martedì 11 settembre 2018

pc 11 settembre - "8 ORE LAVORO 8 ORE MI PAGHI" - 20 SETTEMBRE UDIENZA DEL PROCESSO CHE LE OPERAIE DELLA MONTELLO (BG) STANNO FACENDO AI PADRONI - PRESIDIO DI SOLIDARIETA'

Per l’udienza del processo del 20 settembre sulla "1/2 ora non retribuita", dalle ore 10,30 si terra un presidio di una rappresentanza delle lavoratrici della Montello nei pressi del tribunale del lavoro di via Borfuro 11/B a Bergamo, a cui sono invitati chi vuole sostenere la lotta.

Al cambio turno delle 13/14 poi ci sposteremo alla fabbrica per incontrare tutte le lavoratrici.

L'MFPR fa appello a sostenere questa battaglia che è una battaglia come lavoratrici, come donne, come immigrate. 

E' una lotta e rivendicazione non solo giusta dal punto di vista sindacale, ma che ha un significato che va oltre, di dignità, di ribellione alla protervia dei padroni che pensano di calpestare tutti i diritti delle lavoratrici, di opposizione a chi vuole rubarci tempo, tempo della nostra vita, per sfruttarci di più e aumentare i suoi profitti. 
Questa mezz'ora ha il significato della resistenza delle operaie del bel film "7 minuti" a non permettere che i padroni prima si prendano minuti, poi mezz'ora e poi...    
E proprio alla Montello questo progressivo attacco ai diritti delle operaie, delle donne continua ad andare avanti: ad una lavoratrice non è stata rinnovato il contratto mentre era in maternità con la motivazione che le mansioni svolte non sarebbero compatibili con l’allattamento. Cosa che comunque potrebbe essere risolta spostandola ad altre mansioni. Ma per i padroni le donne in maternità sono un fastidio e un "costo non produttivo al 100%"!

Per tutto questo la battaglia delle 17 operaie della Montello "8 ore lavoro 8 ore mi paghi" è una battaglia che deve essere vinta non solo per loro ma per tutte le donne.

Per info e per partecipare alle iniziative a Bergamo: mfpr.mi1@gmail.com - 3339415168

SOTTO STRALCI DAI COMUNICATI PRECEDENTI 




Le prime 17 operaie d'avanguardia, che hanno portato i padroni in Tribunale, non devono rimanere
sole. Il loro coraggio sta dando fiducia ad altre operaie che è giusto lottare, e le sta facendo aprire gli occhi sull'infame accordo fatto tempo fa dalla Cgil che invece accettava, in nome di condividere da parte dei lavoratori la "crisi delle aziende", di rinunciare al pagamento della mezz'ora di pausa e di altre indennità e voci retributive.

Queste sono le operaie che hanno fatto l'8 marzo scorso lo sciopero delle donne. "E' stato lo sciopero delle donne - dicono le operaie - che ci ha dato forza! Per rompere la cappa di oppressione portata avanti dai padroni e capi. 

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QUAL'E' LA CONDIZIONE DI QUESTE OPERAIE.
Nello stabilimento di Montello (BG) lavorano 650 lavoratori, di cui 87 dipendenti di Montello Spa, mentre la maggioranza è occupata nelle cooperative.
Due terzi di questi lavoratori sono donne e la stragrande maggioranza immigrate.
impegnate con le cooperative nell'attività di recupero e riciclo di rifiuti urbani da raccolta differenziata e il servizio di facchinaggio.

Le lavoratrici, in tutto circa 300, lavorano su tre turni alternati di 8 ore ciascuno (1°: 06.00-14.00; 2°: 14.00-22.00; 3°: 22.00-06.00) a ciclo continuo su sei giorni, spesso lavorando anche il settimo giorno a seconda del bisogno.
Tali attività comportano di stare per 8 ore continuamente in piedi davanti al nastro trasportatore, dal quale le lavoratrici non possono allontanarsi in assenza di sostituzione.
Anche le due pause di 15 minuti vengono assegnate solo se si renda disponibile, per la sostituzione sulla linea, un lavoratore della c.d. “squadra speciale” che prende il posto della lavoratrice sulla linea.
La collocazione temporale di questi due turni di “pausa” non è predeterminata in modo fisso, ma dipende dall’orario in cui è disponibile la c.d. Squadra speciale. Quindi, le lavoratrici devono aspettare la disponibilità di questa "squadra speciale" per prendere respiro, sedersi, andare in bagno, ecc. 
E SONO QUESTE DUE PAUSE, IN TUTTO MEZZ'ORA, CHE NON VENGONO PAGATE! 

Nel corso del mese accade poi che i capi “mettano in libertà” le lavoratrici per asserita mancanza di lavoro o per esigenze di manutenzione e pulizia della linea, spesso avvertendo le lavoratrici con poche ore d’anticipo.

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