Ieri
il paese africano è stato attraversato da una grande mobilitazione
popolare. Chi aveva pensato che si potesse andar lì – come potenze
europee, con soldati, droni e carri armati – contando su un presidente
corrotto e la silenziosa rassegnazione di una popolazione poverissima,
aveva sbagliato i conti. E, qui in Europa, aveva raccontato menzogne.
La “narrazione” ammannita dai media di regime, in Italia quanto in Francia, parlava di una “richiesta di aiuto”, per “fermare i terroristi” e i “flussi migratori”. Non era vero niente, com’è ovvio. E’ semplicemente il ritorno al caro vecchio colonialismo. Che trova opposizione in chi dovrebbe soltanto subirlo, e tacere.
Cari fratelli e sorelle,
Cari compagni,
da contropiano
La “narrazione” ammannita dai media di regime, in Italia quanto in Francia, parlava di una “richiesta di aiuto”, per “fermare i terroristi” e i “flussi migratori”. Non era vero niente, com’è ovvio. E’ semplicemente il ritorno al caro vecchio colonialismo. Che trova opposizione in chi dovrebbe soltanto subirlo, e tacere.
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Giornata
di mobilitazione cittadina: Dichiarazione delle organizzazioni della
società civile in occasione della manifestazione del giorno 11 marzo
2018Cari fratelli e sorelle,
Cari compagni,
Consentitemi
innanzi tutto di rendere omaggio alla vostra straordinaria giornata di
mobilitazione cittadina di oggi, la sesta di questo tipo, che dimostra
che il popolo del Niger è effettivamente deciso, come sottolinea il
preambolo della nostra Costituzione, a
costruire uno Stato di diritto
che garantisca l’esercizio dei diritti collettivi e individuali, la
libertà, la giustizia, la dignità, l’uguaglianza, la sicurezza e
benessere come valori fondamentali della nostra società.
La
mobilitazione odierna testimonia il vostro impegno verso i principi
della democrazia pluralista e ai diritti umani definiti dalla
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948, dal Patto
internazionale sui diritti civili e politici del 1966, dal patto
internazionale sui diritti economici, sociali e culturali del 1966 e
dalla Carta africana sui diritti dell’uomo e dei popoli del 1981.
Questa
mobilitazione è una prova aggiuntiva non solo del vostro impegno
costante nei confronti del principio fondamentale della sovranità
popolare, del carattere democratico e sociale della Repubblica, ma anche
della vostra assoluta opposizione a qualsiasi regime politico basato
sulla dittatura, l’arbitrarietà, l’impunità, l’ingiustizia, la
corruzione, la concussione, il regionalismo, l’etnocentrismo, il
nepotismo, il potere individuale e il culto della personalità.
Ad
oggi, sono mesi che migliaia di persone, uomini e donne di tutte le
età, manifestano regolarmente nelle strade delle principali città del
nostro paese; e ciò non è né per il piacere di manifestare, né agli
occhi di alcune figure della società civile o dell’opposizione, e né
tantomeno per creare la ribellione e la discordia nel paese.
Noi
manifestiamo contro l’ingiustizia, avendo la chiara coscienza che è
questa che apre la via alla ribellione e alla discordia, ogni volta che
uomini e donne per bene, piuttosto che prevenirla con le loro mani, di
condannarla apertamente con le loro bocche o di screditarlo nei loro
cuori, la osservano impassibilmente e lasciano che si diffonda ovunque
fino a diventare una norma.
Dopo
mesi in cui abbiamo manifestato, come la Costituzione del nostro paese
ci dà il diritto di fare, le autorità preposte non hanno mai mostrato il
minimo segno di una disponibilità al dialogo, al quale oggi alcune
persone si appellano. La scorsa settimana, in questa stessa Place de la
Concertation, i principali leader dei partiti membri della maggioranza
presidenziale, così come quasi tutti i ministri, sono stati tutti come
venti contrari, martellando sul fatto che nulla verrà ceduto riguardo
alla legge di bilancio del 2018, che è uno degli argomenti delle nostre
manifestazioni.
Di
fronte a tutto il mondo, il presidente del PNDS-Tarayya [Partito
nigerino per la Democrazia et il Socialismo, ndt], il signor Bazoum
Mohamed, parlando a nome di tutta la maggioranza presidenziale, ha
cercato di negare le conseguenze negative di questa legge finanziaria
sulla situazione delle famiglie nigerine, in particolare le famiglie
meno abbienti, coloro che stanno lottando contro la fame, per curarsi o
per educare i propri figli. Questa legge – dice – non contiene nulla che
possa giustificare la contestazione di cui è oggetto da parte della
società civile e dell’opposizione.
Ricordiamo
questo per dire alle nostre rispettabili associazioni islamiche quanto
siamo stati sorpresi dalla loro dichiarazione di ieri con la quale
affermano, cito: “Siamo preda di un diversivo di portata nazionale volto
a distogliere la nostra attenzione dal vero problema che l’occupazione
del territorio nazionale rappresenta”. Siamo sorpresi perché tutti sanno
che noi, organizzazioni della società civile, siamo da tempo in prima
linea per denunciare questa occupazione, che non è il risultato di una
guerra di conquista, ma di accordi segreti firmati dalle autorità al
governo.
Cari compagni,
voi
che siete abituati a rispondere ogni volta all’appello della società
civile, voi che seguite le nostre dichiarazioni da almeno un anno,
sapete che la difesa della sovranità nazionale è al centro della nostra
lotta; così come, del resto, la salvaguardia della nostra coesione
nazionale in nome della quale alcuni vogliono che noi smettiamo di
manifestare. La battaglia che stiamo portando avanti contro la legge
finanziaria 2018 è una lotta contro l’ingiustizia; e di fronte
all’ingiustizia, non c’è nulla di più legittimo di esercitare il proprio
diritto di manifestare.
Noi
affermiamo che questa legge finanziaria 2018 è una grave ingiustizia;
perché concede sgravi fiscali alle società straniere e agli operatori
nel settore degli idrocarburi, mentre i contribuenti meno abbienti sono
oppressi da imposte e da tasse. Come le associazioni islamiche hanno
sottolineato nella loro dichiarazione di ieri, “quello che la legge di
bilancio 2018 potrebbe portare come risorse al bilancio dello Stato è
una gestione efficiente delle nostre risorse naturali che contribuirebbe
sicuramente di più”.
Questa
verità è una tradizione delle organizzazioni della società civile di
ricordarla continuamente; e per questo è da diversi anni che denunciamo
gli accordi predatori firmati dai governanti che ci stanno sfidando
insieme alle compagnie straniere. Ecco perché non comprendiamo che ci
dice che il nostro dovere di cittadini non è di insorgere contro i
dirigenti di governo, anche se sono ingiusti o si rifiutano di
riconoscere i nostri diritti. La rassegnazione alla quale alcuni ci
invitano non fa parte né delle nostre credenze religiose né delle nostre
convinzioni personali.
Ecco
perché, da dicembre 2016, abbiamo costituito una piattaforma di
rivendicazione di cittadini attraverso la quale abbiamo chiaramente
deciso di non rimanere impassibili di fronte a:
–
l’arbitrario, l’impunità, l’ingiustizia, la corruzione, la corruzione e
il nepotismo, che hanno raggiunto un livello senza precedenti nel
paese, e vengono addirittura elevati a “norme” nella gestione degli
affari pubblici a tutti i livelli;
–
gli attacchi ai diritti economici e sociali dei cittadini attraverso,
in particolare, misure di sfollamento forzato delle popolazioni, il
divieto e la criminalizzazione delle attività economiche legali, la
confisca e la distruzione senza indennità dei beni privati, la
distruzione senza risarcimento delle strutture commerciali nei centri
urbani, gli ostacoli e le restrizioni alla libera circolazione delle
persone, l’espropriazione senza previa compensazione, ecc.;
–
il deterioramento delle condizioni di vita delle popolazioni nigerine,
sia nelle città che nelle campagne, a causa dell’estrema vulnerabilità
dei sistemi produttivi agli shock climatici, della persistenza della
disoccupazione di massa, in particolare tra i giovani e le donne,
l’elevato costo dei prodotti alimenti di base, del decadimento e della
mercificazione dei servizi essenziali;
–
il declino graduale dei sistemi di istruzione e sanità, la bassa
qualità e la mercificazione dei servizi, e l’aggravamento delle
difficoltà di accesso per i più poveri, derivante dal basso livello dei
finanziamenti pubblici;
–
il deterioramento della situazione della sicurezza nel paese, che porta
a un vero disastro umanitario, di enormi perdite di vite umane tra le
fila delle forze di difesa e di sicurezza, di gravi violazioni dei
diritti umani, un aumento senza precedenti delle spese militari e per la
sicurezza, oltre a una maggiore presenza militare straniera che mina la
sovranità del nostro paese.
Cari compagni,
Come
abbiamo detto in tutte le nostre precedenti dichiarazioni, la nostra
lotta è appena iniziata; continuerà e si intensificherà nel corso dei
prossimi giorni. Fa paura, e ora sappiamo che non intimorisce solo
quelli che ci contrastano, quelli che hanno rovinato e venduto il paese e
che oggi vogliono che accettiamo le misure antisociali contenute nella
legge finanziaria 2018 per permettere loro di mantenere il loro stile di
vita. Questa lotta fa paura a tutti coloro che vogliono vedere il paese
bloccarsi, la storia fermarsi; quelli che non vogliono vedere il popolo
lottare per i suoi diritti, che pensano che i mercati ostacolino lo
sviluppo più del saccheggio al quale i nostri governanti di dedicano,
più delle ingiustizie che pullulano ovunque.
Il 28 febbraio 2018, il Ministro delle finanze, Hassoumi Massaoudou, l’uomo al centro del caso uraniumgate,
proprio colui che ha patrocinato le trattative che hanno permesso ad
AREVA [1] di beneficiare di un presunto accordo di partenariato
strategico, consentendo di sfruttare il nostro uranio alle loro
condizioni, ha dichiarato di fronte a un parterre di partner tecnici e
finanziari che il governo non cederà nulla sulla legge finanziaria 2018.
Il 4 marzo 2018, il ministro Bazoum Mohamed, ha detto, durante un
meeting tenutosi proprio qui a Place de la Concertation, che il governo
non farà alcun passo indietro di fronte al nostro movimento.
Bene,
diciamo che a partire da oggi i vertici del regime di governo non hanno
che una sola scelta: rivedere la loro legge finanziaria 2018 o
andarsene.
Sappiamo
che sono orgogliosi di esser riusciti a infrangere, nel corso degli
ultimi sette anni, tutti i tabù, a cominciare dalla sacralità della vita
umana. Nessun regime in Niger ha mai ucciso così tante persone durante
le proteste di piazza; nessun regime ha mai arrestato e detenuto
arbitrariamente così tante persone come in questi ultimi anni; nessun
regime ha mai alienato così tanto la sovranità del paese invitando le
forze straniere a stabilirsi nel paese; nessun regime si è mai mostrato
così servile alle compagnie minerarie e petrolifere e alle
multinazionali delle telecomunicazioni; nessun regime ha mai osato
intraprendere una guerra così crudele contro i piccoli commercianti i
cui chioschi vengono demoliti, contro i piccoli cercatori d’oro (orpailleurs [2])
spariti del tutto dai siti auriferi, contro i migranti cacciati e
derubati; nessun regime ha osato mai intraprendere una delocalizzazione
forzata di migliaia di persone come è stato nel caso del bacino del Lago
Ciad [3]; nessun regime è mai riuscito a padroneggiare e
strumentalizzare così tanto la giustizia; nessun regime è mai riuscito a
seminare così tanta discordia ovunque e in tutti i campi, compresa la
religione.
Sarebbe
noioso citare qui tutte le cose che il regime al governo è riuscito a
fare e che nessun altro non hanno nemmeno osato considerare;
consentitemi solo, a nome di tutti e tutte voi, di mandare ai vertici
del regime questo piccolo messaggio: “I nigerini e le nigerine hanno
sopportato troppe ingiustizie per sette anni, avete imposto troppe prove
e misure impopolari usando la forza; questa volta dovrete mettere da
parte il vostro orgoglio e piegarvi di fronte alla loro mobilitazione
contro questa diabolica legge finanziaria 2018 e la svendita della
sovranità nazionale. Se questo non vi è possibile, allora andatevene,
andatevene via velocemente.”
In
ogni caso, è fissato un appuntamento per il 25 marzo 2018 per una
Giornata di azione cittadina. Il 15 marzo 2018, Giornata internazionale
dei consumatori, invitiamo tutti i cittadini ad osservare una giornata
di blocco generale (journée ville morte [4]) in tutto il paese.
Tutti uniti vinceremo!
[1]
Areva è una multinazionale francese che opera nel campo dell’energia,
specialmente quella nucleare. Lo stato francese possiede più del 90% del
capitale azionario.
[2] Persona che cerca di estrarre, mediante successivi lavaggi, scaglie d’oro dalla sabbia di certi fiumi.
[3]
Con più di 2,7 milioni di persone sfollate di cui 1,5 milioni di
bambini, il bacino del lago Ciad è attualmente sede di una delle più
gravi crisi umanitarie del continente africano. Un insieme di fattori
rendono, infatti, il contesto particolarmente precario: il cambiamento
climatico che ha portato ad una forte siccità e a conseguenze negative
sull’agricoltura; il forte aumento demografico (il Niger ed il Ciad
hanno il tasso di fertilità più alto al mondo); la corruzione dilagante;
la caduta del costo del petrolio al barile che ha fatto aumentare
l’inflazione e il costo dei beni di prima necessità. A tutto ciò si
aggiunge la presenza e i ripetuti attacchi di Boko Haram (gruppo dello
Stato Islamico della Provincia Occidentale, ISWAP), che dal 2009-2010 ha
intensificato gli attacchi nel nord est della Nigeria per poi
espandersi nei Paesi limitrofi (Ciad, Niger e Camerun) con l’obiettivo
di destabilizzare la zona, e della forte risposta militare da parte del
governo. La violenza indiscriminata perpetrata dai gruppi armati di
entrambe le fazioni ha avuto conseguenze dirette per la popolazione
civile già vulnerabile, a causa inoltre di una grave insicurezza
alimentare.
[4]
L’espressione è nata e si riferisce nei primi anni ’90 con l’ampio
movimento di democratizzazione dei paesi africani. I giovani partiti
dell’opposizione, di fronte ai poteri autoritari di governo denunciavano
la mancanza di interlocuzione. La principale soluzione adottata da
questi gruppi è stata quella di chiamare la popolazione a uno sciopero
generale, caratterizzato dalla chiusura di imprese, servizi e imprese.
Esemplare è la mobilitazione in Camerun nel maggio del 1991, quando la
forza dei giovani e degli attivisti organizzati in gruppi paralizzò
l’intera città di Douala e i grandi agglomerati dell’ovest e della
costa. La risposta da parte del governo fu inflessibile e di repressione
generale.
Traduzione
a cura di Andrea Mencarelli dell’articolo “Journée d’action citoyenne:
Déclaration des organisations de la société civile à l’occasion de la
manifestation du 11 mars 2018” pubblicato su: http://www.nigerdiaspora.net/index.php/politique-niger/3357-journee-d-action-citoyenne-declaration-des-organisations-de-la-societe-civile-a-l-occasion-de-la-manifestation-du-11-mars-2018da contropiano
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