sabato 15 settembre 2018

pc 15 settembre - IL PERCORSO E LA BATTAGLIA A 360° DEL MFPR

Dall'intervista all'artista brasiliana Adelaide Ivànova su Il manifesto del 14.9.18:
"...c’è ancora una parte enorme del femminismo che ignora, inconsapevolmente o per scelta, le questioni di classe. Credo che la resistenza al capitalismo abbia una connotazione femminista sempre più pronunciata, ma che vi sia ancora molto da fare... La questione patriarcale non solo presenta una stretta connessione con la costruzione del capitalismo, ma è anche uno dei fattori da cui il capitalismo dipende...".
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Continuiamo a pubblicare alcune note, scritti, interventi che vogliono spiegare le ragioni del Mfpr, le sue basi ideologiche, teoriche, politiche, il suo lavoro. Affinchè compagne, donne, ragazze, possano conoscere e entrare nel Mfpr e organizzare nelle loro città dovunque collettivi del Mfpr.

Il percorso e la battaglia a 360° del Mfpr

Pubblichiamo stralci di una parte del libro/dossier "Una marcia in più" sul 20° anniversario del Mfpr. Esso vuole dare un'idea del grande e ricco lavoro fatto in tanti anni dal Mfpr, ma è solo un'accenno e tra l'altro non aggiornato sugli ultimi 4/5 anni, tanto di più è stato fatto e tanto è ancora da fare. Chi vuole il libro "Una marcia in più", può richiederlo a: mfpr.naz@gmail.com

Quando l’Mfpr entra sulla scena politico-sociale pone subito al centro la questione di quale femminismo serve alle donne, facendo una battaglia anche teorica/ideologica verso le posizioni nel campo dei movimenti delle donne che non vogliono portare una lotta seria, fino in fondo. Parliamo delle posizioni del femminismo borghese filo-istituzionale o del femminismo piccolo borghese che molto spesso soffocano la lotta diretta delle donne, il protagonismo delle donne, che deviano la lotta delle donne verso la delega alle donne del governo che ci dovrebbero rappresentare.

In tutti questi anni come Mfpr abbiamo fatto tante lotte sui vari aspetti della condizione delle donne,
abbiamo organizzato manifestazioni di piazza, assemblee, convegni, inchieste, abbiamo soprattutto
organizzato le lotte delle lavoratrici, delle precarie, disoccupate, siamo andate tra le operaie nelle
fabbriche a fare inchiesta, ecc. ecc. Tutto un lavoro quotidiano, il cosiddetto lavoro grigio quotidiano...
I volantini non si contano, tantissimi, ma abbiamo prodotto anche tanti fogli, dal 1995 ad oggi, che veramente danno un quadro ampio della lotta a 360° condotta dal MFPR.

Questi fogli sono carta viva perché nascono dalla lotta concreta e reale delle donne più sfruttate e oppresse, perché sono fogli che raccontano le battaglie concrete messe in campo, ricchi quindi di denunce, di analisi e di lotta.
Con questi fogli iniziamo a portare il messaggio alle donne del Femminismo Proletario Rivoluzionario, che cosa significa e la necessità di esso.
Attraverso questi fogli cerchiamo di dare delle risposte a quelle che sono le esigenze delle donne, a
quelli che sono i bisogni della maggioranza delle donne e i sogni delle donne, anche le donne hanno
sogni nella vita, quante di noi non si sono poste la domanda “ma quando ci ritireremo a casa e
finalmente per una volta potremo non occuparci delle faccende domestiche?”.
Sono fogli che invitano le donne a prendere coscienza della condizione di doppia oppressione che in
questo sistema subiamo secondo diverse sfaccettature più o meno visibili.
Ma sono anche fogli di battaglia teorica sulle concezioni e linea, sui diversi modi di intendere la lotta delle donne contro questo sistema e la via da seguire, se riformare/abbellire questa società ma in realtà solo per una parte delle donne, quelle della classe borghese, o fare la rivoluzione proletaria per cambiare sin dalle radici questa società marcia che fa dell’oppressione della donna un suo cardine/base.
Questi fogli li abbiamo considerati anche come delle armi da usare contro gli attacchi quotidiani alla nostra vita e per chiamare le donne alla guerra/lotta contro di essi prendendo coscienza della necessità della nostra guerra e di organizzarsi per essa. Per ora la nostra lotta è senza armi, nel senso letterale del termine, ma la Resistenza partigiana contro il nazi-fascismo, la lotta delle partigiane ci ha dimostrato che in certe fasi le donne devono prendere le armi, come accade oggi in alcuni paesi del mondo, vedi per esempio l’India. E' una guerra quelle in cui lottiamo, una guerra di classe e di genere in cui la maggioranza delle donne deve fare la sua parte, secondo le fasi che si avvicendano.

Uno degli argomenti che abbiamo varie volte denunciato è quello della guerra imperialista. Si tratta di fogli di anni fa ma che sono attualissimi, oggi il nostro governo si sta preparando ad una nuova guerra in Libia. Noi allora abbiamo denunciato, per esempio, il vergognoso scandalo dei parà italiani che stuprarono le donne in Somalia, l’ipocrisia del governi dei paesi imperialisti che parlano di “missioni di pace”, di “esportazione della democrazia” quando invece a popoli già oppressi si vanno ad aggiungere nuova oppressioni. Lo scandalo dei parà è stato un esempio emblematico, che l'allora governo e Forze militari cercarono di insabbiare. Noi del MFPR lo abbiamo denunciato con forza e abbiamo protestato in piazza contro la barbare doppie violenze della guerra provocata dagli interessi geostrategici dei paesi imperialisti.
Molto significativo il foglio riportante la questione delle donne afghane che denunciano i paesi
occidentali, come gli USA, che vogliono imporre in nome dell’esportazione della “democrazia” e “dell’emancipazione delle donne” l’eliminazione del burqa. Ad essi le donne afghane rispondevano: “…non siete voi che ci dovete levare il burqa, è come se ci violentaste due volte”, “sono le donne afghane che devono lottare per la propria autodeterminazione”. I paesi imperialisti, come l’Italia
che seppur in forme diverse opprimono le donne al proprio interno, non hanno diritto di farsi ipocritamente paladini della liberazione delle donne dei paesi oppressi. L’Mfpr ha sostenuto questa battaglia delle donne afghane continuando la denuncia e lotta contro la guerra imperialista e soprattutto contro l'imperialismo italiano.

Altre battaglie molto attuali sono quelle sulla questione immigrate, contro il razzismo di Stato profuso a livello di massa, come oggi, da Salvini, da forze apertamente fasciste, dal governo, con ogni mezzo - vedi il ruolo dei mass media contro i migranti; essi scappano dai loro paesi martoriati dalle guerre e dalla miseria e quando arrivano in Italia vengono trattati come dei criminali. I nostri mari sono ormai cimiteri di migranti, pensiamo come simbolo di queste stragi alla donna immigrata morta in mare, a seguito del rovesciamento di un barcone, tra le doglie del parto con il suo piccolo bambino annegato ancora legato alla madre dal cordone ombelicale…

Nel 1998 viene prodotto un foglio sul seminario nazionale svoltosi a Ravenna sulla condizione sessuale delle donne. Riteniamo che in questa società la contraddizione più profonda sia quella sessuale. La violenza sessuale è una guerra di bassa intensità contro le donne. In questo seminario abbiamo analizzato il perché succede tutto questo, si è approfondita la questione della contraddizione sessuale anche come leva della ribellione delle donne.
Il 4 aprile del 1998 lanciammo una “giornata nazionale di mobilitazione nel nostro paese contro la violenza sulle donne” e nelle città in cui eravamo presenti abbiamo organizzato iniziative, unendo anche la denuncia sull’attacco al diritto d’aborto, alla L. 194.
I governi che si sono susseguiti in questi anni, sia di centro destra che di centro sinistra, al servizio di questo sistema capitalistico hanno sempre in una forma o in un’altra attaccato questo diritto delle donne a scegliere della loro vita in termini di maternità, perché questo rappresenta il cuore del processo di autodeterminazione delle donne.
In questa società la maggioranza delle donne deve avere dei ruoli specifici: da un lato quando il mercato ha bisogno delle donne per la produzione il capitale le chiede, le domanda (e fino a quando servono per sfruttarle se le tiene, poi quando non servono più le licenzia per prime), ma accanto al ruolo produttivo vi deve essere quello riproduttivo e di cura della famiglia; dall’altro le donne vengono considerate “oggetto sessuale”.

Nei fogli che abbiamo prodotto negli anni abbiamo affrontato anche il tema della prostituzione. Oggi i partiti della borghesia affrontano la questione della prostituzione riproponendo la riapertura delle case chiuse con tutta l’ipocrisia propria della classe borghese che vuole levare le prostitute dalla strada per rinchiuderle nelle case chiuse dove il processo di mercificazione dei corpi delle donne continua… l’importante è che le strade siano decorose agli occhi delle persone…

Altri fogli hanno denunciato le sentenze sessiste che i tribunali borghesi emettono. Ci ricordiamo tutte della sentenza vergognosa della ragazza che avendo i jeans molto stretti non poteva essere stata
violentata per la “oggettiva” difficoltà dell’uomo di sfilarle i pantaloni. Sentenze maschiliste, processi in cui le donne si fanno diventare da vittime, carnefici.
Noi abbiamo sostenuto in questi anni diverse donne che sono state violentate, con sit-in davanti i
tribunali, portando la solidarietà attiva alle donne, vedi la vicenda di Rosa la ragazza che all’uscita della discoteca era stata violentata all’Aquila e quasi uccisa da un bastardo militare delle squadre di “sicurezza delle strade” che il governo aveva allora assegnato a L’Aquila per “proteggere” la popolazione dopo il terremoto. Così Carmela, la ragazzina di 13 anni stuprata da un branco
di ragazzi e adulti a Taranto, non creduta dal personale degli istituti in cui era stata ricoverata e che si è uccisa nel 2007 buttandosi nel vuoto da un balcone. L’Mfpr è stata l’unica organizzazione che ha sempre sostenuto in diverse forme la battaglia che il padre di Carmela ha portata avanti negli anni per ottenere anche attraverso la denuncia e controinformazione “verità e giustizia”, nei fogli abbiamo scritto “Carmela, violentata dagli uomini e uccisa dallo Stato”.

Abbiamo prodotto poi diversi fogli sulle condizioni delle lavoratrici, del lavoro nero che ancora oggi esiste in tante fabbriche, in tanti posti di lavoro, delle molestie subite da lavoratrici nei posti di lavoro. Su tutto questo abbiamo sviluppato iniziative di lotta. Una battaglia importante è stata quella delle operaie di Nardò molestate dal padrone che come Mfpr abbiamo sostenuto, scriviamo sui fogli “i padroni sono una razza schifosa”. E questo vale anche oggi se guardiamo per esempio alla battaglia che alcune operaie a Bologna della fabbrica Yoox produttrice di scarpe stanno conducendo sul piano legale con iniziative di protesta al tribunale sostenute da compagne e donne. Queste operaie hanno avuto il coraggio di denunciare che dentro la fabbrica venivano sistematicamente molestate dai capi reparto, dai padroni.

Parliamo quindi di “Moderno MedioEvo”: tutti gli attacchi che subiscono le donne sia sul campo del lavoro, sia sul campo ideologico, sia attraverso le campagne reazionarie lanciate dai governi, Chiesa, vedi quelle in favore della “sacra famiglia”, creano un clima, un humus generale che legittima la concezione di subordinazione delle donne, che avalla la questione della violenza sessuale. Contro questi attacchi che si concretizzano anche in provvedimenti emanati dai governi siamo scese in lotta come lavoratrici, giovani.
Ci riprendiamo e rilanciamo negli anni il vero significato dell’8 marzo come giornata che nasce dalla lotta delle operaie, della lavoratrici. L’8 marzo non è la mera giornata di festa ma è una giornata di cui occorre riaffermare la memoria storica e rimetterla oggi al centro del percorso di lotta rivoluzionaria che la maggioranza delle donne, in prima fila le donne proletarie, deve caricare di tutti i bi/sogni.

Abbiamo negli anni fatto diverse iniziative, lotte sulla questione dell'attacco al diritto d’aborto, mentre nello stesso tempo con leggi reazionarie si vietava la procreazione assistita che impediva in tutti i suoi articoli alle coppie che non potevano avere figli di poterli avere; una legge che attacca le donne nella loro dignità di persone, dando “personalità giuridica” all’embrione mentre le donne diventano solo delle mere incubatrici per mettere al mondo figli.
Abbiamo fatto una campagna lunghissima contro questa legge (c’è stato su questa anche un referendum) per spiegare alle donne di cosa si trattava, abbiamo fatto vari banchetti, e davamo indicazioni alle donne di votare perché questa legge fosse cancellata.

Nel 2003, l’8 marzo, il MFPR, ricco di questa esperienza di tutti questi anni esce con un foglio
contenente il “Manifesto” come documento programmatico della nostra organizzazione.

Nel novembre 2007 a Roma c’è stata una grandissima manifestazione contro la violenza sulle donne; 250.000 donne sono scese in piazza. Poco prima della manifestazione era stata violentata a
Roma una donna da parte di un immigrato e il governo Berlusconi aveva iniziato subito una campagna razzista contro gli immigrati strumentalizzando l’episodio, mentre le statistiche
istituzionali dicevano e dicono che la maggioranza delle violenze che succedono nel nostro paese sono attuate da uomini “italianissimi” e soprattutto all’interno della famiglie. Le donne dissero subito NO! Noi come Mfpr abbiamo scritto: “non in nostro nome!”. E la manifestazione fu una riposta anche a questa politica “securitaria”.
La manifestazione di Roma segnò la nuova ripresa del movimento “carsico” delle donne. In questa
manifestazione le ministre di allora, come la Carfagna, ma anche le parlamentari del PD, come Livia Turco, furono cacciate dal palco che inopinatamente si erano volute prendere.
ll problema della violenza sessuale è un problema profondo, sociale, una “guerra infinita di bassa intensità contro le donne”, scriviamo partecipando alla grossa assemblea nazionale che seguì dopo la grande manifestazione. Nell'assemblea portiamo la linea rivoluzionaria contro le posizioni riformiste. Portiamo anche la denuncia a livello internazionale, iniziamo a informare per esempio sulla condizione di terribile oppressione e violenza che le donne subiscono in un paese come l’India. La lotta il moderno fascismo che avanza.
E' il periodo di Berlusconi, delle orge e feste a Palazzo Grazioli..., del ciarpame politico denunciato da Veronica Lario. Parafrasando il titolo di un libro famoso di Stigh Larson: “Gli Uomini che Odiano le Donne”, facciamo un manifesto e un foglio dove scriviamo “NOI ODIAMO GLI
UOMINI CHE ODIANO LE DONNE”, in primis l'”utilizzatore finale”, Berlusconi.

Un’altra parte di fogli prodotti dal Mfpr riguarda tutto il dibattito che comincia nel nostro paese sulla questione della necessità di uno “sciopero delle donne”. Noi, che per prime nel nostro paese abbiamo portato questa parola d'ordine, indicazione, diciamo che è ora che le donne, in quanto donne, scioperino, ma quando diciamo 'sciopero' non parliamo di sciopero solo economico, legato alla questione della condizione lavorativa, ma di uno sciopero che parte da questa condizione e dalle
lavoratrici per allargarsi a tutta la condizione di vita delle donne. In questo cammino verso lo sciopero delle donne sosteniamo la lotta di vari settori, dalle operaie di Melfi alla lavoratrici della scuola, alle disoccupate di Taranto…

Un foglio speciale è quello dedicato alla manifestazione a Roma del 6 luglio 2013 organizzata dal Mfpr contro i femminicidi, in cui si che pongono le prime basi concrete della costruzione dello sciopero delle donne e si decide la data: 25 novembre 2013.

Il legame internazionalista nelle lotte delle donne. Noi guardiamo alla lotta delle donne nel mondo, ma anche le donne che sono nel mondo guardano alla nostra lotta perchè, seppur piccola e non di grandi numeri a volte, ha avuto e ha in diverse forme una eco internazionale, in un rapporto di dare e avere, sempre reciproco...

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