Boccia, presidente della Confindustria: "L'intesa è un esempio di come si possa passare dalla stagione del conflitto a quella del confronto..." e passando alla formazione del nuovo governo: "... non tifiamo per nessuno; facciamo un appello al senso di responsabilità e nell'interesse del paese che ci possa essere un governo in tempi brevi. Il futuro esecutivo sarà valutato sulla base dei provvedimenti non del colore politico. Non siamo saliti sul carro di nessuno, abbiamo detto che non abbiamo paura di alcun partito... la nostra posizione è chiara, con il documento di proposte delle Assise di Verona e il Patto per la fabbrica siglato ora con i sindacati...".
Sull'accordo sulla nuove relazioni industriali non sono da meno le reazioni entusiaste di Camusso (Cgil); Furlan (Cisl) e di Barbagallo (Uil).
Un sintetico ma essenziale commento nel merito dell'accordo lo abbiamo fatto nei giorni scorsi e a questo rimandiamo: https://proletaricomunisti.blogspot.it/2018/02/pc-28-febbraio-laccordo-sui-nuovi.html
Un sintetico ma essenziale commento nel merito dell'accordo lo abbiamo fatto nei giorni scorsi e a questo rimandiamo: https://proletaricomunisti.blogspot.it/2018/02/pc-28-febbraio-laccordo-sui-nuovi.html
Oggi, per rispondere a voci positive che vengono anche da parti della "sinistra", vogliamo sottolineare le reazioni del padronato e dei loro mass media, che chiariscono più di tanti equilibrismi.
La realtà è che centralità del capitale, dei suoi interessi, le sue line-guida (meglio chiamarle diktat) ben espresse nell'Assise generali di Verona della Confindustria, hanno trovato subito una prima concretizzazione con questo "Patto di fabbrica".
Così come chiariscono le inguardabili strette di mano e sorrisi per la nuova unità ritrovata di Camusso, Furlan e Bentivogli, sintetizzata dalla Cisl: "Noi pensiamo che questo accordo concorra alla crescita del paese, creando le condizioni per aumentare la competitività delle imprese con la qualità del lavoro (cioè il lavoro degli operai al servizio della competitività, del profitto dei padroni - ndr). Abbiamo dimostrato che con il dialogo si può andare avanti!".
La realtà è che centralità del capitale, dei suoi interessi, le sue line-guida (meglio chiamarle diktat) ben espresse nell'Assise generali di Verona della Confindustria, hanno trovato subito una prima concretizzazione con questo "Patto di fabbrica".
Così come chiariscono le inguardabili strette di mano e sorrisi per la nuova unità ritrovata di Camusso, Furlan e Bentivogli, sintetizzata dalla Cisl: "Noi pensiamo che questo accordo concorra alla crescita del paese, creando le condizioni per aumentare la competitività delle imprese con la qualità del lavoro (cioè il lavoro degli operai al servizio della competitività, del profitto dei padroni - ndr). Abbiamo dimostrato che con il dialogo si può andare avanti!".
Ma leggiamo cosa scrive entusiasta il tristemente famoso "Tiziano Treu, attuale presidente del Cnel, si Sole 24 Ore.
"È un accordo più completo e preciso dei precedenti e dimostra la volontà delle maggiori confederazioni di procedere unite. E ciò è anche un importante segnale per il futuro".
Quindi la cosa non si ferma qui, cosa dovranno ancora aspettarsi i lavoratori nel futuro?
"È un accordo più completo e preciso dei precedenti e dimostra la volontà delle maggiori confederazioni di procedere unite. E ciò è anche un importante segnale per il futuro".
Quindi la cosa non si ferma qui, cosa dovranno ancora aspettarsi i lavoratori nel futuro?
L'accordo - continua Treu: "Riconosce la possibilità e l’utilità di diverse sperimentazioni...
a questo proposito i contratti di categoria hanno autonomia di individuare i percorsi più adatti... l’accordo prevede che le parti considerano «una opportunità la valorizzazione di forme di partecipazione nei processi di definizione degli indirizzi strategici dell’impresa». Questa è non solo una novità ma un obiettivo decisivo di fronte alle innovazioni digitali, specie nelle imprese 4.0, che sono destinate a cambiare la geografia dei sistemi produttivi e del lavoro..."
Cioè, sulla pelle dei lavoratori, delle lavoratrici, azienda e OO.SS. faranno "sperimentazioni", con un sindacato che parteciperà in prima persona agli "indirizzi strategici dell'impresa".
Questo si chiama "CORPORATIVISMO", che non solo subordina ancora più strettamente le condizioni dei lavoratori agli interessi del profitto padronale, ma chiama una parte di essi a farsi agenti, pratici, politici, ideologici, tra la massa dei lavoratori di tali interessi.
Cioè, sulla pelle dei lavoratori, delle lavoratrici, azienda e OO.SS. faranno "sperimentazioni", con un sindacato che parteciperà in prima persona agli "indirizzi strategici dell'impresa".
Questo si chiama "CORPORATIVISMO", che non solo subordina ancora più strettamente le condizioni dei lavoratori agli interessi del profitto padronale, ma chiama una parte di essi a farsi agenti, pratici, politici, ideologici, tra la massa dei lavoratori di tali interessi.
A questa politica corporativa chiaramente serve irregimentare la rappresentanza che decide e tratta.
"A tal fine - dice ancora Treu - l’intesa affida al Cnel due compiti rilevanti: effettuare una precisa ricognizione sia dei perimetri della contrattazione collettiva di categoria sia dei soggetti stipulanti i contratti nazionali dei diversi settori per verificare l’effettiva rappresentatività sulla base di dati oggettivi".
Aprano bene gli occhi e le orecchie, quindi, quei sindacati di base che sono autosoddisfatti di sè stessi e guardano con arroganza chi si batte per un sindacato di classe che unifichi tutte le energie di classe dei lavoratori, dovunque siano.
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