Palazzo San Gervasio (Potenza) : lacrimogeni e manganelli sui migranti
- aprile 28, 2018
Poco prima della mezzanotte di ieri sera, sei cittadini tunisini tentano la fuga dal CPR (Centro di Permanenza per il Rimpatrio) di Palazzo san Gervasio, ma vengono bloccati con l’uso di gas lacrimogeni e manganelli. Due di loro riescono a fuggire.
Ci viene riferito che alcuni si trovano
nel CPR da 6 mesi, altri da oltre 9 mesi. Giunti in Italia avevano
chiesto di poter far domanda di protezione internazionale e credevano
che sarebbero stati
portati in un centro di accoglienza. Ancora oggi non capiscono se il luogo in cui si trovano sia un centro di accoglienza o meno. Da noi ricevono l’informazione che il luogo in cui sono detenuti è un centro per il rimpatrio. Sono riusciti a formalizzare domanda d’asilo solo all’interno del CPR.
portati in un centro di accoglienza. Ancora oggi non capiscono se il luogo in cui si trovano sia un centro di accoglienza o meno. Da noi ricevono l’informazione che il luogo in cui sono detenuti è un centro per il rimpatrio. Sono riusciti a formalizzare domanda d’asilo solo all’interno del CPR.
Riferiscono di non ricevere le cure
mediche e di aver richiesto più volte assistenza senza riceverla. Tra
loro vi è un cittadino tunisino con problemi cardiaci; un altro
cittadino tunisino è in sciopero della fame da 8 giorni in forte stato
depressivo. Fino al 26 aprile era presente nel centro un signore
tunisino con problemi di deambulazione costretto ad utilizzare una sedia
a rotelle, che in data odierna è stato trasferito altrove.
Intorno alle 17 di oggi ci dicono di essere fortemente preoccupati per la presenza di ben 5 camionette di polizia con 80 poliziotti, pronti ad infierire contro di loro.
Continua ad essere presente nel centro un cittadino curdo siriano che in questo momento (ore 17 ndr.) minaccia di uccidersi se entrano i poliziotti. Altre due persone (probabilemente di nazionalità tunisina) minacciano di impiccarsi.
Tutti si chiedono il motivo di questa permanenza prolungata (dai 6 ai 10 mesi). Il CPR continua ad essere un luogo detentivo di abusi e di repressione, indegno di un Paese cosiddetto civile.
Chiediamo che si metta fine a questi centri di segregazione e di violenza.
Campagna LasciateCIEntrare, Legalteam
da LasciateCIEntrare
Fuoco al Cpr”. Tre denunce per uno striscione antirazzista a Potenza
- aprile 27, 2018
“Fuoco
ai Cpr”: era la scritta, con riferimento ai Centri di permanenza per il
rimpatrio, su uno striscione che, a Potenza, cinque persone stavano
affiggendo su un attraversamento pedonale, prima di essere fermati
dall’arrivo dai Carabinieri. Due delle cinque persone sono riuscite a
scappare mentre i militari della Compagnia di Potenza, guidati dal
capitano Gennaro Cascone, hanno identificato tre donne, di 32, 27 e 22
anni, e hanno anche sequestrato 22 adesivi, con la scritta “Potenza
antifascista”, trovati in possesso di una delle tre. L’episodio è
avvenuto nei pressi della sede del capoluogo lucano di Confindustria. Le
denunce sono state decise nei confronti delle tre donne per il reato,
in concorso, di istigazione a delinquere.
Tensione anche a Palazzo San Gervaso, che ospita il Cpr della provincia di Potenza. Qui il, 25 aprile, era in programma una manifestazione del collettivo Csoa ex Coni “Anzacresa” di Potenza in marcia verso il Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio); una volta arrivati sul posto è stato impedito ai giornalisti del Tgr Basilicata e della Testata online www.lasiritide.it di scattare fotografie, registrare immagini video e di avvicinarsi agli stessi manifestanti per raccogliere dichiarazioni. Perciò l’Associazione della Stampa della Basilicata in una nota, ha espresso “la piena solidarietà alla collega della e al collega della TgR Basilicata perché a loro è stato letteralmente impedito il normale svolgimento del mestiere di cronisti”.
Nel comunicato è specificato che “i colleghi si trovavano a Palazzo San Gervasio (Potenza) dove I colleghi sono inoltre stati aggrediti verbalmente, insultati e tacciati di essere ‘complici’ di uno Stato e di un sistema razzista. Una vicenda intollerabile e a tratti paradossale per almeno due motivi: la manifestazione è stata pubblicamente annunciata; è assurdo, inoltre, che in una iniziativa promossa nel nome della lotta all’oppressione e a favore dei diritti umani (tanto più nella giornata del 25 aprile) si finisca per allontanare letteralmente i giornalisti che hanno il diritto e il dovere di raccontare”.
Il CPR di Palazzo S. G. è balzato agli onori della cronaca quando 24 migranti detenuti sono scappati dalla struttura dopo una rivolta per le disumane condizioni di vita: 12 sono stati ben presto catturati.
Tensione anche a Palazzo San Gervaso, che ospita il Cpr della provincia di Potenza. Qui il, 25 aprile, era in programma una manifestazione del collettivo Csoa ex Coni “Anzacresa” di Potenza in marcia verso il Cpr (Centro di permanenza per il rimpatrio); una volta arrivati sul posto è stato impedito ai giornalisti del Tgr Basilicata e della Testata online www.lasiritide.it di scattare fotografie, registrare immagini video e di avvicinarsi agli stessi manifestanti per raccogliere dichiarazioni. Perciò l’Associazione della Stampa della Basilicata in una nota, ha espresso “la piena solidarietà alla collega della e al collega della TgR Basilicata perché a loro è stato letteralmente impedito il normale svolgimento del mestiere di cronisti”.
Nel comunicato è specificato che “i colleghi si trovavano a Palazzo San Gervasio (Potenza) dove I colleghi sono inoltre stati aggrediti verbalmente, insultati e tacciati di essere ‘complici’ di uno Stato e di un sistema razzista. Una vicenda intollerabile e a tratti paradossale per almeno due motivi: la manifestazione è stata pubblicamente annunciata; è assurdo, inoltre, che in una iniziativa promossa nel nome della lotta all’oppressione e a favore dei diritti umani (tanto più nella giornata del 25 aprile) si finisca per allontanare letteralmente i giornalisti che hanno il diritto e il dovere di raccontare”.
Il CPR di Palazzo S. G. è balzato agli onori della cronaca quando 24 migranti detenuti sono scappati dalla struttura dopo una rivolta per le disumane condizioni di vita: 12 sono stati ben presto catturati.
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