Tratto da Quotidiano on line di informazione sanitaria
Sabato 16 DICEMBRE 2017 – “Può un contratto di lavoro nuocere alla
salute dei malati prima che degli stessi lavoratori? Si. Nelle proposte
avanzate dalla parte datoriale sul contratto della sanità succede anche
questo. Il riferimento è all’articolato presentato sull’orario di
lavoro. Un affronto, certo, ai lavoratori ma ancor più a chi, a seguito
di malattia, ha bisogno di cure sicure e di qualità”. Ad affermarlo è il
Nursind in una nota che fa il punto sulle trattative.
Per il sindacato degli infermieri, quello in atto è “un ulteriore
tentativo di affossare il Servizio sanitario nazionale viene proprio da
parte del Comitato di Settore che con la proposta di ‘elevare a sei
mesi, ovvero, a fronte di ragioni obiettive, tecniche o inerenti
all’organizzazione’, anche fino a dodici mesi” il periodo di riferimento
per il calcolo della durata media di 48 ore settimanali dell’orario di
lavoro, può far lavorare un infermiere mediamente 48 ore settimanali per
un anno con la motivazione che c’è carenza di personale e il vincolo di
spesa per il personale non si può superare”.
E se “non bastasse questo a peggiorare le condizioni di lavoro, che
inevitabilmente in sanità portano a errori, episodi di malasanità,
disservizi, finanche alla morte”, il Nursind osserva come “l’articolato
presentato il 13 dicembre in sede Aran prevede anche la deroga al riposo
giornaliero di 11 ore nelle 24 ore: ‘Sono consentiti, in deroga
all’art. 7 (riposo giornaliero) del DLgs 66/2003, riposi giornalieri
immediatamente successivi e consecutivi inferiori alle undici ore ogni
ventiquattro in presenza di eventi eccezionali e non prevedibili, o
assenze improvvise, determinati, ad esempio, da prolungamenti di
interventi chirurgici, malattie o infortuni, situazioni di urgenza’”.
“Ciò significa – precisa il sindacato – che, per esempio, uno
strumentista di sala operatoria può lavorare anche 24 ore consecutive e a
qualsiasi altro infermiere che si prende in carico la salute dei malati
potrà essere chiesto lo stesso. Quali attenzioni, quali prestazioni si
potranno richiedere a chi lavora una giornata intera? Quale malato
vorrebbe vedere affidata la propria vita a un infermiere stanco che è al
lavoro da 20 ore? Non bastasse ciò anche la pausa sulla reperibilità
per i reparti di emergenza è soggetta a deroga. Per questo personale si
parla di sospensione (anziché interruzione) delle undici ore di riposo:
un riposo frazionato, spezzettato non è riposo”.
Secondo il Nursind, dunque, “con questo contratto le Regioni fanno sì
che la qualità e la sicurezza dei servizi erogati dal servizio pubblico
si abbassino ulteriormente. Oltre a definanziare il sistema, lo si
rende insicuro e di bassa qualità. Una responsabilità politica chiara
per chi vuole gestire in autonomia la sanità. Un datore di lavoro
pubblico che vuole offrire ai cittadini un servizio scadente scaricando
la responsabilità professionale sul personale a chi giova? L’orario di
lavoro per legge non è materia di contrattazione ma di semplice
informazione (le deroghe invece sono materia di accordo contrattuale).
Chi si prenderà la responsabilità di una tale organizzazione del lavoro
che incide sulla pelle dei cittadini?”.
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