lunedì 12 marzo 2018

pc 12 marzo - 4 - editoriale - speciale proletari comunisti elezioni - camusso/CGIL e risultato elettorale


Ci sono due forze che hanno accolto il risultato elettorale con un certo aplomb, la Confindustria e il sindacato, innanzitutto il sindacato di maggioranza. la Cgil.
Ma se l'aplomb delle Confindustria è giustificato dal fatto che i padroni hanno un solido programma e visione, confermata dalla recente Assise della Confindustria e dal buon andamento delle relazioni sindacali – si fa per dire – sancito dal patto scellerato sottoscritto il giorno dopo del voto e dal fatto che possono star abbastanza sicuri che il nuovo governo con le forze 'nuove' non potrà che essere un 'comitato di affari' aggiornato dei loro interessi di fondo, l'aplomb del sindacato e della Cgil in particolare non ha invece molta ragion d’essere.
La Camusso in una intervista a 'Repubblica' ammette: “degli operai delle fabbriche del nord iscritti alla Cgil che votano Lega lo sapevamo da tempo, la novità oggi è che una parte dei nostri tesserati non si astiene più e vota 5Stelle”.
Quello che la Camusso dimentica di dire che sia i precedenti voti alla Lega, sia gli attuali voti ai 5 stelle dipendono in larga parte dalla politica dei governi chela Cgil ha sostenuto, e ancor più dalla linea del suo sindacato di abbandono degli interessi dei lavoratori e di accordi a perdere con i padroni nelle fabbriche e nella maggioranza dei posti di lavoro.
La legge Fornero l’hanno fatta loro, la politica di salasso dei salari l’hanno condivisa loro. La Cgil è riuscita nel “miracolo” di inimicarsi la piccola e media impresa falciata della crisi e inimicarsi i lavoratori per la discarica della crisi su di essi.
Quindi, è la Cgil il sindacato che fondamentalmente contiene la massa dei lavoratori che è passata a destra con il voto fascio-populista alla Lega e al M5S.
Se questo vale per gli operai del nord, ma anche del Sud – se si pensa a quello che è successo a Pomigliano, all’Ilva - ancora più sciagurata è stata la politica della Cgil al sud dove non ha contrastato in nessuna maniera l’incremento della disoccupazione, ha alimentato la precarietà e la linea di ‘ammortizzatori sociali’ che comunque si sono tradotti in taglio netto di salari e reddito.
Se la Cisl è sempre stato un sindacato filo-governativo e la Uil un sindacato aziendalista, è proprio il sindacato più generale rappresentato dalla Cgil il primo responsabile del voto ai 5stelle.
Non solo, per la nomea di sindacato a sinistra, da tempo immeritata se non nella breve fase dell’antiberlusconismo nella battaglia della Cgil di Cofferati sull’art. 18, la Cgil è servita a spostare i lavoratori anche in termini di fiducia nella lotta sindacale, organizzazione sindacale, valore della lotta dei lavoratori come fattore di cambiamento, ai valori di destra che si sposano bene con il leghismo e il populismo dei 5stelle.

Per questo sarebbe necessario che ora le forze per così dire 'sane' contenute nella stessa Cgil nel corpo degli iscritti e nell’apparato intermedio sui posti di lavoro, comprendano che come la Cgil è stata lo strumento che ha facilitato l’affermazione fascio-populista tra i lavoratori e masse popolari, così oggi non può essere il rimedio e l’antidoto.
Chiaramente al sud l’affermazione dei 5stelle sul “reddito di cittadinanza” è basata proprio sul fatto che le masse senza lavoro o ultraprecarizzate non hanno potuto contare su una battaglia serena, forte e oggettiva per il salario garantito, rivendicazione storica del movimento sindacale, che proprio nelle crisi serve a sottrarre i disoccupati e i lavoratori licenziati e precarizzati alla demagogia reazionaria che sin dai tempi di Hitler e Mussolini è stata sempre uno strumento per arruolare i disoccupati e le masse povere come base di consenso delle forze più reazionarie.
Non solo, da un lato le cassintegrazioni a vita, le tutele straccione dei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo non ha salvato certo la Cgil dal fenomeno di rigetto  di questi espressosi nel voto, nello stesso tempo questa linea ha creato una forte divaricazione tra lavoratori e disoccupati, e in particolare la fascia giovane dei disoccupati, che si presta bene alla demagogia delle proposte del M5S. Esodati e legge Fornero hanno fatto il resto a favore della Lega.

La segretaria Camusso e l’abbraccio mortale con essa della Fiom di Landini hanno mostrato proprio in queste elezioni, quale cancro questo ha costituito per la sinistra in generale e per la sinistra proletaria e popolare in particolare.
Come il revisionismo storico del Pci portò al cambio di natura, allo scioglimento e alla mutazione genetica, da Togliatti a Berlinguer, da Berlinguer fino al punto di caduta estrema, Renzi di quel partito; così il cammino tragico della Cgil, da Lama alla Camusso, ne rappresenta la traiettoria in campo sindacale. Per questo è fondamentale che il sindacalismo di base e di classe compatti le sue fila - fuori e contro gli attuali sindacati - e sia lo strumento della riorganizzazione del movimento operaio. Riorganizzazione che non è soltanto continuare e riprendere le lotte che si stanno già facendo ma condurre un’operazione ideologica e politica che metta fine al sindacalismo così come l’hanno conosciuto le ultime generazioni di operai

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