martedì 14 luglio 2020

pc 14 luglio - VENTI DI GUERRA: l’imperialismo USA rafforza la presenza militare nel Mar Cinese Meridionale

[Aerei della Carrier Air Wings (CVW) 5 e 17 volano in formazione sopra la Nimitz Carrier Strike Force il 6 luglio 2020, nel Mar Cinese Meridionale. Le portaerei USS Nimitz (CVN 68), a destra, e l'USS Ronald Reagan (CVN 76) e i loro gruppi di attacco stanno conducendo operazioni di doppio trasporto nell'Indo-Pacifico come Nimitz Carrier Strike Force. (MC3Keenan Daniels/Navy)]

Oltre allo scontro direttamente economico che viene reso più “visibile” dalla “guerra dei dazi”, dal “protezionismo”, accentuato di molto dall’attuale pandemia in corso, i paesi imperialisti, dagli USA alla Cina, continuano a tastare tutti i terreni che riguardano la “guerra guerreggiata” per così dire, dalle vecchie armi a quelle più moderne e sofisticate e impegnandosi, direttamente o indirettamente, praticamente su tutti gli scenari mondiali.

Alcuni siti di notizie internazionali riportano di questo nuovo dispiegamento di forze armate nel Mar Cinese Meridionale da parte degli USA che sta dento lo scontro più “diretto” con la Cina.

Gli Stati Uniti in quest’area difendono il loro imperialismo, “difendendo” i propri paesi satelliti come le Filippine, ma allargando la “protezione” alla Malesia, al Brunei e al Vietnam.

Con la propria arroganza imperialista il Segretario di Stato Michael R Pompeo in una nota ha
dichiarato: "Stiamo rafforzando la politica degli Stati Uniti in una parte vitale e controversa di quella regione, il Mar Cinese Meridionale … Stiamo chiarendo che le pretese di Pechino sulle risorse offshore in gran parte del Mar Cinese Meridionale sono completamente illegali, così come la sua campagna di prove di forza per controllarle".

“Gli Stati Uniti respingono le rivendicazioni cinesi nel Mar Cinese Meridionale: nuova escalation” dice il titolo sostenendo oggettivamente la posizione degli USA.

E mentre gli USA stanno a circa 12.000 chilometri dalle proprie coste, rispetto alla Cina, criticano il fatto che la Cina voglia estendere la propria presenza per 2.000 chilometri, perché rivendica “tra l'85% e il 90% del Mar Cinese Meridionale circondato dalla cosiddetta "Linea a nove tratti" - un'iscrizione cartografica cinese del 1947 e modificata nella sua forma attuale nel 1952 - che si estende per 2.000 km (1.243 miglia) dalla Cina continentale, fino a poche centinaia di chilometri dalle Filippine, dal Vietnam e dalla Malesia. Il tribunale ha respinto le sue richieste nel 2016.”
Già che c’è, l’articolo mette in evidenza tutte le altre accuse degli USA all’imperialismo cinese, mentre di fatto gli USA alimentano tutte le tensioni provando ad “accerchiare” la Cina: “Gli Stati Uniti hanno annunciato sanzioni contro agenzie governative e funzionari cinesi per la persecuzione dei musulmani uiguri, restrizioni sui viaggi in Tibet, aumento del ruolo di Pechino a Hong Kong e riduzione della durata del visto per alcuni giornalisti cinesi distaccati negli Stati Uniti.
“Nello scontro sul confine tra India e Cina che è iniziato e peggiorato nelle stesse settimane, l'amministrazione Trump e il Congresso degli Stati Uniti si sono schierati in modo inequivocabile con Nuova Delhi. Sia Trump che Pompeo hanno accusato l'"aggressione" cinese come causa delle tensioni, e come riflesso delle intenzioni aggressive del Paese e del partito comunista al potere in tutto il mondo.”

  14 luglio 2020

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