Sappiamo
benissimo che l’antifascismo istituzionale è quasi sempre solo una
maschera residuale, per mantenere una qualche distinzione rispetto a
forze dichiaratamente di destra. Ma quello che è avvenuto ieri al comune
di Desio spiega chiaramente come la polizia di Minniti sia il
principale supporto dei (pochi) fascisti dichiarati che scorazzano per
il paese.
Il consiglio comunale era riunito per approvare una delibera che impegna il sindaco e la giunta a “non concedere spazi, patrocini e contributi a chi non rispetta i valori sanciti dalla Costituzione, professando o praticando comportamenti fascisti”. Ci sono stati infatti diversi casi di enti locali (amministrati anche dal Pd) che invece avevano mostrato “benevolenza” nei confronti dei mazzieri. Quindi la mozione presentata a Desio subordina qualsiasi concessione a una dichiarazione di antifascismo.
Fin qui tutto bene. Ma alla votazione finale si sono presentati una trentina di mazzieri di Forza Nuova (la terza volta in tre mesi), che hanno provato a intimidire i consiglieri con la loro presenza, urla e applausi di scherno.
Come raccontano i testimoni, il sindaco disquisiva sui “valori della Resistenza antifascista e sui principi della Costituzione repubblicana”, mentre i mazzieri – con giubbotti neri e anfibi – restavano in piedi in fondo alla sala per tutta la durata della seduta. “Braccia conserte, sguardo fisso puntato sul sindaco e sui consiglieri.”
A tarda notte la mozione è stata approvata con 17 voti, mentre alcuni consiglieri di Lega e Forza Italia, al momento del voto, sono usciti dall’aula. Solo allora gli scherani di Roberto Fiore ganno lasciato l’aula ironizzando sulla delibera.
La polizia di Minniti – che risulta ancora ministro dell’interno in carica – ha evitato con cura di difendere una istituzione della Repubblica. E tanto basta a qualificare entrambi.
Il consiglio comunale era riunito per approvare una delibera che impegna il sindaco e la giunta a “non concedere spazi, patrocini e contributi a chi non rispetta i valori sanciti dalla Costituzione, professando o praticando comportamenti fascisti”. Ci sono stati infatti diversi casi di enti locali (amministrati anche dal Pd) che invece avevano mostrato “benevolenza” nei confronti dei mazzieri. Quindi la mozione presentata a Desio subordina qualsiasi concessione a una dichiarazione di antifascismo.
Fin qui tutto bene. Ma alla votazione finale si sono presentati una trentina di mazzieri di Forza Nuova (la terza volta in tre mesi), che hanno provato a intimidire i consiglieri con la loro presenza, urla e applausi di scherno.
Come raccontano i testimoni, il sindaco disquisiva sui “valori della Resistenza antifascista e sui principi della Costituzione repubblicana”, mentre i mazzieri – con giubbotti neri e anfibi – restavano in piedi in fondo alla sala per tutta la durata della seduta. “Braccia conserte, sguardo fisso puntato sul sindaco e sui consiglieri.”
A tarda notte la mozione è stata approvata con 17 voti, mentre alcuni consiglieri di Lega e Forza Italia, al momento del voto, sono usciti dall’aula. Solo allora gli scherani di Roberto Fiore ganno lasciato l’aula ironizzando sulla delibera.
La polizia di Minniti – che risulta ancora ministro dell’interno in carica – ha evitato con cura di difendere una istituzione della Repubblica. E tanto basta a qualificare entrambi.
Nessun commento:
Posta un commento