I
sindacati confederali e l'Usb possono anche, tramite stampa, Tv, dire
che va tutto bene, che gli operai stanno firmando a "furore di popolo"
per il Si, ma parlando con gli operai Ilva la realtà è diversa.
Molti operai denunciano le stesse modalità in cui si stanno tenendo le assemblee e il referendum.
Sorprendentemente
i sindacati stanno facendo votare a fine di ogni assemblea (senza che
prima avessero informato tutti gli operai di questa novità).
Le
assemblee pertanto si tengono rapidamente, si illustrano
superficialmente solo i punti dove si sono fatti dei passi avanti, si
tacciono e si nascondono invece tutti gli inghippi e le punti negative
di un accordo a "gestione esclusiva Mittal"; non permettendo agli operai
di comprendere tutti gli aspetti dell'accordo e di intervenire.
Le
firme vengono apposte, senza alcuna riservatezza, ma su un tavolo
davanti ai dirigenti e delegati sindacali, con l'inevitabile fattore di
pressione per votare Si che si può ben immaginare. I delegati
Rsu, come
dice un operaio, sono i "controllori delle urne", cioè degli operai.
Alle
portinerie il clima invece questa mattina era di vivace discussione,
con vari interventi critici su vari punti dell'accordo e di denuncia dei
sindacati firmatari, che neanche qualche settimana fa hanno strillato
che non sarebbe passato un accordo simile e ora, ad accordo pochissimo
cambiato, dicono che è il migliore possibile (vedi sugli esuberi, sui
criteri di scelta della Mittal nelle assunzioni, sui criteri e tempi del
Premio di Risultato, ecc.).
"Come sceglierà la Mittal chi
assumere e chi no?", "Dove sono i piani sulla sicurezza?"; per non
parlare del bluff dello stesso incentivo all'esodo (che da 100mila
arriva a 15mila), tra l'altro proposto in una realtà in cui la
stragrande maggioranza degli operai è molto lontana dalla pensione.
Insieme
a questa denuncia e sfiducia, alcuni operai, certo ancora pochi,
cominciano a porsi il problema del dopo, come organizzarsi, come unire
chi vota NO.
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