N.B.
Nella foto, il corteo
dei lavoratori GLS del 2012, quando grazie al S.I.Cobas venne ribaltata
una situazione di schiavitù conclamata a suon di manganellate e denunce.
Un albero sano da cui il ramo marcio potato avrebbe poi generato la
cellula piacentina di USB logistica all'origine dei tanti atti di
violenza citati nel comunicato cercando di far retrocedere tutti i
lavoratori dalle conquiste ottenute.
COMUNICATO STAMPA
Il S.I.Cobas piacentino esprime rabbia e sdegno per quanto avvenuto
nella giornata di giovedì 8 marzo presso il magazzino di GLS Piacenza.
Uno sparuto gruppo di persone rappresentanti del sindacato USB ha
fatto invasione nel magazzino aggredendo violentemente alcuni nostri
aderenti per poi inscenare una protesta barricandosi sul tetto del
magazzino.
Si tratta della seconda provocazione in una settimana, dopo quella
avvenuta lunedì davanti al magazzino “Leroy Merlin” di Castel San
Giovanni, ma questa volta, come già avvenuto in passato, gli aderenti a
USB non si sono fatti problemi ad utilizzare la violenza verso altri
lavoratori secondo loro colpevoli di non essere d'accordo con loro.
La cosa non stupisce: a guidare il manipolo è infatti un personaggio
ben noto, che provvedemmo ad espellere dal SI Cobas nel 2015 per
indegnità morale e che da allora vanta una denuncia per tentato omicidio
da parte di un lavoratore GLS che aggredì con armi improprie mandandolo
in coma.
Dopo la nostra espulsione, il suddetto personaggio ha girovagato una
serie di sigle sindacali transitando per la CGIL fino al venir arruolato
in USB. USB, forse per disattenzione o forse per interesse, non si è
fatta problemi ad arruolarlo pur consapevole dei suoi poco onorevoli
precedenti.
Ciò che colpisce e mortifica è la disparità di pesi e misure: quando i
lavoratori del S.I.Cobas inscenano un picchetto per reclamare i loro
diritti vengono subito colpiti con botte e denunce, mentre se la USB
adotta metodi squadristi (strumentalizzando dei lavoratori disperati)
per pretendere dalle varie aziende l’assunzione del proprio circondario
di amici e parenti si tende da parte delle istituzioni a chiudere un
occhio incentivando lo scontro tra sindacati di base.
Questo utilizzo con finalità caporalesche del sindacato insudicia la
lotta sindacale stessa e diseduca i lavoratori spingendoli verso valori
opportunisti piuttosto che di solidarietà come da noi promosso.
Non stupisce che a supporto di tali pratiche si spendano alcune
figure legate a partiti della "sinistra" piacentina che, evidentemente
non paghi del lavoro di distruzione operato sul piano politico,
vorrebbero intaccare anche il bastione di diritti costruito in questi
anni dalla classe operaia organizzata nelle file del S.I.Cobas con
sangue e sudore.
Ma la nostra forza e il nostro radicamento sono tali che non ci
faremo intimidire né a GLS né a Leroy Merlin, respingendo con tutta la
nostra forza il tentativo di piegare a interessi personalistici o di
casacca la sacrosanta lotta per la difesa delle condizioni salariali e
dignità. Chi vorrebbe fomentare la guerra fra poveri troverà sempre nel
S.I.Cobas un bastione inespugnabile con cui fare i conti.
S.I. COBAS PIACENZA
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N.B.
Nella foto, il corteo dei lavoratori GLS del 2012, quando grazie al S.I.Cobas venne ribaltata una situazione di schiavitù conclamata a suon di manganellate e denunce.
Un albero sano da cui il ramo marcio potato avrebbe poi generato la cellula piacentina di USB logistica all'origine dei tanti atti di violenza citati nel comunicato cercando di far retrocedere tutti i lavoratori dalle conquiste ottenute.
COMUNICATO STAMPA
Il S.I.Cobas piacentino esprime rabbia e sdegno per quanto avvenuto nella giornata di giovedì 8 marzo presso il magazzino di GLS Piacenza.
Uno sparuto gruppo di persone rappresentanti del sindacato USB ha fatto invasione nel magazzino aggredendo violentemente alcuni nostri aderenti per poi inscenare una protesta barricandosi sul tetto del magazzino.
Si tratta della seconda provocazione in una settimana, dopo quella avvenuta lunedì davanti al magazzino “Leroy Merlin” di Castel San Giovanni, ma questa volta, come già avvenuto in passato, gli aderenti a USB non si sono fatti problemi ad utilizzare la violenza verso altri lavoratori secondo loro colpevoli di non essere d'accordo con loro.
La cosa non stupisce: a guidare il manipolo è infatti un personaggio ben noto, che provvedemmo ad espellere dal SI Cobas nel 2015 per indegnità morale e che da allora vanta una denuncia per tentato omicidio da parte di un lavoratore GLS che aggredì con armi improprie mandandolo in coma.
Dopo la nostra espulsione, il suddetto personaggio ha girovagato una serie di sigle sindacali transitando per la CGIL fino al venir arruolato in USB. USB, forse per disattenzione o forse per interesse, non si è fatta problemi ad arruolarlo pur consapevole dei suoi poco onorevoli precedenti.
Ciò che colpisce e mortifica è la disparità di pesi e misure: quando i lavoratori del S.I.Cobas inscenano un picchetto per reclamare i loro diritti vengono subito colpiti con botte e denunce, mentre se la USB adotta metodi squadristi (strumentalizzando dei lavoratori disperati) per pretendere dalle varie aziende l’assunzione del proprio circondario di amici e parenti si tende da parte delle istituzioni a chiudere un occhio incentivando lo scontro tra sindacati di base.
Questo utilizzo con finalità caporalesche del sindacato insudicia la lotta sindacale stessa e diseduca i lavoratori spingendoli verso valori opportunisti piuttosto che di solidarietà come da noi promosso.
Non stupisce che a supporto di tali pratiche si spendano alcune figure legate a partiti della "sinistra" piacentina che, evidentemente non paghi del lavoro di distruzione operato sul piano politico, vorrebbero intaccare anche il bastione di diritti costruito in questi anni dalla classe operaia organizzata nelle file del S.I.Cobas con sangue e sudore.
Ma la nostra forza e il nostro radicamento sono tali che non ci faremo intimidire né a GLS né a Leroy Merlin, respingendo con tutta la nostra forza il tentativo di piegare a interessi personalistici o di casacca la sacrosanta lotta per la difesa delle condizioni salariali e dignità. Chi vorrebbe fomentare la guerra fra poveri troverà sempre nel S.I.Cobas un bastione inespugnabile con cui fare i conti.
S.I. COBAS PIACENZA
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Nella foto, il corteo dei lavoratori GLS del 2012, quando grazie al S.I.Cobas venne ribaltata una situazione di schiavitù conclamata a suon di manganellate e denunce.
Un albero sano da cui il ramo marcio potato avrebbe poi generato la cellula piacentina di USB logistica all'origine dei tanti atti di violenza citati nel comunicato cercando di far retrocedere tutti i lavoratori dalle conquiste ottenute.
COMUNICATO STAMPA
Il S.I.Cobas piacentino esprime rabbia e sdegno per quanto avvenuto nella giornata di giovedì 8 marzo presso il magazzino di GLS Piacenza.
Uno sparuto gruppo di persone rappresentanti del sindacato USB ha fatto invasione nel magazzino aggredendo violentemente alcuni nostri aderenti per poi inscenare una protesta barricandosi sul tetto del magazzino.
Si tratta della seconda provocazione in una settimana, dopo quella avvenuta lunedì davanti al magazzino “Leroy Merlin” di Castel San Giovanni, ma questa volta, come già avvenuto in passato, gli aderenti a USB non si sono fatti problemi ad utilizzare la violenza verso altri lavoratori secondo loro colpevoli di non essere d'accordo con loro.
La cosa non stupisce: a guidare il manipolo è infatti un personaggio ben noto, che provvedemmo ad espellere dal SI Cobas nel 2015 per indegnità morale e che da allora vanta una denuncia per tentato omicidio da parte di un lavoratore GLS che aggredì con armi improprie mandandolo in coma.
Dopo la nostra espulsione, il suddetto personaggio ha girovagato una serie di sigle sindacali transitando per la CGIL fino al venir arruolato in USB. USB, forse per disattenzione o forse per interesse, non si è fatta problemi ad arruolarlo pur consapevole dei suoi poco onorevoli precedenti.
Ciò che colpisce e mortifica è la disparità di pesi e misure: quando i lavoratori del S.I.Cobas inscenano un picchetto per reclamare i loro diritti vengono subito colpiti con botte e denunce, mentre se la USB adotta metodi squadristi (strumentalizzando dei lavoratori disperati) per pretendere dalle varie aziende l’assunzione del proprio circondario di amici e parenti si tende da parte delle istituzioni a chiudere un occhio incentivando lo scontro tra sindacati di base.
Questo utilizzo con finalità caporalesche del sindacato insudicia la lotta sindacale stessa e diseduca i lavoratori spingendoli verso valori opportunisti piuttosto che di solidarietà come da noi promosso.
Non stupisce che a supporto di tali pratiche si spendano alcune figure legate a partiti della "sinistra" piacentina che, evidentemente non paghi del lavoro di distruzione operato sul piano politico, vorrebbero intaccare anche il bastione di diritti costruito in questi anni dalla classe operaia organizzata nelle file del S.I.Cobas con sangue e sudore.
Ma la nostra forza e il nostro radicamento sono tali che non ci faremo intimidire né a GLS né a Leroy Merlin, respingendo con tutta la nostra forza il tentativo di piegare a interessi personalistici o di casacca la sacrosanta lotta per la difesa delle condizioni salariali e dignità. Chi vorrebbe fomentare la guerra fra poveri troverà sempre nel S.I.Cobas un bastione inespugnabile con cui fare i conti.
S.I. COBAS PIACENZA
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Leroy Merlin e Gls, intimidazioni e aggressioni di Si Cobas non fermeranno Usb
di USB Lavoro Privato
Nel corso della scorsa settimana, i facchini di USB sono scesi in lotta in due occasioni: al magazzino Leroy Merlin di Castel San Giovanni hanno scioperato per rivendicare un regolare contratto dopo un
licenziamento non comunicato e una riassunzione un po’ opaca e un po’ farlocca, per richiedere la stabilizzazione di tutte le figure precarie come previsto in un accordo stipulato alcuni mesi fa, ma non ancora rispettato, per ottenere il pagamento di malattia e infortunio al 100%, per il buono pasto, per equi carichi di lavoro.
licenziamento non comunicato e una riassunzione un po’ opaca e un po’ farlocca, per richiedere la stabilizzazione di tutte le figure precarie come previsto in un accordo stipulato alcuni mesi fa, ma non ancora rispettato, per ottenere il pagamento di malattia e infortunio al 100%, per il buono pasto, per equi carichi di lavoro.
All’hub GLS di Montale i lavoratori che avevano denunciato la pratica illegale del lavoro nero sono saliti sul tetto in occasione della chiamata di nuovo personale sentendosi discriminati e chiedendo che si assumessero stabilmente tanto i nuovi entrati che loro poiché il lavoro c’è, evidentemente, per tutti.
In entrambi i casi i rappresentanti locali di Si Cobas non hanno trovato di meglio che attaccare in modo violento (non solamente verbale) gli scioperanti diffamandoli con l’accusa di voler far assumere parenti e amici quando in realtà si tratta di persone che già lavorano o hanno lavorato con contratti precari.
In entrambi i casi i rappresentanti locali di Si Cobas non hanno trovato di meglio che attaccare in modo violento (non solamente verbale) gli scioperanti diffamandoli con l’accusa di voler far assumere parenti e amici quando in realtà si tratta di persone che già lavorano o hanno lavorato con contratti precari.
Le intimidazioni, purtroppo anche fisiche, non ci fermeranno e non arresteranno la volontà dei nostri delegati, degli iscritti e non di Leroy Merlin e GLS di veder riconosciute le loro richieste e rispettati diritti e dignità.
USB denuncia il carattere infamante e dissimulatorio delle affermazioni dei rappresentanti locali di Si Cobas e rende pubbliche alcune registrazioni loro imputabili nelle quali in maniera esplicita rivendicano di aver fatto assumere all’interno di un magazzino centinaia di persone, di aver i capi squadra e impianto iscritti al loro sindacato, di poter usare addirittura altre sigle sindacali per i loro scopi, insomma di poter decidere della durezza o meno delle condizioni lavorative dei dipendenti.
Nella storia del movimento operaio i sindacati di classe non hanno mai rivendicato queste pratiche, ma le hanno combattute con fermezza perché hanno un solo spregevole nome: caporalato.
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