Ma prima di chiamare Bolsonaro estremista o fascista,
devono recitare la litania anticomunista, rinnovare gli attacchi a
Stalin anche con l'aneddotica più assurda, accusare Lula e il PT di
estremismo di sinistra. Pazienza. Oggi, in un ambiente privo di
qualsiasi etica, si possono dire le peggiori enormità come fossero
banalità. Olavo de Carvalho non accusa forse Estadão e Globo di
essere stampa comunista? Addirittura, ignoranti come Eduardo
Bolsonaro osano filosofare sulla democrazia, citando pomposamente una
frase che Churchill non ha mai pronunciato: "i fascisti in
futuro si definiranno antifascisti".
Dunque,
anche dei reazionari, così come tutta la falsa sinistra elettorale
opportunista, cercano di santificare la parola democrazia a immagine
e somiglianza del loro sbrindellato “stato di diritto democratico”,
legittimante il sistema esistente di sfruttamento e oppressione.
Cercano di farlo attaccando solo Bolsonaro, che, con la sua retorica
incontinente, spaventa gli "investitori" stranieri nel
paese e minaccia la farsa elettorale. Cercano di mostrare la
contraddizione come se fosse tra la democrazia in generale (o
democrazia borghese, o vecchia democrazia, come dicoamo noi) r il
fascismo.
Una
vecchia democrazia
È
un inganno ridicolo porre la democrazia in generale come antitetica
del fascismo, dato che nel nostro paese esse sono entrambe forme
diverse della dittatura burocratico-latifondista della proprietà
terriera e condividono la stessa base sociale (la grande borghesia
burocratica e compradora e i latifondisti, al servizio
dell'imperialismo , principalmente nordamericano). In altre parole,
sono sistemi di governo diversi ma espressione dello stesso sistema
di potere.
In
tutto il mondo, all'interno della democrazia borghese la
concentrazione e la centralizzazione della ricchezza e del capitale,
che genera ogni giorno una massa sempre maggiore di poveri
e proletari, e un pungo
infinitamente più piccolo di oligarchi
finanziari, costringono la borghesia a restringere
i diritti, aumentare lo sfruttamento per
compensare la legge del
capitale della
tendenza al caduta
del saggio
medio di profitto e, di conseguenza, a
comprimere
il più possibile i diritti sul lavoro,
sindacali e, infine, le
stesse libertà democratiche. Tale
fenomeno, universale ed esistente
in tutti i paesi governati dal capitale
(imperialista o coloniale, semi-coloniale/semi-feudale) mostra che,
nella fase di monopolio imperialista, c'è un'inevitabile tendenza
verso il fascismo, sebbene proceda
attraverso contrasti interni, date le
contraddizioni inter-borghesi e interimperialiste.
La
democrazia, di cui cosiddetti "liberali"
si proclamano
fedeli difensori, sfortunatamente per loro, è
decrepita, morta di vecchiaia sia là dove ci sono state ovunque
rivoluzioni democratico-borghesi (che hanno creato e stabilito la
repubblica democratica, il suffragio universale, i diritti e le
libertà civili) sia
dove non ci sono state e la repubblica
democratica è una carica e i diritti del popolo
mera formalità, violati e calpestati
in ogni occasione.
Il
fatto è che la democrazia borghese in generale non corrisponde
più ai bisogni della base materiale a
cui deve servire e che serve, dato
che i rapporti di produzione su si fonda
ostacolano il libero sviluppo delle forze produttive. La ragione per
cui in tutto il mondo sta crescendo la tendenza verso governi sempre
più assolutisti (anche quelli che dicono di
essere di "sinistra")
è un risultato diretto di ciò.
Cercare di tornare alla "magnifica" democrazia liberale del
18 ° e 19 ° secolo è un sogno morto.
José
Carlos Mariátegui, molto precisisamente,
indica
il perché
la democrazia borghese era in crisi già negli
anni 1920: “Lo stato liberal-democratico
borghese è
stato il prodotto dell'ascesa della borghesia
alla posizione di classe dominante. Ora, come allora, il nuovo
assetto
delle forze economiche e produttive richiede una
nuova organizzazione politica. La forma democratica, anchilosata,
pietrificata, come quelle che l'hanno preceduta storicamente non può
ora contenere la nuova realtà umana ”.
Perciò
la reazione attacca necessariamente
i diritti delle masse, o mantenendo forme
"democratiche", deformandole e svuotandole sempre più dei
contenuti, o attraverso il fascismo, affondando
e negando in termini assoluti i
diritti.
Democrazia
ultra-reazionaria e fascismo
Di
certo il fascismo è il nemico più pericoloso
della società moderna. Ma
quelli che tra i grandi borghesi e i
latifondisti predicano la "democrazia"
della
negazione dei diritti e libertà democratici per
affrontare le crisi e la rivoluzione, con le loro
leggi eccezionali e restrizioni aprono la strada
al fascismo. Tra
i passi compiuti in questa direzione, ricordiamo
la legge antiterrorismo dettata al governo Dilma dagli yankee e
approvata dal Congresso.
A
fronte di
questo importante realtà, commettono un vero
crimine quanti,
nella situazione attuale, puntano il dito solo contro il fascista
Bolsonaro, lasciando in
pace la casta privilegiata ultra-reazionaria
(pronta
schiacciare i diritti democratici, preparando il
terreno per il fascismo, che, comunque, è
disposta a usare, se necessario). Per non
parlare del fatto che, non denunciando il Congresso e la
magistratura, la
loro corruzione, i loro crimini e il loro ruolo
nella reazionarizzazione, spingono
le masse o tra
le braccia dell'offensiva controrivoluzionaria
(che attacca
questi per "moralizzare" il sistema di
fronte all'opinione pubblica ) o tra
le braccia degli ipocriti reazionari "liberali"
difensori della "democrazia" (che schiaccia le masse in
mille modi), contro la rivoluzione liberatrice.
Nuova
democrazia contro tendenza al fascismo
Pertanto,
non c'è altro modo per abortire il fascismo – né altro senso
dell'antifascismo
– se
non distruggere le basi che generano questa
aberrazione, ed è anche necessario denunciare
chi ne prepara il terreno. Nel nostro caso,
occorre intraprendere la rivoluzione della nuova democrazia. Questa
secolare anomalia della nostra società, mantenuta e rafforzata nella
nostra storia contemporanea, è il risultato della mancanza
di una rivoluzione democratica che abbia vinto,
essendo sempre stata combattuta e affogata
nel sangue dal ferro e dal fuoco delle
forze armate genocide, che si atteggiano a
difensori della nazione , della patria, della
democrazia e del popolo. "Pugno
di ferro" contro il popolo e gli interessi
nazionali, "mano amica" per l'imperialismo yankee (USA).
Basta guardare i fatti della nostra storia per vederlo.
Quindi,
la contraddizione della nostra società non è tra
il fascismo e
la democrazia in generale, ma piuttosto: tra
la tendenza verso il fascismo e
la nuova democrazia. In altre parole: la
via burocratica della
reazione contro la
via democratica del popolo.
Se è
impensabile nei paesi imperialisti tornare alla democrazia dei tempi
del suo massimo splendore, della libera concorrenza, qui, dove essa
non è altro che un'imitazione prodotta dalla basa arcaica e
anacronistica del semi-feudalesimo. Pensiamo: se gli elementi
essenziali della democrazia borghese sono i diritti democratici e
l'indipendenza nazionale, quando esistono questi, in particolare per
le masse popolari delle favelas che vivono l'assoluta negazione del
diritto di organizzazione, della libertà manifestazione
ed espressione, nelle mani di migliaia di
militari e "miliziani"? E che dire dei contadini, sotto il
diretto controllo politico, militare e paramilitare del latifondo, in
un regime servile o semi-servile, vincolati
alla terra o senza terra?
L'unica
via
per la democrazia in Brasile, anche in
senso strettamente borghese, è la liquidazione
della base burocratica semi-feudale. È
la confisca del
latifondo, del
grande capitale legato ad esso (grande
borghesia) e dell'imperialismo che li sostiene e se ne serve.
Perciò
è urgente la Rivoluzione Agraria, reclamata
dalle masse contadine e dai democratici, che
avvia questo cammino. Questo è il compito storico incompiuto e
arretrato, senza il quale non è possibile stabilire la Repubblica
Democratica e completare la formazione della nazione con la piena
sovranità e indipendenza. Un compito che, dall'inizio dell'era
contemporanea della nostra storia, oggi si potrebbe e può
essere risolto solo dalla rivoluzione borghese
di nuovo tipo, la nuova democrazia o potere delle classi sfruttate e
oppresse: il proletariato che dirige attraverso il Partito Comunista,
i contadini poveri (alleanza operaio-contadina), piccola borghesia
urbana e settori della media borghesia. Rivoluzione che,
ininterrottamente, prepara la transizione alla rivoluzione
socialista.
Nessun commento:
Posta un commento