Qualche domanda sul senatore Tony Iwobi
Quella del primo senatore nero eletto in quota Lega sembra proprio una favola che se non esistesse bisognerebbe inventarla.
- di Alessandro Bartoloni
- la città futura
Un uomo che si è fatto da solo, che ha fatto un po’ di tutto, dall’operatore ecologico al piccolo imprenditore, dall’impiegato al direttore. Un uomo dalla pelle nera che si fa strada nella Lega di Miglio, Bossi, Maroni e Salvini fino a diventare responsabile del settore immigrazione e a ricoprire l’incarico di Consigliere comunale, Assessore ed infine Senatore della Repubblica. Una storia che serve a molti, non solo alla Lega, per dimostrare che in Italia la feccia nera, quella fascista, è veramente relegata allo zero virgola di Casa Pound e Forza Nuova e che il Carroccio non è razzista ma soltanto classista, come gli altri.
Una storia, però, che sa di favola. La biografia di Tony, infatti, presenta non poche incongruenze. Secondo Wikipedia, prima di arrivare in Italia vive fin da adolescente negli Usa. E nel suo curriculum, Tony dice che è lì che ha preso la sua laurea in informatica (Computer information science, per la precisione). Tanto che, una volta arrivato nel nostro paese all’età di 21 anni (anno 1976) con un visto da studente per Perugia, si mette a lavorare per la Cimi-Montubi Spa (anno 1980), una grande azienda della siderurgia di proprietà di Fintecna, come responsabile Edp (Electronic data processing) e personale locale nigeriano.
E se i mesi perugini non hanno portato nessun titolo di studio, diversamente dev’essere andata a Treviglio dove, stando sempre al suo Cv, ha conseguito - non si sa quando - un Diploma professionale. Strano per un laureato tornare sui banchi di scuola. E non una volta ma due, visto che si dice titolare anche di un diploma in economia aziendale conseguito a Manchester.
In ogni caso, quello alla Cimi-Montubi di Vimodrome (Milano) sembra un lavoro buono per un venticinquenne immigrato, in linea con il suo percorso di studi avanguardistico che dev’essere costato una fortuna già all’epoca. Ma l’impiego avrebbe bisogno di qualche chiarimento visto che la Cimi-Montubi nel 1980 ancora non esisteva come azienda unica essendo stata fondata solo nel 1982.
Fatto sta che l’impiego dura solo un anno e dal 1981 al 1988 di Tony si perdono le tracce. Il suo curriculum, infatti, riporta genericamente che occupa “svariate mansioni di responsabilità in diverse ditte informatiche”, senza specificare quali e dove.
Poi, nel 1988, eccolo riapparire, questa volta all’Amsa, l’azienda milanese dei servizi ambientali (una municipalizzata oggi parte della multiservizi A2A) prima come “operatore ecologico” poi come “analista programmatore” ed infine nel ruolo di “responsabile ufficio analisi e procedure organizzative”.
Come mai un laureato, con importanti esperienze di lavoro in un settore all’avanguardia, decide di prendere il diploma e passare da un impiego in una grande azienda a reinventarsi spazzino?
Ma le stranezze nella vita lavorativa di Tony non finiscono qui.
Nel 2001 lascia l’Amsa e lo troviamo Amministratore delegato di una ditta informatica oggi chiamata Data Communication Labs srl. Sul relativo sito internet, però, l’azienda risulta fondata come ditta individuale da Tony ben prima, addirittura nel 1980. Altra incongruenza che fa il paio con quanto emerge dalla visura camerale che data la sua prima azienda individuale al 2007.
Dell’attuale ditta, poi, Tony è presidente del consiglio di amministratore e legale rappresentante, oltre che proprietario (al 52%, il restante alla moglie e al figlio Clifford). Un’azienda che a fine 2017 contava 9 addetti e che nel 2016 ha fatturato - per lo più all’ospedale di Treviglio/Caravaggio e ai comuni di Stezzano, Verdello e Pagnano - 736 mila euro, conseguendo un utile di 128 mila. Peccato che Tony si sia dimenticato di segnalarlo nel modulo di autodichiarazione di cariche e incarichi che ha compilato, in qualità di Consigliere comunale eletto ai sensi del d.lgs 33/2013.
Oltre a dirigere la sua ditta, però, dal 2007 lo troviamo direttore tecnico e commerciale della DC Dynamic Communication di Roveredo (Svizzera), società di Edoardo Panizza, storico dirigente della Lega famoso per aiutare le imprese italiane a trasferirsi in Svizzera. Ma a dispetto di quanto dichiara nel suo Cv, quello col Panizza non è l’unico sodalizio economico che vanta col mondo leghista. Tony, infatti, risulta anche essere stato socio nel 2015 della Omnia Services srl insieme a Christian Prandelli, classe 1991, che in quell’anno dirigeva la sezione di Cazzago San Martino invitando a sputare su un giudice reo di aver condannato un uomo che sparò a due ladri (ovviamente nomadi).
Ma l’Omnia non è l’unica impresa di cui Tony non fa menzione nel suo Cv. In camera di commercio, infatti, risulta che è stato pure consigliere, presidente e liquidatore della cooperativa STC (ideazione manutenzione assistenza tecnica costruzione riparazione e vendita di congegni automatici semiautomatici ed elettronici di apparecchiature tecnologiche) e sindaco effettivo e presidente del consiglio di amministrazione di un altra coop, la Pax Mondo (imballaggio e confezionamento di generi non alimentari).
Insomma, c’è il legittimo sospetto di trovarsi di fronte all’ennesima storia di un “Oreo” qualunque, nero fuori e bianco dentro.
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