Spagna, due rapper condannati per "offese" al Re e "istigazione al terrorismo"
Antonio Viteritti | senzatregua.it
10/03/2018
Il primo febbraio si è svolto il processo ai rapper spagnoli Pablo Hasél e José Miguel Arenas, in arte Valtònyc, accusati di istigazione al terrorismo e insulti alla corona e il 2 marzo sono arrivate le condanne, il primo a 2 anni di carcere e oltre 24 mila euro di multa, che se non pagati diventeranno 5 anni di carcere, mentre il secondo è stato condannato a 3 anni e mezzo.
Entrambi comunisti, utilizzano la musica come vettore di idee rivoluzionarie fra le masse e senza peli
sulla lingua denunciano nei loro testi e tramite i propri account social le condizioni del proletariato spagnolo, la repressione poliziesca e la collusione della monarchia spagnola con la dittatura di Francisco Franco. Nel dettaglio Hasél è stato incriminato per alcuni versi della sua canzone "Juan Carlos el Bobòn", nella quale definisce il re parassita e mafioso e nel video mostra un'intervista del re che definiva Franco come un esempio vivente, e per alcuni tweet che secondo i magistrati, vicini al re, istigherebbero al terrorismo. In realtà Hasél non ha fatto altro che esprimere tramite i social solidarietà a manifestanti caricati dalla polizia e sollevare la questione della brutale violenza utilizzata dalle forze dell'ordine spagnole
Più organizzazioni politiche di sinistra e gli stessi rapper hanno fatto appello alla libertà di espressione, con ben pochi risultati. Da questi processi si evince che la giustizia è uno strumento di classe in mano dei padroni e che i presunti diritti costituzionali e le libertà civili vengono meno a favore degli interessi politici. L'attività dei due rapper per lo Stato spagnolo è pericolosa, perché incita alla lotta e porta avanti idee repubblicane e di giustizia ed equità sociale, non più tollerabili dallo Stato Spagnolo in questa delicata fase storica.
In attesa del responso del Tribunale Supremo spagnolo, ai due compagni va tutta la nostra solidarietà e l'invito a non arrendersi alla repressione dello Stato borghese.
10/03/2018
Il primo febbraio si è svolto il processo ai rapper spagnoli Pablo Hasél e José Miguel Arenas, in arte Valtònyc, accusati di istigazione al terrorismo e insulti alla corona e il 2 marzo sono arrivate le condanne, il primo a 2 anni di carcere e oltre 24 mila euro di multa, che se non pagati diventeranno 5 anni di carcere, mentre il secondo è stato condannato a 3 anni e mezzo.
Entrambi comunisti, utilizzano la musica come vettore di idee rivoluzionarie fra le masse e senza peli
sulla lingua denunciano nei loro testi e tramite i propri account social le condizioni del proletariato spagnolo, la repressione poliziesca e la collusione della monarchia spagnola con la dittatura di Francisco Franco. Nel dettaglio Hasél è stato incriminato per alcuni versi della sua canzone "Juan Carlos el Bobòn", nella quale definisce il re parassita e mafioso e nel video mostra un'intervista del re che definiva Franco come un esempio vivente, e per alcuni tweet che secondo i magistrati, vicini al re, istigherebbero al terrorismo. In realtà Hasél non ha fatto altro che esprimere tramite i social solidarietà a manifestanti caricati dalla polizia e sollevare la questione della brutale violenza utilizzata dalle forze dell'ordine spagnole
Più organizzazioni politiche di sinistra e gli stessi rapper hanno fatto appello alla libertà di espressione, con ben pochi risultati. Da questi processi si evince che la giustizia è uno strumento di classe in mano dei padroni e che i presunti diritti costituzionali e le libertà civili vengono meno a favore degli interessi politici. L'attività dei due rapper per lo Stato spagnolo è pericolosa, perché incita alla lotta e porta avanti idee repubblicane e di giustizia ed equità sociale, non più tollerabili dallo Stato Spagnolo in questa delicata fase storica.
In attesa del responso del Tribunale Supremo spagnolo, ai due compagni va tutta la nostra solidarietà e l'invito a non arrendersi alla repressione dello Stato borghese.
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