Giornata articolata di lotta quella di oggi a L'Aquila, in occasione dell'udienza del processo a Nadia Lioce per la sua protesta (battendo con una bottiglietta di plastica contro la porta blindata della sua cella) contro le continue vessazioni, le perquisizioni quotidiane della cella e i sequestri arbitrari di documenti e materiale vario.
L'imputazione
è "disturbo della quiete" (chiamano quiete il silenzio assoluto imposto
ai detenuti in 41bis) e danneggiamenti (i danni provocati dal tappo
della bottiglietta contro l'acciaio della porta...).
Una
cinquantina di compagni venuti da diverse città (da Roma, Milano,
Taranto, Firenze, Bologna, Genova, Parma, Abruzzo) hanno affollato
l'aula predisposta per la video conferenza.
E'
stata ascoltata la deposizione dell'agente di polizia penitenziaria,
che ha riferito come "il frastuono era talmente assordante che con le
colleghe non riuscivo a dialogare". Ma, alla domanda se e quali altre
detenute si fossero lamentate, la risposta è stata "qualcuna
sicuramente, ma non ricordo chi". "Ma quante erano le detenute ristrette
in 41bis?" Ha chiesto il presidente. "Otto". "E non ricorda il nome di
chi tra queste si è lamentato?". "No, non ricordo".
L'udienza
si è chiusa poco dopo, col presidente e le parti che hanno deciso di
convocare e ascoltare le testimonianze di almeno una delle detenute, a
confermare il disturbo subito (altrimenti non c'è reato!) e il direttore
del carcere.
Prima
della chiusura il Presidente ha chiesto all'imputata se aveva
dichiarazioni spontanee da fare, ma questa ha risposto che si riserva di
farne in seguito e ha poi conferito in privato con il suo legale.
L'udienza è stata quindi chiusa e la prossima fissata per il 28 settembre.
Subito
dopo la fine dell'udienza, le avvocate della difesa hanno notato e
denunciato un agente di polizia che riprendeva abusivamente i presenti
in aula e chiesto che fosse ordinata la fine delle riprese e la
restituzione delle immagini girate. Pilatescamente, il presidente ha
risposto "le riprese in aula devono essere preventivamente autorizzate,
altrimenti sono abusive, ma se ci sono motivi di polizia... In ogni caso
ne sono venuto a conoscenza a udienza chiusa e comunque preposto a
perseguire sulle violazioni che avvengono in udienza è il Pubblico
Ministero" (rimasta impassibile).
Dopo
l'udienza del processo contro Nadia, si sono tenute altre udienze in
videoconferenza contro altri imputati detenuti a l'Aquila in 41 bis. Si è
così scoperto che da un paio di mesi altri detenuti in 41bis hanno
messo in atto varie forme di protesta contro le condizioni di detenzione
e gli abusi subiti (in particolare lo spegnimento forzato delle TV dopo
la mezzanotte), che puntualmente sono denunciate e diventano oggetto di
processi. Alcuni compagni si sono fermati in Tribunale per seguire questi
altri processi, raccogliere materiali e contatti per allargare la
documentazione e denuncia del regime carcerario e delle resistenze
contro di esso.
Infine, verso le 14.30 la manifestazione si è spostata nei pressi del carcere,
dove è stata montata un'amplificazione e si sono susseguiti interventi di saluto a Nadia e agli altri detenuti e di informazione sulla campagna in corso.
Tra
gli altri, l'intervento del compagno di Taranto ha ricordato le ragioni
di questa campagna, che è contro la repressione in generale che colpisce
ogni forma di opposizione e resistenza a questo sistema, contro la
prigionia politica e il 41bis, che ne sono la punta di diamante; in
solidarietà con l'unica donna prigioniera politica sottoposta al regime
di 41bis la quale, anche dopo 13 anni di "tortura bianca" e tentativi di
annientamento, ancora resiste e lotta, dando un esempio importante e
chiamando tutti noi fuori a fare altrettanto.
E'
stata anche ribadita la necessità di allargare e approfondire la
campagna tra le masse, non solo con presidi di militanti, ma con
iniziative di informazione e denuncia che la leghino ai lavoratori,
giovani, donne, familiari e prigionieri in lotta, alle loro
organizzazioni e collettivi.
In
questo senso è stata brevemente riportata l'assemblea di Napoli del 19
aprile e le altre iniziative che si sono svolte in tutta Italia in
questa stessa giornata: il presidio al carcere di Pozzuoli, quelli ai
Tribunali di Taranto e Palermo, il presidio nei pressi della stazione a
Bergamo, le inziative varie a Ravenna.
Un percorso che nei prossimi mesi deve proseguire ed allargarsi a L'Aquila e ovunque possibile.
Infine
è stato ricordato e rilanciato l'appello dei rivoluzionari maoisti
indiani, che in questa stessa giornata hanno chiamato a protestare in
India e nel mondo contro il massacro di 38 rivoluzionari e gente dei
villaggi, trucidati in un "falso scontro" dalle truppe del regime
fascista indù tra il 22 e il 23 aprile.
Questi
sono martiri nostri che hanno dato la vita al servizio della grandiosa
guerra popoolare e lotta di liberazione del popolo indiano, da Naxalbari
in poi, va avanti da 50 anni.
In chiusura tutti hanno espresso l'impegno a ritrovarsi il 28 settembre e
lavorare per farne una giornata anche più ricca e più forte, perchè
quella contro il 41bis ai prigionieri politici rivoluzionari è una battaglia che si può e si deve vincere.
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