Ci sono due forze che hanno accolto il
risultato elettorale con un certo aplomb, la Confindustria e il
sindacato, innanzitutto il sindacato di maggioranza. la Cgil.
Ma se l'aplomb delle Confindustria è
giustificato dal fatto che i padroni hanno un solido programma e
visione, confermata dalla recente Assise della Confindustria e dal
buon andamento delle relazioni sindacali – si fa per dire –
sancito dal patto scellerato sottoscritto il giorno dopo del voto e dal fatto che possono star abbastanza sicuri che il nuovo governo con le forze 'nuove' non potrà che essere un 'comitato di affari' aggiornato dei loro interessi di fondo, l'aplomb del sindacato e della Cgil in
particolare non ha invece molta ragion d’essere.
La Camusso in una intervista a 'Repubblica' ammette: “degli
operai delle fabbriche del nord iscritti alla Cgil che votano Lega lo
sapevamo da tempo, la novità oggi è che una parte dei nostri
tesserati non si astiene più e vota 5Stelle”.
Quello che la Camusso dimentica di dire
che sia i precedenti voti alla Lega, sia gli attuali voti ai 5 stelle
dipendono in larga parte dalla politica dei governi chela Cgil ha sostenuto, e ancor più dalla linea del suo sindacato di abbandono
degli interessi dei lavoratori e di accordi a perdere con i padroni nelle fabbriche e nella maggioranza dei posti di lavoro.
La legge Fornero l’hanno fatta loro,
la politica di salasso dei salari l’hanno condivisa loro. La Cgil
è riuscita nel “miracolo” di inimicarsi la piccola e media
impresa falciata della crisi e inimicarsi i lavoratori per la
discarica della crisi su di essi.
Quindi, è la Cgil il sindacato che
fondamentalmente contiene la massa dei lavoratori che è passata a
destra con il voto fascio-populista alla Lega e al M5S.
Se questo vale per gli operai del nord,
ma anche del Sud – se si pensa a quello che è successo a
Pomigliano, all’Ilva - ancora più sciagurata è stata la politica
della Cgil al sud dove non ha contrastato in nessuna maniera
l’incremento della disoccupazione, ha alimentato la precarietà e
la linea di ‘ammortizzatori sociali’ che comunque si sono
tradotti in taglio netto di salari e reddito.
Se la Cisl è sempre stato un sindacato
filo-governativo e la Uil un sindacato aziendalista, è proprio il
sindacato più generale rappresentato dalla Cgil il primo
responsabile del voto ai 5stelle.
Non solo, per la nomea di sindacato a
sinistra, da tempo immeritata se non nella breve fase
dell’antiberlusconismo nella battaglia della Cgil di Cofferati
sull’art. 18, la Cgil è servita a spostare i lavoratori anche in termini
di fiducia nella lotta sindacale, organizzazione sindacale, valore
della lotta dei lavoratori come fattore di cambiamento, ai valori di
destra che si sposano bene con il leghismo e il populismo dei
5stelle.
Per questo sarebbe necessario che ora le
forze per così dire 'sane' contenute nella stessa Cgil nel corpo degli
iscritti e nell’apparato intermedio sui posti di lavoro, comprendano che come la Cgil è
stata lo strumento che ha facilitato l’affermazione fascio-populista tra i lavoratori e masse popolari, così oggi non può
essere il rimedio e l’antidoto.
Chiaramente al sud l’affermazione dei
5stelle sul “reddito di cittadinanza” è basata proprio sul fatto
che le masse senza lavoro o ultraprecarizzate non hanno potuto
contare su una battaglia serena, forte e oggettiva per il salario garantito,
rivendicazione storica del movimento sindacale, che proprio nelle
crisi serve a sottrarre i disoccupati e i lavoratori licenziati e
precarizzati alla demagogia reazionaria che sin dai tempi di Hitler
e Mussolini è stata sempre uno strumento per arruolare i disoccupati e le
masse povere come base di consenso delle forze più reazionarie.
Non solo, da un lato le
cassintegrazioni a vita, le tutele straccione dei lavoratori espulsi
dal ciclo produttivo non ha salvato certo la Cgil dal fenomeno di
rigetto di questi espressosi nel voto, nello stesso tempo questa linea ha creato
una forte divaricazione tra lavoratori e disoccupati, e in particolare
la fascia giovane dei disoccupati, che si presta bene alla demagogia
delle proposte del M5S. Esodati e legge Fornero hanno fatto il
resto a favore della Lega.
La segretaria Camusso e l’abbraccio
mortale con essa della Fiom di Landini hanno mostrato proprio in
queste elezioni, quale cancro questo ha costituito per la sinistra in
generale e per la sinistra proletaria e popolare in particolare.
Come il revisionismo storico del Pci
portò al cambio di natura, allo scioglimento e alla mutazione
genetica, da Togliatti a Berlinguer, da Berlinguer fino al punto di
caduta estrema, Renzi di quel partito; così il cammino tragico della Cgil, da Lama
alla Camusso, ne rappresenta la traiettoria in campo sindacale. Per
questo è fondamentale che il sindacalismo di base e di classe
compatti le sue fila - fuori e contro gli attuali sindacati - e sia lo
strumento della riorganizzazione del movimento operaio.
Riorganizzazione che non è soltanto continuare e riprendere le lotte
che si stanno già facendo ma condurre un’operazione ideologica e
politica che metta fine al sindacalismo così come l’hanno
conosciuto le ultime generazioni di operai
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