"...c’è ancora una parte enorme del femminismo che ignora, inconsapevolmente o per scelta, le questioni di classe. Credo che la resistenza al capitalismo abbia una connotazione femminista sempre più pronunciata, ma che vi sia ancora molto da fare... La questione patriarcale non solo presenta una stretta connessione con la costruzione del capitalismo, ma è anche uno dei fattori da cui il capitalismo dipende...".
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Continuiamo a pubblicare alcune note, scritti, interventi che vogliono spiegare le ragioni del Mfpr, le sue basi ideologiche, teoriche, politiche, il suo lavoro. Affinchè compagne, donne, ragazze, possano conoscere e entrare nel Mfpr e organizzare nelle loro città dovunque collettivi del Mfpr.Il percorso e la battaglia a 360° del Mfpr
Pubblichiamo stralci di una parte del libro/dossier "Una marcia in più" sul 20° anniversario del Mfpr. Esso vuole dare un'idea del grande e ricco lavoro fatto in tanti anni dal Mfpr, ma è solo un'accenno e tra l'altro non aggiornato sugli ultimi 4/5 anni, tanto di più è stato fatto e tanto è ancora da fare. Chi vuole il libro "Una marcia in più", può richiederlo a: mfpr.naz@gmail.com
Quando
l’Mfpr entra sulla scena politico-sociale pone subito al centro la
questione di quale femminismo serve alle donne, facendo una battaglia
anche teorica/ideologica verso le posizioni nel campo dei movimenti
delle donne che non vogliono portare una lotta seria, fino in fondo.
Parliamo delle posizioni del femminismo borghese filo-istituzionale o
del femminismo piccolo borghese che molto spesso soffocano la lotta
diretta delle donne, il protagonismo delle donne, che deviano la
lotta delle donne verso la delega alle donne del governo che ci
dovrebbero rappresentare.
In
tutti questi anni come Mfpr abbiamo fatto tante lotte sui vari
aspetti della condizione delle donne,
abbiamo
organizzato manifestazioni di piazza, assemblee, convegni, inchieste,
abbiamo soprattutto
organizzato
le lotte delle lavoratrici, delle precarie, disoccupate, siamo andate
tra le operaie nelle
fabbriche
a fare inchiesta, ecc. ecc. Tutto un lavoro quotidiano, il cosiddetto
lavoro grigio quotidiano...
I
volantini non si contano, tantissimi, ma abbiamo prodotto anche tanti
fogli, dal 1995 ad oggi, che veramente danno un quadro ampio della
lotta a 360° condotta dal MFPR.
Questi
fogli sono carta viva perché nascono dalla lotta concreta e reale
delle donne più sfruttate e oppresse, perché sono fogli che
raccontano le battaglie concrete messe in campo, ricchi quindi di
denunce, di analisi e di lotta.
Con
questi fogli iniziamo a portare il messaggio alle donne del
Femminismo Proletario Rivoluzionario, che cosa significa e la
necessità di esso.
Attraverso
questi fogli cerchiamo di dare delle risposte a quelle che sono le
esigenze delle donne, a
quelli
che sono i bisogni della maggioranza delle donne e i sogni delle
donne, anche le donne hanno
sogni
nella vita, quante di noi non si sono poste la domanda “ma quando
ci ritireremo a casa e
finalmente
per una volta potremo non occuparci delle faccende domestiche?”.
Sono
fogli che invitano le donne a prendere coscienza della condizione di
doppia oppressione che in
questo
sistema subiamo secondo diverse sfaccettature più o meno visibili.
Ma
sono anche fogli di battaglia teorica sulle concezioni e linea, sui
diversi modi di intendere la lotta delle donne contro questo sistema
e la via da seguire, se riformare/abbellire questa società ma in
realtà solo per una parte delle donne, quelle della classe borghese,
o fare la rivoluzione proletaria per cambiare sin dalle radici questa
società marcia che fa dell’oppressione della donna un suo
cardine/base.
Questi
fogli li abbiamo considerati anche come delle armi da usare contro
gli attacchi quotidiani alla nostra vita e per chiamare le donne alla
guerra/lotta contro di essi prendendo coscienza della necessità
della nostra guerra e di organizzarsi per essa. Per ora la nostra
lotta è senza armi, nel senso letterale del termine, ma la
Resistenza partigiana contro il nazi-fascismo, la lotta delle
partigiane ci ha dimostrato che in certe fasi le donne devono
prendere le armi, come accade oggi in alcuni paesi del mondo, vedi
per esempio l’India. E' una guerra quelle in cui lottiamo, una
guerra di classe e di genere in cui la maggioranza delle donne deve
fare la sua parte, secondo le fasi che si avvicendano.
Uno
degli argomenti che abbiamo varie volte denunciato è quello della
guerra imperialista. Si tratta di fogli di anni fa ma che sono
attualissimi, oggi il nostro governo si sta preparando ad una nuova
guerra in Libia. Noi allora abbiamo denunciato, per esempio, il
vergognoso scandalo dei parà italiani che stuprarono le donne in
Somalia, l’ipocrisia del governi dei paesi imperialisti che parlano
di “missioni di pace”, di “esportazione della democrazia”
quando invece a popoli già oppressi si vanno ad aggiungere nuova
oppressioni. Lo scandalo dei parà è stato un esempio emblematico,
che l'allora governo e Forze militari cercarono di insabbiare. Noi
del MFPR lo abbiamo denunciato con forza e abbiamo protestato in
piazza contro la barbare doppie violenze della guerra provocata dagli
interessi geostrategici dei paesi imperialisti.
Molto
significativo il foglio riportante la questione delle donne afghane
che denunciano i paesi
occidentali,
come gli USA, che vogliono imporre in nome dell’esportazione della
“democrazia” e “dell’emancipazione delle donne”
l’eliminazione del burqa. Ad essi le donne afghane rispondevano:
“…non siete voi che ci dovete levare il burqa, è come se ci
violentaste due volte”, “sono le donne afghane che devono lottare
per la propria autodeterminazione”. I paesi imperialisti, come
l’Italia
che
seppur in forme diverse opprimono le donne al proprio interno, non
hanno diritto di farsi ipocritamente paladini della liberazione delle
donne dei paesi oppressi. L’Mfpr ha sostenuto questa battaglia
delle donne afghane continuando la denuncia e lotta contro la guerra
imperialista e soprattutto contro l'imperialismo italiano.
Altre
battaglie molto attuali sono quelle sulla questione immigrate, contro
il razzismo di Stato profuso a livello di massa, come oggi, da
Salvini, da forze apertamente fasciste, dal governo, con ogni mezzo -
vedi il ruolo dei mass media contro i migranti; essi scappano dai
loro paesi martoriati dalle guerre e dalla miseria e quando arrivano
in Italia vengono trattati come dei criminali. I nostri mari sono
ormai cimiteri di migranti, pensiamo come simbolo di queste stragi
alla donna immigrata morta in mare, a seguito del rovesciamento di un
barcone, tra le doglie del parto con il suo piccolo bambino annegato
ancora legato alla madre dal cordone ombelicale…
Nel
1998 viene prodotto un foglio sul seminario nazionale svoltosi a
Ravenna sulla condizione sessuale delle donne. Riteniamo che in
questa società la contraddizione più profonda sia quella sessuale.
La violenza sessuale è una guerra di bassa intensità contro le
donne. In questo seminario abbiamo analizzato il perché succede
tutto questo, si è approfondita la questione della contraddizione
sessuale anche come leva della ribellione delle donne.
Il
4 aprile del 1998 lanciammo una “giornata nazionale di
mobilitazione nel nostro paese contro la violenza sulle donne” e
nelle città in cui eravamo presenti abbiamo organizzato iniziative,
unendo anche la denuncia sull’attacco al diritto d’aborto, alla
L. 194.
I
governi che si sono susseguiti in questi anni, sia di centro destra
che di centro sinistra, al servizio di questo sistema capitalistico
hanno sempre in una forma o in un’altra attaccato questo diritto
delle donne a scegliere della loro vita in termini di maternità,
perché questo rappresenta il cuore del processo di
autodeterminazione delle donne.
In
questa società la maggioranza delle donne deve avere dei ruoli
specifici: da un lato quando il mercato ha bisogno delle donne per la
produzione il capitale le chiede, le domanda (e fino a quando servono
per sfruttarle se le tiene, poi quando non servono più le licenzia
per prime), ma accanto al ruolo produttivo vi deve essere quello
riproduttivo e di cura della famiglia; dall’altro le donne vengono
considerate “oggetto sessuale”.
Nei
fogli che abbiamo prodotto negli anni abbiamo affrontato anche il
tema della prostituzione. Oggi i partiti della borghesia affrontano
la questione della prostituzione riproponendo la riapertura delle
case chiuse con tutta l’ipocrisia propria della classe borghese che
vuole levare le prostitute dalla strada per rinchiuderle nelle case
chiuse dove il processo di mercificazione dei corpi delle donne
continua… l’importante è che le strade siano decorose agli occhi
delle persone…
Altri
fogli hanno denunciato le sentenze sessiste che i tribunali borghesi
emettono. Ci ricordiamo tutte della sentenza vergognosa della ragazza
che avendo i jeans molto stretti non poteva essere stata
violentata
per la “oggettiva” difficoltà dell’uomo di sfilarle i
pantaloni. Sentenze maschiliste, processi in cui le donne si fanno
diventare da vittime, carnefici.
Noi
abbiamo sostenuto in questi anni diverse donne che sono state
violentate, con sit-in davanti i
tribunali,
portando la solidarietà attiva alle donne, vedi la vicenda di Rosa
la ragazza che all’uscita della discoteca era stata violentata
all’Aquila e quasi uccisa da un bastardo militare delle squadre di
“sicurezza delle strade” che il governo aveva allora assegnato a
L’Aquila per “proteggere” la popolazione dopo il terremoto.
Così Carmela, la ragazzina di 13 anni stuprata da un branco
di
ragazzi e adulti a Taranto, non creduta dal personale degli istituti
in cui era stata ricoverata e che si è uccisa nel 2007 buttandosi
nel vuoto da un balcone. L’Mfpr è stata l’unica organizzazione
che ha sempre sostenuto in diverse forme la battaglia che il padre di
Carmela ha portata avanti negli anni per ottenere anche attraverso la
denuncia e controinformazione “verità e giustizia”, nei fogli
abbiamo scritto “Carmela, violentata dagli uomini e uccisa dallo
Stato”.
Abbiamo
prodotto poi diversi fogli sulle condizioni delle lavoratrici, del
lavoro nero che ancora oggi esiste in tante fabbriche, in tanti posti
di lavoro, delle molestie subite da lavoratrici nei posti di lavoro.
Su tutto questo abbiamo sviluppato iniziative di lotta. Una battaglia
importante è stata quella delle operaie di Nardò molestate dal
padrone che come Mfpr abbiamo sostenuto, scriviamo sui fogli “i
padroni sono una razza schifosa”. E questo vale anche oggi se
guardiamo per esempio alla battaglia che alcune operaie a Bologna
della fabbrica Yoox produttrice di scarpe stanno conducendo sul piano
legale con iniziative di protesta al tribunale sostenute da compagne
e donne. Queste operaie hanno avuto il coraggio di denunciare che
dentro la fabbrica venivano sistematicamente molestate dai capi
reparto, dai padroni.
Parliamo
quindi di “Moderno MedioEvo”: tutti gli attacchi che subiscono le
donne sia sul campo del lavoro, sia sul campo ideologico, sia
attraverso le campagne reazionarie lanciate dai governi, Chiesa, vedi
quelle in favore della “sacra famiglia”, creano un clima, un
humus generale che legittima la concezione di subordinazione delle
donne, che avalla la questione della violenza sessuale. Contro questi
attacchi che si concretizzano anche in provvedimenti emanati dai
governi siamo scese in lotta come lavoratrici, giovani.
Ci
riprendiamo e rilanciamo negli anni il vero significato dell’8
marzo come giornata che nasce dalla lotta delle operaie, della
lavoratrici. L’8 marzo non è la mera giornata di festa ma è una
giornata di cui occorre riaffermare la memoria storica e rimetterla
oggi al centro del percorso di lotta rivoluzionaria che la
maggioranza delle donne, in prima fila le donne proletarie, deve
caricare di tutti i bi/sogni.
Abbiamo
negli anni fatto diverse iniziative, lotte sulla questione
dell'attacco al diritto d’aborto, mentre nello stesso tempo con
leggi reazionarie si vietava la procreazione assistita che impediva
in tutti i suoi articoli alle coppie che non potevano avere figli di
poterli avere; una legge che attacca le donne nella loro dignità di
persone, dando “personalità giuridica” all’embrione mentre le
donne diventano solo delle mere incubatrici per mettere al mondo
figli.
Abbiamo
fatto una campagna lunghissima contro questa legge (c’è stato su
questa anche un referendum) per spiegare alle donne di cosa si
trattava, abbiamo fatto vari banchetti, e davamo indicazioni alle
donne di votare perché questa legge fosse cancellata.
Nel
2003, l’8 marzo, il MFPR, ricco di questa esperienza di tutti
questi anni esce con un foglio
contenente
il “Manifesto” come documento programmatico della nostra
organizzazione.
Nel
novembre 2007 a Roma c’è stata una grandissima manifestazione
contro la violenza sulle donne; 250.000 donne sono scese in piazza.
Poco prima della manifestazione era stata violentata a
Roma
una donna da parte di un immigrato e il governo Berlusconi aveva
iniziato subito una campagna razzista contro gli immigrati
strumentalizzando l’episodio, mentre le statistiche
istituzionali
dicevano e dicono che la maggioranza delle violenze che succedono nel
nostro paese sono attuate da uomini “italianissimi” e soprattutto
all’interno della famiglie. Le donne dissero subito NO! Noi come
Mfpr abbiamo scritto: “non in nostro nome!”. E la manifestazione
fu una riposta anche a questa politica “securitaria”.
La
manifestazione di Roma segnò la nuova ripresa del movimento
“carsico” delle donne. In questa
manifestazione
le ministre di allora, come la Carfagna, ma anche le parlamentari del
PD, come Livia Turco, furono cacciate dal palco che inopinatamente si
erano volute prendere.
ll
problema della violenza sessuale è un problema profondo, sociale,
una “guerra infinita di bassa intensità contro le donne”,
scriviamo partecipando alla grossa assemblea nazionale che seguì
dopo la grande manifestazione. Nell'assemblea portiamo la linea
rivoluzionaria contro le posizioni riformiste. Portiamo anche la
denuncia a livello internazionale, iniziamo a informare per esempio
sulla condizione di terribile oppressione e violenza che le donne
subiscono in un paese come l’India. La lotta il moderno fascismo
che avanza.
E'
il periodo di Berlusconi, delle orge e feste a Palazzo Grazioli...,
del ciarpame politico denunciato da Veronica Lario. Parafrasando il
titolo di un libro famoso di Stigh Larson: “Gli Uomini che Odiano
le Donne”, facciamo un manifesto e un foglio dove scriviamo “NOI
ODIAMO GLI
UOMINI
CHE ODIANO LE DONNE”, in primis l'”utilizzatore finale”,
Berlusconi.
Un’altra
parte di fogli prodotti dal Mfpr riguarda tutto il dibattito che
comincia nel nostro paese sulla questione della necessità di uno
“sciopero delle donne”. Noi, che per prime nel nostro paese
abbiamo portato questa parola d'ordine, indicazione, diciamo che è
ora che le donne, in quanto donne, scioperino, ma quando diciamo
'sciopero' non parliamo di sciopero solo economico, legato alla
questione della condizione lavorativa, ma di uno sciopero che parte
da questa condizione e dalle
lavoratrici
per allargarsi a tutta la condizione di vita delle donne. In questo
cammino verso lo sciopero delle donne sosteniamo la lotta di vari
settori, dalle operaie di Melfi alla lavoratrici della scuola, alle
disoccupate di Taranto…
Un
foglio speciale è quello dedicato alla manifestazione a Roma del 6
luglio 2013 organizzata dal Mfpr contro i femminicidi, in cui si che
pongono le prime basi concrete della costruzione dello sciopero delle
donne e si decide la data: 25 novembre 2013.
Il
legame internazionalista nelle lotte delle donne. Noi guardiamo alla
lotta delle donne nel mondo, ma anche le donne che sono nel mondo
guardano alla nostra lotta perchè, seppur piccola e non di grandi
numeri a volte, ha avuto e ha in diverse forme una eco
internazionale, in un rapporto di dare e avere, sempre reciproco...
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