Da Ravenna una corrispondenza.
Sono andato a vedere a Ravenna lo spettacolo "Made in ILVA". Un bell'esempio di teatro operaio, in questo caso realizzato nell'area antistante a un capannone della Nuova OLP, un'azienda che fornisce prodotti e attrezzature di sicurezza antincendio, con la sede nella zona industriale Bassette, vicina al petrolchimico.
Il palcoscenico è perfetto per narrare la condizione operaia con al centro un'operaio che resiste alla "brutalizzazione" di un sistema dei padroni che ordina "lavora! produci! agisci! crea!", che gli nega la libertà e lo "disumanizza". Una resistenza che è soprattutto fisica, col corpo dell'attore-operaio che si contorce, danza, corre all'interno di una gabbia chiusa fatta a scala di ferro, nello spazio di pochi metri quadri con cui le videoproiezioni riproducono l'acciaieria. Al centro è l'uomo/operaio-merce, la forza-lavoro che non accetta l'alienazione propria di questa società capitalistica e la sola sua alternativa: o la fame o rapporti di lavoro brutalizzanti.
Ci sono andato a teatro"armato" del libro "ILVA, la tempesta perfetta" che rovescia l'assunto dello spettacolo: non è nociva la fabbrica in sè, ma nocivo è il Capitale e contro questa dittatura si può e si deve scatenare una guerra di liberazione. Gli omicidi sul lavoro, la distruzione ambientale, il ricatto salute/diritto al lavoro, diventano un incubo insopportabile per il singolo operaio -l'eremita contemporaneo, come recita il sottotitolo dello spettacolo- che non gli lasciano vie d'uscita se non colpevolizzare la fabbrica in quanto tale, "residuo archeologico e obsoleto tutt'ora in attività" (dal volantino di presentazione della Nuova Olp). Ma è' il Profitto che avvelena uomini-operai-ambiente e contro questo elemento alla base di questa società un operaio singolo non potrà mai farcela. Solo l'unità, il numero, la lotta, la conoscenza/coscienza, l'organizzazione, sono gli strumenti della sua liberazione.
Come ho avuto modo di dire all'attore protagonista: quest'opera non può rimanere chiusa all'interno della programmazione "stagione teatrale" ad uso e consumo dei benpensanti abbonati, ma che è ora che gli intellettuali e gli artisti vadano in prima persona ai cancelli delle fabbriche a discutere e a
rappresentare opere artistiche tra gli operai.
Teatro. La stagione dei Teatri apre a Ravenna con lo spettacolo Made in Ilva di Instabili Vaganti
Teatro. La stagione dei Teatri apre a Ravenna con lo spettacolo Made in Ilva di Instabili Vaganti
Inaugura venerdì 14 settembre alle 21 la Stagione dei Teatri di Ravenna, con lo spettacolo Made in Ilva - l'eremita contemporaneo della compagnia Instabili Vaganti, presso Nuova Olp di via Manlio Monti 38 a Ravenna. Si tratta di uno spettacolo che si inserisce nel carnet "Oltre l'abbonamento" e prevede la prenotazione obbligatoria.
La musica detta ritmi ossessivi e il canto di una voce femminile impartisce ordini a un corpo che si muove dentro una struttura metallica, ora rifugio, ora gabbia. Un corpo spasmodico che agisce tra gesti quotidiani e azioni meccaniche legate alla ripetitività del lavoro in fabbrica. Sullo sfondo, l’Ilva di Taranto, acciaieria più grande d’Europa, le morti bianche, i danni ambientali: necessità e condanna di un vivere contemporaneo.
Lo spettacolo (di cui quella ravennate è l’ultima data italiana del 2018) è ispirato al diario di un operaio e alle testimonianze dirette di lavoratori dell’Ilva di Taranto – e tratto dai testi di Luigi di Ruscio e Peter Shneider – e si svolgerà nella sede della Nuova Olp, in zona Bassette a Ravenna.
In un contesto industriale site specific, in cui le strutture metalliche e l’uso di video-proiezioni rievocheranno il contesto della fabbrica, va in scena lo spettacolo Made in Ilva, la cui drammaturgia originale è stata composta dalla compagnia intrecciando testi appositamente creati dagli attori, testimonianze e scritti dei lavoratori con frammenti delle poesie operaie di Luigi Di Ruscio e del racconto “Lenz” di Peter Shneider. Parole ripetute che si fondono con suoni ossessivi che si trasformano in musiche originali e canti, composti rispettivamente da Riccardo Nanni e Anna Dora Dorno.
La trasposizione artistica fa riferimento alla vicenda reale dell’acciaieria più grande d’Europa, che condiziona la vita dell’intera città di Taranto e dei suoi lavoratori intrappolati tra il desiderio di evadere e fuggire dalla gabbia d’acciaio incandescente e la necessità di continuare a lavorare per la sopravvivenza quotidiana in quell’inferno di morti sul lavoro e danni ambientali.
Lo spettacolo è il frutto di un accurato lavoro di ricerca e sperimentazione fisica e vocale sul rapporto tra organicità del corpo e inorganicità delle azioni legate al lavoro in fabbrica, attraverso il quale emerge una critica all’alienante sistema di produzione contemporaneo che trasforma l’essere umano in una macchina artificiale all'interno di un processo di “brutalizzazione” imposto dalla società.
L’eremita contemporaneo insegue una salvezza impossibile, nel tentativo di sentire la propria carne calda, il proprio vivere organico, in contrapposizione al ferro-freddo, al processo di inorganicità al quale ci spingono le regole di produzione dell’attuale sistema sociale, reprimendo la libertà creativa dell’uomo e dell’artista.
Lo spettacolo ha recentemente rappresentato l’Italia all’ottava edizione delle prestigiose Theatre Olympics in India.
Made in Ilva
Regia Anna Dora Dorno
Con Nicola Pianzola
Musiche originali Riccardo Nanni
Canti originali dal vivo Anna Dora Dorno
Oggetti di scena Nicoletta Casali
Scene e disegno luci Anna Dora Dorno
Video Nicola Pianzola
Composizione drammaturgica originale
A cura di Anna Dora Dorno sulle testimonianze degli operai dell’ILVA di Taranto
Produzione Instabili Vaganti
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